“Tu, Signore, tu sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro redentore” (Is 63,16). All’inizio dell’Avvento, la Liturgia ci invita a riassaporare il consolante messaggio della paternità di Dio. Le parole tratte dal Libro del profeta Isaia, e poc’anzi ascoltate, ci introducono nel nucleo centrale della predicazione di Gesù. Alla precisa richiesta dei discepoli: “Signore, insegnaci a pregare”, Egli risponde incoraggiandoli a rivolgersi a Dio col dolce nome di “Padre” (cfr Lc 11,1-4).

Sì, Dio è nostro Padre! Si prende cura di noi, perché siamo opera delle sue mani. E’ sempre pronto a perdonare i peccatori pentiti, e ad accogliere con tenerezza quanti confidano nella sua infinita misericordia (cfr Is 64,4) […].

Non scoraggiatevi! Non dobbiamo lasciare che la nostra fede si indebolisca, perché il Signore è vicino. Il fatto che siate immigrati vi rende ancor più cari a Gesù che, come ricordiamo durante l’Avvento, è giunto sulla terra per salvarci. […].

“Vegliate… vigilate”. Questa esortazione, che Gesù ci rivolge nel Vangelo (cfr Mc 13,33.53), è il richiamo fondamentale del tempo di Avvento: vigilare nell’attesa del Messia. Rimaniamo desti, carissimi Fratelli e Sorelle, per essere pronti ad incontrare il Salvatore, che viene a rivelarci il volto del Padre celeste.

Maria, l’umile vergine di Nazareth, eletta da Dio per diventare la Madre del Redentore, renda fruttuosa la nostra orante e vigile attesa del Redentore. Amen!

 

[Omelia di San Giovanni Paolo II – I Domenica di Avvento, 1° dicembre 2002]