Papa Francesco ha concluso pochi giorni fa la visita pastorale ai luoghi di Padre Pio, in occasione del Centenario dell’apparizione delle stimmate permanenti al santo di Pietrelcina e nel Cinquantesimo anniversario della sua morte. Tra gli appuntamenti, il più toccante è stato sicuramente quello al reparto di onco-ematologia pediatrica di Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale costruito per volere del santo. Francesco è entrato nelle stanze incontrando 18 bambini, altri tre li ha visitati nel reparto di rianimazione. Ha abbracciato e confortato i piccoli malati e i loro genitori, ha scattato fotografie con loro e scritto messaggi con dedica.
Il Papa ha poi ringraziato i volontari della clown-terapia, che con la loro presenza giocosa contribuiscono a creare un clima più adatto ai bambini.
L’attenzione ai piccoli, agli ultimi e agli ammalati, è stata al centro dell’omelia che il Santo Padre ha tenuto di fronte a 30mila persone sul sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina (San Giovanni Rotondo) sabato, 17 marzo.
Bergoglio ha spiegato che nel Vangelo Gesù loda il Padre perché ha rivelato i misteri del suo Regno ai piccoli. «Chi sono questi piccoli, che sanno accogliere i segreti di Dio? I piccoli sono quelli che hanno bisogno dei grandi, che non sono autosufficienti, che non pensano di bastare a sé stessi. Piccoli sono quelli che hanno il cuore umile e aperto, povero e bisognoso, che avvertono la necessità di pregare, di affidarsi e di lasciarsi accompagnare. Il cuore di questi piccoli è come un’antenna: capta il segnale di Dio, subito, se ne accorge subito. Perché Dio cerca il contatto con tutti, ma chi si fa grande crea un’enorme interferenza, non arriva il desiderio di Dio: quando si è pieni di sé, non c’è posto per Dio. Perciò Egli predilige i piccoli, si rivela a loro, e la via per incontrarlo è quella di abbassarsi, di rimpicciolirsi dentro, di riconoscersi bisognosi. Il mistero di Gesù Cristo è mistero di piccolezza: Lui si è abbassato, si è annientato. Il mistero di Gesù, come vediamo nell’Ostia ad ogni Messa, è mistero di piccolezza, di amore umile, e si coglie solo facendosi piccoli e frequentando i piccoli.
E ora possiamo chiederci: sappiamo cercare Dio là dove si trova? Qui c’è uno speciale santuario dove è presente, perché vi si trovano tanti piccoli da Lui prediletti. San Pio lo chiamò “tempio di preghiera e di scienza”, dove tutti sono chiamati a essere “riserve di amore” per gli altri (Discorso per il 1° anniversario dell’inaugurazione, 5 maggio 1957): è la Casa Sollievo della Sofferenza. Nell’ammalato si trova Gesù, e nella cura amorevole di chi si china sulle ferite del prossimo c’è la via per incontrare Gesù. Chi si prende cura dei piccoli sta dalla parte di Dio e vince la cultura dello scarto, che, al contrario, predilige i potenti e reputa inutili i poveri. Chi preferisce i piccoli proclama una profezia di vita contro i profeti di morte di ogni tempo, anche di oggi, che scartano la gente, scartano i bambini, gli anziani, perché non servono. Da bambino, alla scuola, ci insegnavano la storia degli spartani. A me sempre ha colpito quello che ci diceva la maestra, che quando nasceva un bambino o una bambina con malformazioni, lo portavano sulla cima del monte e lo buttavano giù, perché non ci fossero questi piccoli. Noi bambini dicevamo: “Ma quanta crudeltà!”. Fratelli e sorelle, noi facciamo lo stesso, con più crudeltà, con più scienza. Quello che non serve, quello che non produce va scartato. Questa è la cultura dello scarto, i piccoli non sono voluti oggi. E per questo Gesù è lasciato da parte».
Francesco ha inoltre posto l’attenzione sull’importanza della preghiera e della lode. «Il Vangelo odierno ci presenta Gesù che prega. Dal suo cuore sgorgano queste parole: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra…” (Mt 11,25). A Gesù la preghiera sorgeva spontanea, ma non era un optional: era solito ritirarsi in luoghi deserti a pregare (cfr Mc 1,35); il dialogo col Padre era al primo posto. E i discepoli scoprirono così con naturalezza quanto la preghiera fosse importante, finché un giorno gli domandarono: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1). Se vogliamo imitare Gesù, iniziamo anche noi da dove cominciava Lui, cioè dalla preghiera».
Francesco ha posto la domanda se noi cristiani preghiamo abbastanza e che spesso al momento di pregare, veniamo presi da altri impegni. «Gesù nel Vangelo ci mostra anche come si prega. Prima di tutto dice: “Ti rendo lode, Padre”; non incomincia dicendo “ho bisogno di questo e di quello”, ma dicendo “ti rendo lode”. Non si conosce il Padre senza aprirsi alla lode, senza dedicare tempo a Lui solo, senza adorare. Quanto abbiamo dimenticato noi la preghiera di adorazione, la preghiera di lode! Dobbiamo riprenderla. Ognuno può domandarsi: come adoro io? Quando adoro io? Quando lodo Dio? Riprendere la preghiera di adorazione e di lode. È il contatto personale, a tu per tu, lo stare in silenzio davanti al Signore il segreto per entrare sempre più in comunione con Lui».
Spesso le nostre preghiere si riducono a richieste di aiuto o a chiamate di emergenza. «No, – prosegue Francesco – la preghiera è un gesto di amore, è stare con Dio e portargli la vita del mondo: è un’indispensabile opera di misericordia spirituale. E se noi non affidiamo i fratelli, le situazioni al Signore, chi lo farà? Chi intercederà, chi si preoccuperà di bussare al cuore di Dio per aprire la porta della misericordia all’umanità bisognosa?».