L’Ancora: n. 10/11 – ottobre/novembre 1981 – pag. 1-3

Più che un titolo “conosci l’ambiente del tuo tempo” è un programma d’azione, una parola d’ordine.
É impossibile infatti essere animati all’apostolato, né agire con azione ordinata e convergente se non c’è un’esatta conoscenza dell’ambiente e dell’esigenza dell’apostolato che si intende svolgere.
È questo un punto basilare di partenza, proprio per comprendere come dirigere la propria attività apostolica e per sentirsi animati e sostenuti nelle inevitabili difficoltà e sofferenze inerenti all’apostolato. Se non seguissimo un programma evangelico, mariano ed ecclesiale evidentemente non incontreremmo tante difficoltà, ma non essendo noi del mondo, necessariamente il mondo ci odia ed il nemico delle anime ostacola quanto già non gli appartiene.
E che cosa appartiene al demonio? il suo regno: regno di tenebre e di stridore di denti; regno di odio e di opposizione a Dio; quanto di male c’è nel mondo frutto del peccato e dell’azione del principe delle tenebre; le anime che vivono in peccato, separate da Dio sono tralci aridi in attesa di essere gettati nel fuoco alla chiusura del periodo di prova e di possibilità di tendere al fine per cui sono state create che è Dio.
Quest’ultima appartenenza al principe delle tenebre non è però un’appartenenza definitiva, ma suscettibile ancora di cambiamento, di salvezza se l’anima si converte rivolgendosi a Colui che sempre perdona perché decisi al pentimento.
Nostro Signore Gesù Cristo ce lo ha detto chiaramente: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; invece, siccome non siete del mondo…. per questo il mondo vi odia” (Gv. 15, 18-19).
Chi non ricorda la IV apparizione dell’Immacolata a Lourdes, quando il demonio con grida e inviti urlava contro la piccola prescelta dalla Vergine Santa invitandola a fuggire?
Da quanto brevissimamente accennato appare già evidente che chi intende darsi all’apostolato e, nel caso nostro, seguendo il programma dell’Immacolata che è lotta aperta al nemico delle anime deve avere:
1) un’esatta conoscenza degli errori che circolano nella società;
2) un’esatta conoscenza dell’incidenza di tali errori sulle anime;
3) un programma ben concreto di opposizione e di attacco al male per essere “figli della luce”, i quali con la testimonianza e la divulgazione della verità collaborano con Gesù Cristo, nel vincolo dell’Immacolata e sotto la guida della Chiesa all’opera di evangelizzazione nel mondo.
É troppo grande questa conclusione?
Ma no; basta seguire le Lettere Encicliche ed i Discorsi del Santo Padre per convincerci quanto i cristiani debbano essere consapevoli della propria responsabilità di incidenza di trasformazione del nostro tempo, considerandolo nel suo cammino storico.
“Figli della luce”, animati e sostenuti dalla verità abbiamo il dovere d’illuminare il nostro tempo che si avvia a chiudere un millennio e ad aprirne un terzo di civiltà cristiana.
Giovanni Paolo II nell’Enciclica Dives in Misericordia, 10 dice: “la generazione che è consapevole dell’approssimarsi del terzo millennio e che sente profondamente la svolta che si sta verificando sulla storia… avverte di essere privilegiata, perché il progresso le offre molte possibilità, appena qualche decennio fa insospettate”.
Ma questa generazione. che avverte la bellezza e la responsabilità storica di andare incontro al terzo millennio, ha il sacrosanto dovere di fare un freddo bilancio della situazione di chiusura del nostro II millennio in cui ancora viviamo.
Tale analisi storica, in totale antitesi con il 1° millennio, lungi dal farla dai fogli di questa modestissima rivista, preferisco trarla dalla puntualizzazione fatta dal Santo Padre stesso nell’enciclica citata ai numeri 11 e 12.
Giovanni Paolo II indica io stato di questi ultimi 19 anni del nostro secolo con una qualifica generale e quanto mai significativa, definendoli “Fonti di inquietudine”.
Le fonti di questa insorgenza di inquietitudine sono,
1) “nel nostro mondo aumenta il senso di minaccia. Aumenta quel timore esistenziale collegato soprattutto con la prospettiva di un conflitto che, in considerazione degli odierni arsenali atomici, potrebbe significare la parziale autodistruzione dell’umanità”;
2) fondamento di tale timore più che fondato, è “la civiltà materialistica, la quale – nonostante dichiarazioni “umanistiche” – accetta il primato delle cose sulla persona. L’uomo contemporaneo (e se questa è la strada che introduce nel III millennio certamente le prospettive non possono essere rosee) ha dunque, paura che, con l’uso dei mezzi inventati da questo tipo di civiltà, i singoli individui ed anche gli ambienti, le comunità, le società, le nazioni, possano rimanere vittime del sopruso di altri individui, ambienti, società. La storia del nostro secolo ne offre esempi in abbondanza.
“Malgrado tutte le dichiarazioni sui diritti dell’uomo nella sua dimensione integrale, cioè nella sua esistenza corporea e spirituale, non possiamo dire che questi esempi appartengono soltanto al passato..
Fermarci per ora, a considerate queste situazioni indicate dal Pontefice è troppo?
Ma se vogliamo essere apostoli e agire in piano convergente nelle direttive della Chiesa e nel Messaggio di Lourdes e di Fatima le dobbiamo prendere in attento esame e studiarle profondamente in tutte le loro manifestazioni.

L.N. (continua)