L’Ancora: n. 1 – gennaio 1960 – pag. n. 1-3

Un nuovo anno si schiude dinanzi a noi, come la pagina bianca di un grande quaderno, su cui giorno per giorno saranno segnate le nostre azioni – dalle più piccole alle più grandi – fino a che un giorno, un foglio resterà bianco e senza continuazione, segno del nostro ingresso nell’eternità.
Poter iniziare un nuovo anno è un dono grande del Signore che ci viene offerto alle solite condizioni: di libertà da parte nostra di usarlo in un modo piuttosto che in un altro.
È un nuovo talento che il Signore ci dona, di cui dovremo rispondere al termine della nostra giornata terrena.
Talento equivale a dono prezioso, capace di essere fruttificato. Questo dono ci viene dato da Colui che conosce le nostre possibilità ed il nostro vero bene.
Tesoreggiando e facendo fruttificare questo talento, noi conseguiamo quella perfetta maturità spirituale che è la santità da Dio segnata per ciascuno di noi. Se la malattia fosse un danno alla vita, il Signore col donarci un nuovo anno, non farebbe altro che aumentare la nostra miseria. La malattia alla luce della
fede è invece un talento di vita, come qualsiasi altro talento, che per essere valorizzato ha bisogno di essere ravvivato dalla grazia di Dio, diventando così da elemento negativo elemento positivo di soprannaturale ricostruzione.
Il dono del tempo che il Signore ci fa, dà la possibilità di tesoreggiare la grande e preziosa moneta del dolore presso il trono di Dio.
I meriti della nostra preghiera, del nostro dolore, del nostro isolamento sono i frutti della “moneta dolore”, vissuto in Grazia.
Il tempo è il fattore prezioso indispensabile per accumulare ricchezza, ecco perché il tempo è oro.
Tutto sta ad attentamente considerare di quali ricchezze uno intende arricchirsi:
– c’è chi si accontenta dei piaceri: ricchezza di una perfetta salute esuberante, che verrà meno con la morte;
– c’è chi si accontenta di accumulare denaro e potenza; ricchezze che si lasciano con la vita;
– c’è chi si accontenta invece di avere nessuna delle suddette ricchezze o di esse se ne serve unicamente ed in vista di accumulare le vere ricchezze, quelle che non si lasciano con la vita, che ci seguono anche dopo la morte e queste sono le vere ricchezze, che, purtroppo, talvolta, sono le più trascurate.
Noi siamo dei malati, o persone che hanno la conoscenza del grande valore cristiano del dolore.

Il dono che il Signore fa a ciascuno di noi, concedendoci di iniziare un nuovo anno è grande e pieno di responsabilità perché dobbiamo usarlo per gli altri, per la salute dei nostri fratelli, per l’affermazione del programma di Maria Santissima, manifestato a Lourdes ed a Fatima.
È questa la nostra funzione caratteristica: volontariamente donare a Maria Santissima dolori e preghiere per riparare ai tanti peccati che si commettono, per pregare per la conversione dei peccatori, per pregare per il Papa, i Sacerdoti ed il loro ministero.
Umanamente parlando, l’alba del 1960 che si schiude sopra un sanatorio, una corsia d’ospedale, una camera di sofferenza sembra scialba, grigia, fastidiosa, uggiosa.
Spiritualmente parlando, nella vera ed unica realtà che a tutti interessa, è scialba e gelida l’alba del 1960 spuntata in un veglione, tra giochi e divertimenti, o su freddi calcoli umani come poter aumentare i capitali di questa terra: “ Stolto questa notte morrai “, ci ammonisce Gesù con le Sue parole luminosamente sempre attuali, destinate a far riflettere qualsiasi anima desiderosa di cercare il suo “ vero “ bene.
Se gli altri non comprendono la nostra offerta, non ci interessa: imiteremo Nostro Signore il quale fa sorgere il nuovo anno sui buoni e sui cattivi, su quelli che utilizzeranno questo dono e su quelli che, invece, lo sciuperanno. La nostra spirituale offerta è arcobaleno che sorge in questo 1960, presagio di serenità e di pace.
In questo 1960 lavoreremo con forza e con amore per la Madonna.
Con forza, per estendere l’apostolato in tutto il mondo, agganciando il maggior numero possibile di aderenti.
Con amore, offrendo tutto alla dolce nostra Signora, Madre nostra Celeste e Regina del Cielo e della terra, affinché presenti i nostri soprannaturali tesori a Gesù, Figlio Suo e Signor Nostro, con il quale ora viviamo la Sua passione in terra per regnare poi con Lui in Cielo, per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

L.N.