“Mi chiamo Janusz Malski, sono nato a Szczecin il 25.06.1957, in una famiglia di operai…”.
È questo l’incipit di un curriculum vitae che risale agli anni di seminario, vissuti in Polonia da don Janusz Malsky a partire dal 1978, nel Seminario Maggiore della Metropolia di Stettino-Kamien a Goscikow-Paradyz.
Più avanti nel medesimo testo annota un tratto dei propri impegni parrocchiali: “Partecipo attivamente alla vita delle comunità giovanili della parrocchia della Santa Croce a Szczecin”.
“Croce” e “operai” sono presenti fin dagli inizi nel vocabolario esistenziale di don Janusz. Vi rimarranno sempre, fino al termine della sua esistenza terrena.
Presentato al fondatore dei Silenziosi Operai della Croce, mons. Luigi Novarese, dal Vescovo di Stettino-Kamien Mons. Kazimierz Jan Majdański, don Don Janusz è membro dell’Associazione dal 1983.
Il Vescovo ravvisò in Janusz Malski, una generosa propensione alle persone ammalate, una sensibilità attenta alla realtà dei sofferenti. Ritenne pertanto di accompagnare il cammino vocazionale del giovane verso un percorso di crescita e di maturazione tra i Silenziosi Operai della Croce. L’Associazione rispondeva, infatti, sia per il campo di azione apostolica tra i sofferenti, sia per la spiccata spiritualità mariana, alle aspirazioni del candidato.
Proprio nell’anno della consacrazione tra i Silenziosi Operai della Croce, in una lettera a mons. Novarese, Janusz così scriveva: “L’Immacolata davvero ha guardato a me con grande benevolenza e sono veramente riconoscente al suo Cuore Immacolato per aver suscitato in me una tenera devozione a lei. Ho la volontà di attuare e far conoscere le sue auguste richieste, espresse a Lourdes e a Fatima, unitamente alla sua potente e misericordiosa presenza soccorritrice, che nel santuario di Jasna Góra accompagna il mio popolo da sei secoli”. (lettera a mons. Novarese. Montichiari 29.6.1983)
Janusz Malski ultima i propri studi presso il Seminario di Brescia. Benvoluto e stimato dai compagni, con molti di essi resterà aperto, nel tempo, un legame di amicizia fraterna. Relazioni che don Janusz sapeva tessere e alimentare, ricordare e custodire.
È stato ordinato sacerdote il 7 luglio 1985, da Sua Eminenza il Card. Edouard Gagnon, a Montichiari, nel Duomo di Santa Maria Assunta in Cielo.
Celebra così un nuovo inizio nel proprio cammino di consacrazione. Il sentiero tracciato nella propria diocesi di origine, diventa una strada che si amplia, disegnando piazze, dove incontrare, accompagnare, vivere il dono di sé.
L’anno seguente riceve l’incarico di formatore dei membri in tempo di prova a Rocca Priora (RM), dove resterà per undici anni.
Si tratta di un tempo intenso e laborioso, come era proprio nell’indole di don Janusz, sempre attivo e operante su più fronti. Oltre a seguire la formazione altrui, prosegue la propria e consegue la licenza di Pastorale Sanitaria presso l’Istituto Teologico Camillianum a Roma.
Senza dimenticare ogni possibile apporto per la diffusione dell’apostolato dei Silenziosi Operai della Croce nella propria terra natale, don Janusz organizza a Rocca Priora una cooperativa agricola che integri, come soci lavoratori, persone disabili.
Don Janusz sa essere un ricercatore attento di spazi e di tempi, che possano favorire dignità e promozione.
È il 1997 quanto si dedica a tempo pieno ad ultimare e rendere operativa la casa “Salute degli Infermi – San Giovanni Paolo II” a Głogów (Polonia). Un edificio che in certo modo lo rappresenta. Ampio, capace di abbracciare tante vite, molteplice e in espansione: spiritualità e convivenze per la riabilitazione, attività terapeutiche, convegni, raduni, appoggio alle attività parrocchiali della attigua Collegiata dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Nel 2012 viene eletto per un primo incarico come Moderatore Generale dei Silenziosi Operai della Croce (dal 2012 al 2018) e successivamente riconfermato.
Don Janusz non è moderatore da scrivania e svolge il suo incarico senza smarrire le dimensioni che in precedenza ha incontrato e sviluppato. Viaggia, incontra, indica e spera. Prudente ed attento alle tradizioni, si lascia interrogare.
Il suo cammino è giunto alla pienezza dell’eterno, trasfigurazione infinita degli umani sentieri, ricordandoci che “Opera della Croce” è il dono totale di sé, uno slancio di amore che ci conduce oltre la morte. Il tratto impervio, che pone fine alla nostra esistenza, dischiude la nascita definitiva, la Pasqua eterna.