Proseguono gli Esercizi spirituali di papa Francesco ad Ariccia, fuori Roma, insieme ai responsabili della Curia romana, in occasione della Quaresima. Il tema del ritiro è «Elogio della sete» e le meditazioni sono tenute da padre José Tolentino de Mendonca, vicerettore dell’Università cattolica di Lisbona e consultore del Pontificio Consiglio della Cultura. Le giornate si stanno svolgendo alla Casa del Divin Maestro e sono scandite dalla messa mattutina, le catechesi e i momenti di preghiera. Gli Esercizi spirituali si concluderanno venerdì 23 febbraio nella mattinata. Particolarmente significativa è stata la meditazione di ieri, 21 febbraio, durante il quale padre Tolentino ha spiegato che attraverso le lacrime «la nostra biografia può essere raccontata». Lacrime che siano di gioia, di festa, di commozione luminosa e di notte oscura, di lacerazione, di abbandono, di pentimento e di contrizione.
In entrambi i casi, esse rivelano una «sete di vita» e un desiderio «di relazione», spiega il sacerdote portoghese, richiamando le affermazioni della psicoanalista atea Julia Kristeva, secondo la quale quando un paziente depresso arrivava a piangere sul divano vuol dire che stava cominciando a prendere le distanze dalla tentazione del suicidio, perché le lacrime non narrano il desiderio di morire ma «la nostra sete di vita». «Pensiamo alle nostre lacrime versate, e a quelle che sono restate un nodo in gola e la cui mancanza ci è poi pesata, o ci pesa ancora». Invita, dunque, a rievocare «il dolore di quelle lacrime che non sono state piante» perché «Dio le conosce tutte e le accoglie come una preghiera. Le lacrime dicono che Dio s’incarna nelle nostre vite, nei nostri fallimenti, nei nostri incontri. Nei Vangeli, anche Cristo piange. Gesù si carica della nostra condizione, si fa uno di noi, e per questo le nostre lacrime sono inglobate nelle sue. Le porta con sé veramente. Quando piange, raccoglie e assume solidalmente tutte le lacrime del mondo».