Nino Baglieri nasce a Modica, in provincia di Ragusa, nel 1951. Dopo aver frequentato le scuole elementari e aver intrapreso il mestiere di muratore, a diciassette anni, il 6 Maggio 1968, si trovava su un’impalcatura al quarto piano di un palazzo. “Si spezzò un tavolone e feci un volo di 17 metri – racconta lui stesso. Sbattei la testa e non sentii più niente. Mi svegliai in ospedale completamente paralizzato. Muovevo solo la testa. Frattura della quinta, sesta, settima vertebra cervicale e del femore. ‘Signora se suo figlio riuscirà a sopravvivere resterà paralizzato per tutta la vita. Se crede possiamo fargli una puntura: così non soffrirà né lui, né lei’, le propose un medico che mi aveva in cura. Ma la mamma è stata sempre una donna di grande fede. Ha detto di no. ‘Se il Signore vuole, lo prenda. Ma se il Signore me lo lascia così io sono contenta di accudirlo per tutta la vita’ così prima mi portarono all’ospedale di Siracusa e poi a Ostia, vicino Roma, in un centro paraplegici dove restai due anni”.

Ritornato nel 1970 al paese natio iniziano per Nino dieci lunghi anni oscuri, senza uscire di casa, in solitudine, sofferenza e tanta disperazione.

 

La trasformazione spirituale

Il 24 marzo 1978, venerdì santo, alle quattro del pomeriggio, alcune persone del Rinnovamento nello Spirito gli fanno visita a casa e pregano per lui; Nino sente in sé una trasformazione. Da quel momento accetta la Croce e dice il suo “sì” al Signore. Incomincia a leggere il Vangelo e la Bibbia e riscopre la fede.

Dal 6 Maggio 1982 in poi, Nino festeggia l’Anniversario della Croce e lo stesso anno entra a far parte della Famiglia Salesiana come Cooperatore. Il 31 Agosto 2004 emette la professione perpetua tra i Volontari con Don Bosco (CDB). Il 19 gennaio 2007 a Roma partecipa alle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana: affronta un gravoso viaggio in auto fino alla Capitale, per rendere l’ultima testimonianza pubblica.

Inizia a scrivere con la bocca

“Avevo un gruppetto di V elementare che veniva da me per fare i compiti – racconta Nino nei suoi scritti. Mi chiesero di fare un disegno. Allora mi misi una matita in bocca e cominciai a disegnare. Poi sempre così facendo ho cominciato a scrivere, prima in stampatello e poi anche in corsivo riuscendo a scrivere bello, chiaro, minuscolo, molto meglio di quando scrivevo con le mani. Ho iniziato a scrivere le mie poesie, le prime preghiere. Poi a leggerle presso una radio privata di Modica, poi ad una più importante a Ragusa. E sono cominciate le prime telefonate, le prime visite. All’inizio contavo al giorno più di 70 persone che mi rintracciavano. Così ho cominciato a testimoniare il Signore. In pochi mesi da ogni parte del mondo sono giunte migliaia di lettere. Vedete tutto è opera dello Spirito Santo e tutto è cominciato quando ho detto “sì” al Signore, quando gli ho aperto il cuore.

Non posso muovermi per niente: è il Signore che mi mette a disposizione le sue mani e i suoi piedi, attraverso gli amici, attraverso mio cognato, la mia famiglia.

Noi che soffriamo abbiamo bisogno delle persone che stanno bene e voi di noi per… acquistare il Paradiso. Il Signore ci chiederà soltanto se abbiamo saputo amare il fratello che ci sta accanto”.

Redige così le sue memorie, scrive lettere a persone di ogni categoria in varie parti del mondo, personalizza immagini-ricordo che omaggia a quanti vanno a visitarlo. I suoi scritti ricevono attenzione dagli editori e la Setim gli pubblica “Dalla sofferenza alla gioia”.

 

L’incontro con il CVS

“Nino ha incontrato per la prima volta il CVS di Perugia nel settembre 1996 a Senigallia – scrive Maria Dragoni del CVS di Perugia in un articolo apparso sulla rivista L’Ancora del maggio 2007 – durante una settimana di vacanze al mare. Fu un incontro molto bello. C’erano presenti molti giovani che erano venuti per fare servizio ai disabili e, rimasero molto colpiti dalla sua testimonianza. Un secondo incontro a Perugia nel giugno 2000 dove incontrò tutto il CVS e, parlando della sua croce dove aveva incontrato l’amore di Gesù, fece commuovere tutti, esortandoci ad accettare con gioia anche le più piccole sofferenze”.

La spiritualità

“La gioia è più grande della sofferenza – scrive Nino: quel 6 maggio 1968 non lo chiamo il giorno della disgrazia, ma il giorno della Grazia, il mio compleanno di Croce. Dal 1983, ogni anno, nella mia parrocchia celebriamo una messa di ringraziamento per tutto quello che il Signore ha operato nella mia vita. Quattro anni fa, in occasione del mio 25mo di Croce, è venuto il vescovo. Nel 1982 sono entrato nella famiglia salesiana con la promessa di Cooperatore salesiano. Anche se sono stato privato dei movimenti e di tutto quello che il mondo avrebbe potuto darmi, il Signore mi dà tanto di più: il suo grande amore mi sta facendo vivere i veri valori della vita. So che le mie sofferenze non sono inutili, servono a qualcuno, a qualcosa. Non importa essere malati o invalidi, l’importante è vivere per Lui, con Lui, in Lui”.

 

La morte

Il 2 Marzo 2007, alle ore 8, Nino Baglieri, dopo un periodo di lunga sofferenza e di prova, rende la sua anima a Dio. Dopo la morte, lo vestirono con la tuta e le scarpe da ginnastica, affinché, come aveva detto, “nel mio ultimo viaggio verso Dio, potrò corrergli incontro”.

 

Il ricordo del cardinal Angelo Comastri

Il card. Angelo Comastri, che ebbe occasione di incontrare e conoscere Nino Baglieri ha dichiarato: “quando lo si incontrava dava la sensazione che fosse abitato dallo Spirito Santo… Celebrava l’anniversario della sua chiamata alla croce come gli altri celebrano l’anniversario del matrimonio o dell’ordinazione religiosa.. Nino Baglieri è diventato un apostolo instancabile, una calamita di bontà, che ha attirato tantissimi giovani all’amore di Dio”.

 

Il museo “Nino Baglieri”

Raccontare la storia di Nino Baglieri (il modicano per cui è in corso il processo di beatificazione) attraverso un museo.  Il Museo “Nino Baglieri” è uno spazio espositivo fatto di piccoli segni, oggetti, lettere che raccontano la storia di quest’uomo che ha segnato la realtà della chiesa locale. Non è un museo solo per chi crede, ma per tutti. “Celebrare Nino Baglieri – ha detto il vescovo Staglianò – non vuol dire farlo diventare un mito. La sua Santità consiste, invece, nella sua umiltà, nel suo farsi strumento di un amore più grande, dell’amore di Dio”.