Nella Domenica della Parola di Dio, Francesco ricorda l’urgenza dell’annuncio, la necessità di professare “un Dio dal cuore largo”, di far salire sulla barca di Pietro chi si incontra perché questa è la Parola di Dio, “non è proselitismo”. Infine, davanti a 5 mila fedeli in Basilica, conferisce il ministero a 3 nuovi lettori e 7 nuovi catechisti.

Una Parola che sia luce, sollievo per il cuore affaticato, un dono che germoglia in modo spontaneo, una spada che penetra nella vita mettendoci in crisi e che così orienta e trasforma. Una Parola che non può essere taciuta ma va testimoniata, dandole “carne” per accarezzare quella di chi soffre. Nella Basilica Vaticana, il Papa offre una riflessione intensa nella Domenica della Parola di Dio che lui stesso ha istituito nel settembre 2019 con il Motu proprio Aperuit illisSono immagini chiare e suggestive quelle che Francesco usa per ricordare che l’annuncio del Vangelo è ancora oggi urgente, che la Parola “non è cristallizzata in formule astratte e statiche, ma conosce una storia dinamica” e che soprattutto è per tutti, perché la salvezza è per tutti.

Non ci succeda di professare un Dio dal cuore largo ed essere una Chiesa dal cuore stretto; questa sarebbe – mi permetto di dire – una maledizione: professare un Dio dal cuore largo ed essere una chiesa dal cuore stretto. Non ci succeda di predicare la salvezza per tutti e rendere impraticabile la strada per accoglierla; non ci succeda di saperci chiamati a portare l’annuncio del Regno e trascurare la Parola, disperdendoci in tante attività secondarie, o tante discussioni secondarie.

Gesù “sconfina” per annunciare a tutti

Sono tre le direzioni che Francesco indica, tre strade da percorrere, un cammino alla sequela di Gesù che non è stato “un maestro statico, un dottore seduto in cattedra” ma “itinerante e pellegrino”, “messaggero che annuncia la buona notizia dell’amore di Dio”. Un amore per tutti, per “un popolo immerso nelle tenebre: stranieri, pagani, donne e uomini di varie regioni e culture”.

E così Gesù “allarga i confini”: la Parola di Dio, che risana e rialza, non è destinata soltanto ai giusti di Israele, ma a tutti, a tutti; vuole raggiungere i lontani, vuole guarire gli ammalati, vuole salvare i peccatori, vuole raccogliere le pecore perdute e sollevare quanti hanno il cuore affaticato e oppresso. Gesù, insomma, “sconfina” per dirci che la misericordia di Dio è per tutti.

Mettersi sotto la Parola di Dio

“La vicinanza di Dio – afferma il Papa – non è neutra, la sua presenza non lascia le cose come stanno, non difende il quieto vivere”. È qui il cambiamento che genera la Parola, è la conversione – l’altra strada indicata da Francesco – infatti la Parola “ci mette in crisi”, perché tagliente come una spada che penetra nella vita, “facendoci discernere sentimenti e pensieri del cuore”. Entra in noi trasformandoci e orientando la vita al Signore.

Ecco l’invito di Gesù: Dio si è fatto vicino a te, perciò accorgiti della sua presenza, fai spazio alla sua Parola e cambierai lo sguardo sulla tua vita. Vorrei dirlo anche così: metti la tua vita sotto la Parola di Dio. Questa è la strada che ci ha indicato la Chiesa: tutti, anche i Pastori della Chiesa, siamo sotto l’autorità della Parola di Dio. Non sotto i nostri gusti, le nostre tendenze o preferenze, ma sotto l’unica Parola di Dio che ci plasma, ci converte e ci chiede di essere uniti

Pescatori di uomini

Aperta a tutti, capace di convertire e scuotere, la Parola non può essere taciuta. Ricordando Simone e Andrea che diventano pescatori di uomini, il Papa sottolinea che la missione è quella di portare “la consolazione della Parola, l’annuncio dirompente di Dio che trasforma la vita, la gioia di sapere che Egli è Padre e si rivolge a ciascuno”. Parola che diventa carne capace di accarezzare “la carne di chi soffre”.

Il dinamismo della Parola: ci attira nella “rete” dell’amore del Padre e ci rende apostoli che avvertono il desiderio irrefrenabile di far salire sulla barca del Regno quanti incontrano. Questo non è proselitismo perché quella che chiama è la Parola di Dio, non la nostra parola.

“Grazie a chi diffonde la Parola”

Francesco ringrazia chi si dà da fare perché la Parola di Dio sia rimessa al centro soprattutto i 3 nuovi lettori, provenienti da Regno Unito, Filippine e Repubblica Democratica del Congo, ed i 7 catechisti: 3 italiani, 2 filippini, uno della Repubblica Democratica del Congo e un altro proveniente dal Messico. A loro conferisce il ministero, sottolineando che nell’annuncio della Parola questa deve parlare anche a sé stessi. Francesco invita a coltivare la preghiera e a testimoniare il Vangelo con la vita. Uno ad uno, davanti al Papa, i lettori ricevono le Sacre Scritture accogliendo l’invito di Francesco a trasmettere fedelmente la Parola di Dio perché fruttifichi nel cuore degli uomini. I catechisti, ai quali viene consegnato un crocifisso, vengono poi benedetti nel loro ministero che, sottolinea il Papa, deve essere animato da vero entusiasmo apostolico.