Oggi sembra che l’umanità sia costretta a consumare per produrre invece di produrre per consumare. La globalizzazione ha creato un’accelerazione epocale sul versante degli stili di vita della gente determinando mutamenti antropologici di un certo rilievo, che sfociano nell’omologazione sociale e nel conformismo dove sembra perdere sempre più consistenza qualunque accenno al pensiero critico con conseguente appiattimento delle coscienze a livello collettivo. Papa Francesco nella Lettera Enciclica “Laudato Si’” arriva ad utilizzare il termine “decrescita”, Scrive infatti: “Di fronte alla crescita avida e irresponsabile che si è prodotta per molti decenni, occorre pensare pure a rallentare un po’ il passo, a porre alcuni limiti ragionevoli e anche a ritornare indietro prima che sia tardi. Sappiamo che è insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre più, mentre altri ancora non riescono a vivere in conformità alla propria dignità umana. Per questo è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti” (Lettera Enciclica Laudato Si’, 193).
In sostanza la decrescita rappresenta un nuovo modello di sviluppo e non un modello di involuzione come alcuni governanti pensano. Significa saper prendere le distanze da un sistema produttivo condannato a crescere perché altrimenti collassa. Il fatto di dire “dobbiamo stimolare i consumi per fare crescere la produzione” che molti politici ed economisti pronunciano quasi con nonchalance, appare purtroppo oggi un concetto ovvio ed è per questo che in molti credono che, all’aumento del cosiddetto PIL, coincida un aumento della qualità della vita. Ma le cose purtroppo non stanno così. (Felice Di Giandomenico)