Papa Francesco, rivolgendosi ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, si è ispirato al brano evangelico dei discepoli di Emmaus i quali, pur trovandosi a tu per tu con Dio non riescono tuttavia a riconoscerlo.
E’ un po’ quello che accade oggi all’uomo contemporaneo, inebriato di edonismo, tendente alle facili illusioni il quale, soprattutto qui in Occidente, tende a considerare la Chiesa distante da quelli che sono i reali bisogni del singolo individuo, una Chiesa che non comprende a fondo le difficoltà che si vengono a creare tra la persona e mondo circostante, una Chiesa mondanizzata insomma.
Diventa quindi prioritario riuscire ad impostare una nuova evangelizzazione che non sia un mero parlare di Dio giustificandone l’esistenza.
Come afferma papa Francesco: “Annunciare il Signore è testimoniare la gioia di conoscerlo, è aiutare a vivere la bellezza di incontrarlo. Dio non è la risposta a una curiosità intellettuale o a un impegno della volontà, ma un’esperienza di amore, chiamata a diventare una storia di amore.
Perché – vale anzitutto per noi – una volta incontrato il Dio vivo, bisogna cercarlo ancora. Il mistero di Dio non si esaurisce mai, è immenso come il suo amore”.
La fede nasce e si sviluppa dall’incontro con Gesù, dall’ascolto della Sua Parola. Crescere nella fede significa anche, per Papa Francesco, “avvicinarsi a chi è nel bisogno, costruire ponti, servire chi soffre, prendersi cura dei poveri, “ungere di pazienza” chi ci sta vicino, confortare chi è scoraggiato, benedire chi ci fa del male… Così diventiamo segni viventi dell’Amore che annunciamo”.
Diceva il beato Luigi Novarese: “Cristo ci ha amati di un amore infinito ed ha sofferto tutto quello che umanamente Egli poteva soffrire.
Vivere della vita di Dio significa vivere di carità perché Dio è carità. E soltanto nelle profondità insondabili del Suo amore, noi scopriamo mete sempre nuove, manifestazioni sempre più aderenti alle necessità del momento della carità”.