Quanto è accaduto in Francia ha profondamente scosso la coscienza collettiva mondiale. E non poteva essere altrimenti.
Adesso è’ l’ora del dolore, della paura, del terrore che serpeggia nelle strade, nelle sale da concerto, nei cinema, nelle stazioni metro, nei cosiddetti obiettivi sensibili di alcune città europee.
Papa Francesco durante la sua telefonata della scorsa settimana a TV2000 ha detto testualmente: “Sono commosso e addolorato. Non capisco ma queste cose sono difficili da capire, fatte da essere umani”.
Certo, sono cose difficili da capire. La violenza in se stessa è difficile da capire e lo è ancora di più quando la si vuole motivare con argomentazioni di tipo religioso. Oggi il termine “guerra” sta circolando con un po’ troppa leggerezza nei media e si parla di bombardamenti, droni, rappresaglie come se niente fosse.
La paura non può e non deve essere esorcizzata con la logica dell’occhio per occhio. L’odio chiama solo altro odio e, in questa fase storica, l’ultima cosa che ci si deve augurare è uno scontro tra civiltà.
40 morti e 200 feriti nell’attentato in Libano, 224 vittime sull’aereo russo, 129 morti e 352 feriti a Parigi… sono morti difficili da capire. Ma anche i morti dei bombardamenti americani, russi, francesi sono difficili da capire.
La guerra è difficile da capire non è mai esistita una sua logica che ne giustificasse il fine. Non ci resta che pregare e riflettere su queste parole di papa Francesco, pronunciate durante la meditazione mattutina nella cappella della Domus di Santa Marta giovedì 19 novembre 2015.
«Oggi Gesù è in cielo, ci guarda. Oggi Gesù piange, perché noi abbiamo preferito la strada delle guerre, la strada dell’odio, la strada delle inimicizie. Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche presepi… tutto truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Il mondo non ha compreso la strada della pace. La guerra è proprio la scelta per le ricchezze: “Facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo avanti con il nostro interesse. Cosa rimane di una guerra, di questa che noi stiamo vivendo adesso? Rimangono rovine, migliaia di bambini senza educazione, tanti morti innocenti: tanti!». E «tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi.
Ci farà bene anche a noi chiedere la grazia del pianto per questo mondo che non riconosce la strada della pace, che vive per fare la guerra, con il cinismo di dire di non farla. Chiediamo la conversione del cuore. Proprio alla porta di questo giubileo della misericordia che il nostro giubilo, la nostra gioia sia la grazia che il mondo ritrovi la capacità di piangere per le sue criminalità, per quello che fa con le guerre».