L’Ancora nell’unità di salute: n. 1 – 1983 – pag. n. 5-6

Mons. Luigi NOVARESE

La Rivista, giunta felicemente al suo quinto anno di vita, spera di aver compiuto un servizio alla promozione integrale dell’ammalato e dell’handicappato sul piano umano-sociale e sul piano della fede.
Mentre esprime la più viva riconoscenza ai collaboratori e a quanti l’hanno accolta e diffusa, guarda con senso di responsabilità al suo futuro, nel desiderio di rendere sempre più interessante ed utile il suo servizio, cercando di bilanciare la parte pastorale e teologica con la medica e assistenziale.
Alle sue rubriche permanenti (la parola del Papa ai sofferenti, la tutela della salute nelle leggi, la voce degli ammalati, la testimonianza di vita), il corpo redazionale ha visto l’opportunità di aggiungere un’attenzione ai Documenti dell’Episcopato relativi al mondo della sofferenza, allo scopo di favorire una sempre maggiore attenzione ai problemi degli ammalati nell’ambito delle comunità ecclesiali.
La linea programmatica futura pone come base questo tema
fondamentale:
“Illuminare l’uomo sofferente sulla sua vocazione».
L’uomo sofferente è sempre uomo, per nulla sminuito nella sua
dignità, nei suoi diritti e nelle sue responsabilità.
La Rivista intende parlare dell’uomo sofferente in piano umano
e in piano soprannaturale, come lo presenta il Concilio Vaticano II e l’insegnamento vivo e luminoso di Giovanni Paolo II.
L’uomo sofferente viene considerato in sé, nella sua posizione
umana e soprannaturale, ricostruito dal piano redentivo.
Vengono considerati le necessità materiali e spirituali che egli
può dimostrare e tutti i problemi che sono specifici a determinate categorie di sofferenti.
Anche gli ambienti, in cui colui che soffre deve vivere, sono oggetto di studio come le varie tendenze o correnti filosofiche e morali relative alle problematiche dell’ammalato stesso.
Questo uomo deve essere illuminato sulla sua vocazione, perché
anche gli altri uomini, la Società, hanno bisogno di lui. La rivista considera in modo particolare il Tema Vocazionale che tocca ogni uomo quindi anche il sofferente:

«Vocazione» dice innanzitutto la dignità dell’ammalato di cui non solo egli deve prendere coscienza, ma anche quanti lo circondano, perché sia rispettata in lui la persona, la quale, proprio perché stato di difficoltà fisica o psichica, temporanea o permanente, ha diritto di essere accolta, sostenuta, aiutata a ricuperare, per quanto possibile, il suo stato ottimale di salute. E là dove l’handicap è permanente, l’ammalato sia stimolato ed aiutato a valorizzare al massimo ogni sua capacità residua e a renderla operativa.

«Vocazione» dice ruolo specifico dell’ammalato stesso il quale, anche nello stato di infermità più o meno lunga, più o meno grave, non cessa la sua funzione di servizio, ma è portatore di valori umani, rituali e morali di fondamentale importanza per la famiglia e per società.

«Vocazione» dice soprattutto ruolo del sofferente nel piano divino della salvezza in cui la luce, che si sprigiona da Cristo sofferente e risorto, illumina il mistero del dolore ponendolo alla base della costruzione del Regno di Dio, qualora sia vivificato dall’amore di Cri-sto. Questo messaggio evangelico che l’Associazione porta avanti nel cuore della Chiesa seguendo la linea tracciata dalla Vergine Madre di Dio e della Chiesa a Lourdes e a Fatima, è luce di speranza, è forza rinnovatrice per tutto il mondo della sofferenza, è stimolo per ognuno che soffre ad essere soggetto d’azione sul piano umano ed ecclesiale.
Laureati, professionisti, sacerdoti ed ammalati porteranno avanti secondo la loro competenza ed esperienza specifica, queste tematiche perché siano strumenti di studio e strumenti operativi.