E’ stata pubblicata ieri la Lettera apostolica Misericordia et misera con la quale Papa Francesco ha chiuso ufficialmente il Giubileo straordinario della Misericordia. Molte delle “porte” però, aperte in occasione dell’Anno Santo, rimarranno tali. Tra le decisioni concrete che rimangono, infatti, quella di continuare a concedere a tutti i preti la facoltà di assolvere il peccato di aborto, di mantenere in servizio i «missionari della misericordia», di istituire una Giornata mondiale dei poveri e, infine, quella di continuare a riconoscere come valide e lecite le assoluzioni impartite dai preti lefebvriani.
«Misericordia et misera sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra
Gesù e l’adultera (cfr Gv 8,1-11) – scrive Francesco. Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: “Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia”.[1] Quanta pietà e giustizia divina in questo racconto! Il suo insegnamento viene a illuminare la conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia, mentre indica il cammino che siamo chiamati a percorrere nel futuro».
Solidarietà e responsabilità verso gli altri. I segni concreti della Misericordia sono rivolti alle persone sofferenti. Che siano «intere popolazioni che soffrono la fame e la sete» o «masse di persone che continuano a migrare da un Paese all’altro in cerca di cibo, lavoro, casa e pace o a chi è nelle carceri, luoghi in cui spesso, alla pena restrittiva, si aggiungono disagi a volte gravi, dovuti a condizioni di vita disumane». Misericordia, dunque, come valore sociale. «Essa infatti spinge a rimboccarsi le maniche per restituire dignità a milioni di persone che sono nostri fratelli e sorelle». Non avere il lavoro «e non ricevere il giusto salario; non poter avere una casa o una terra dove abitare; essere discriminati per la fede, la razza, lo stato sociale» sono «condizioni che attentano alla dignità della persona». Oggi sono tante le situazioni «in cui possiamo restituire dignità alle persone e consentire una vita umana! Pensiamo solo a tanti bambini e bambine che subiscono violenze di vario genere, che rubano loro la gioia della vita. I loro volti tristi e disorientati sono impressi nella mia mente». Bisogna dunque far crescere una cultura della misericordia «in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli».

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