IL 23 MAGGIO 1960, MONS. NOVARESE BENEDICE LA CASA “CUORE IMMACOLATO DI MARIA”, ED IL GIORNO SEGUENTE, FESTA DELLA MADONNA AUSILIATRICE, VI ENTRA LA COMUNITÀ E MONS. NOVARESE VI CELEBRA LA PRIMA S. MESSA.

Il 23 maggio, vigilia della bella festa di Maria Ausiliatrice, poco prima dell’Ave Maria, si è proceduto alla benedizione della Casa, in forma quanto mai privata. L’Eccellentissimo Arcivescovo di Novara aveva voluto che la cerimonia della benedizione fosse intima e silenziosa, come silenzioso è stato il nostro diuturno lavoro per la costruzione della Casa.

Il 23 pomeriggio ho privatamente portato il Santissimo Sacramento nella nuova Casa; il 24 mattina dinanzi alla piccola comunità di Re ho celebrato nella Cappella interna la prima Messa.

Inutile dire e descrivere la gioia di quell’ingresso in Casa; cose queste che ben si comprendono.

Ciò però è stato ancora ben poco di fronte alla gioia grande, provata il 7 settembre quando, alle 15,30 in punto giunse l’Eccellentissimo Arcivescovo di Novara, Sua Eccellenza Mons. Gilla Vincenzo Gremigni, l’Arcivescovo che aveva benedetto la posa della Statua della Madonna sul luogo ove si intendeva elevare la costruzione.

L’accompagnava in quella Sua prima e solenne visita per benedire la grande Statua marmorea dell’Immacolata, posta sul piccolo piazzale, il carissimo Vescovo Ausiliare, Sua Eccellenza Mons. Ugo Poletti.

Sua Eccellenza Mons. Gilla Vincenzo Gremigni fu accolto al canto dell’Ave di Lourdes mentre una giovane ammalata, residente nella comunità di Re, trasportata su una carrozzella, gli offriva con le sue mani rattrappite un grande mazzo di fiori rossi, simbolo della sofferenza degli infermi.

Non appena pronunciato un doveroso indirizzo di ringraziamento e di benvenuto al veneratissimo Presule, due fratelli degli ammalati, due barellieri, hanno scoperto la statua dell’Immacolata.

Quindi è seguita la parola calda, convincente e tanto paterna di Sua Eccellenza Mons. Gremigni.

“Qui c’è il dito di Dio” esordì Sua Eccellenza, e poi parlò come soltanto il cuore di un Vescovo grandemente preoccupato della salute delle anime, può parlare. Riuniti attorno a Lui, commossi l’ascoltavamo: era la parola del Vescovo della Diocesi, la parola quindi di Dio.

La Casa era lì nella sua mole; nella sua realtà, noi di fronte ad essa ci sentivamo tanto piccini, ben consapevoli che non la nostra valentia l’aveva costruita, ma la misericordia della Madre, che aveva piegato il Cuore misericordioso del Suo Divin Figlio.

Sua Eccellenza si intrattenne a lungo e volle rendersi conto di tutto.

Sul piazzale del Santuario benedisse gli ammalati come si usa benedirli a Lourdes, ammalati di Milano, di Forlì, di Ancona, di Fermo, di Roma: Re si avvia a divenire, sia pure in piccolo, come Lourdes.

 

[Beato Luigi Novarese, L’Ancora, Supplemento al numero di agosto-settembre 1960]