Apostolato innovativo

Il Beato Luigi Novarese può essere considerato il primo vero artefice di un apostolato innovativo, che vede nell’ammalato non solo una persona da accudire e sostenere ma anche, e soprattutto, un testimone di speranza per altre persone costrette a transitare nell’oscuro tunnel del dolore.

La coraggiosa accettazione del proprio stato orienta il sofferente a rispondere da figlio di Dio al suo compito di esistere, reso particolarmente difficile dalle situazioni di malattia e di handicap.

L’ammalato può divenire un prezioso “strumento” di evangelizzazione, di sostegno del fratello sofferente. Uno strumento di luce nel luogo dove vive, perché è lui che deve trasformare il proprio ambiente. Le loro esperienze di malattia, di isolamento, di emarginazione, quando hanno trovato senso e novità  nell’incontro con il Cristo, li rendono particolarmente qualificati e credibili nel portare la luce del Vangelo a chi, in situazioni simili, ancora si sente inutile e smarrito.

 

L’ammalato soggetto di azione

Gli ammalati, quindi, protagonisti di un apostolato di tipo nuovo: l’ammalato da semplice oggetto di carità , diventa soggetto, il soggetto dell’azione.

Se il corpo soffre o è inerte, lo spirito è pur sempre attivo. La persona sofferente non può rassegnarsi all’isolamento o all’autocompatimento. Lo spirito è risorsa e trampolino di lancio verso una più profonda comprensione di noi stessi, capace di promuovere una mentalità  completamente evangelica.

La Croce, “scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” (Cor 1, 23), attiva negli ammalati una motivazione forte. Li fa sentire amati dal Signore. Insegna loro che nella lotta impari fra l’uomo e la sofferenza, l’uomo e la morte, Gesù di Nazareth ha lasciato il sepolcro vuoto ed è tornato alla vita.

 

Per approfondire:

– Identità e carisma