La parole che papa Francesco ha pronunciato durante la meditazione mattutina nella cappella di Casa Santa Marta lo scorso 28 marzo, sono parte integrante del carisma del nostro beato Luigi Novarese. Il Santo Padre – come riporta Radio Vaticana – prendendo spunto dalla liturgia del giorno, ha poi commentato il Vangelo di Giovanni (5, 1-16), spiegando che la fede è proseguire il cammino nella vita che si ha, così com’è, con gioia e senza lamentarsi, senza cadere nell’accidia. Questo peccato, ha spiegato il Papa, può coinvolgere ogni uomo: è «vivere perché è gratis l’ossigeno, l’aria», è «vivere sempre guardando gli altri che sono più felici di me, vivere nella tristezza, dimenticare la gioia». È, insomma, «un peccato che paralizza, ci fa paralitici. Non ci lascia camminare».
E anche a noi Gesù oggi dice: «Alzati, prendi la tua vita come sia, bella, brutta come sia, prendila e vai avanti. Non avere paura, vai avanti con la tua barella — “Ma, Signore, non è l’ultimo modello…” — Ma vai avanti! Con quella barella brutta, forse, ma vai avanti! È la tua vita è la tua è la tua gioia». Il nostro Padre Fondatore direbbe: «Fratello ammalato, tu non sei quella barella, il tuo corpo è inchiodato su di essa, ma il tuo animo può toccare le vette più alte dello spirito».
La prima domanda che il Signore pone a tutti, oggi, è quindi: «Vuoi guarire?». E se la risposta è «Sì, Signore», Gesù esorta: «Alzati!». Perciò, ha concluso il Pontefice richiamando l’antifona della messa («“Voi che avete sete venite alle acque — sono acque gratis, non a pagamento — voi dissetatevi con gioia”»), se «noi diciamo al Signore: “Sì, voglio guarire. Sì, Signore, aiutami che voglio alzarmi”, sapremo com’è la gioia della salvezza».
Francesco dunque esorta a vivere senza «accidia», e chiede di non fare sempre confronti con la felicità degli altri spiegando il brano evangelico dell’uomo paralizzato da 38 anni, che cercava di bagnarsi nella piscina di Gerusalemme, ma non ci riusciva perché tutti gli passavano avanti. Della piscina si diceva che quando scendeva un angelo e agitava le acque, chi s’immergeva veniva guarito. Gesù, afferma Francesco, vedendo il paralitico, gli dice: «Vuoi guarire?». «È bello – sottolinea il Papa – Gesù sempre dice questo a noi: “Vuoi guarire? Vuoi essere felice? Vuoi migliorare la tua vita? Vuoi essere pieno dello Spirito Santo? Vuoi guarire?”, quella parola di Gesù… Tutti gli altri che erano lì, infermi, ciechi, zoppi, paralitici avrebbero detto: “Sì, Signore, sì!”. Ma questo è un uomo strano, gli rispose: “Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me”. La risposta è una lamentela: “Guarda, Signore, quanto brutta, quanto ingiusta è stata la vita con me. Tutti gli altri possono andare e guarire e io da 38 anni che cerco ma”…».
Quest’uomo, spiega Francesco, era come l’albero piantato lungo i corsi d’acqua, di cui parla il primo Salmo, «ma aveva le radici secche» e «quelle radici non arrivavano all’acqua, non poteva prendere la salute dall’acqua»: «Questo si capisce dall’atteggiamento, dalle lamentele e anche sempre cercando di dare la colpa all’altro».
«Gesù non lo rimprovera, ma gli dice: “Alzati, prendi la tua barella e cammina”. Il paralitico guarisce, ma poiché era sabato, i dottori della Legge gli dicono che non gli è lecito portare la barella e gli chiedono chi l’abbia guarito in questo giorno: “Va contro il codice, non è di Dio quell’uomo”». Il paralitico, commenta Bergoglio, non aveva neanche detto grazie a Gesù, non gli aveva chiesto nemmeno il nome: «Si è alzato con quell’accidia che fa vivere perché è gratis l’ossigeno», fa «vivere sempre guardando gli altri che sono più felici di me» e si è «nella tristezza», si dimentica la gioia. «L’accidia – spiega il Papa – è un peccato che paralizza, ci fa paralitici. Non ci lascia camminare». Anche oggi il Signore guarda ognuno di noi, tutti abbiamo peccati, tutti siamo peccatori ma guardando questo peccato ci dice: «Alzati».