L’Ancora nell’unità di salute: n. 6 – 1979 – pag. n. 473-487

Mons. Luigi NOVARESE

CRESCITA SPIRITUALE PER LA TOTALE VITA DELL’UOMO

Le dimensioni soprannaturali da Dio ridonate all’umanità e indicate nella prima parte, sono base indispensabile per la formazione integrale dell’uomo redento, il raggiungimento della santità totale, quella voluta dal Padre per ciascuno di noi fin dall’eternità; all’uomo tocca la scelta del proprio itinerario spirituale, essendo ogni anima una diversa dall’altra, quantunque nella via della perfezione esistano punti fondamentali che da tutti devono essere realizzati.
Tra le varie vie per raggiungere la santità non vi è dubbio che Maria SS.ma sia la via più diritta, più sicura e più facile, essendo essa quella percorsa da Dio per comunicarsi a noi (cfr. Signum Magnum 22).
Ed è su questa via facile e sicura che facciamo alcune considerazioni.
Il fondamento dell’Immacolato concepimento di Maria SS.ma La poneva certamente al livello di grazia dei nostri progenitori prima della trasgressione del comando divino. Il privilegio dell’esenzione da qualsiasi ombra di peccato tuttavia, lungi dall’essere in Lei una posizione di arrivo, cresceva, sotto l’azione dello Spirito Santo, di giorno in giorno, specialmente dal momento della Sua Annunciazione.
Scoprire l’itinerario interiore seguito dalla Vergine Santa per proporcelo quale imitazione, è certamente il frutto pratico e concreto che dobbiamo cercare di cogliere per raggiungere quella piena maturità umana e soprannaturale che Dio vuole da ogni singola anima.
L’itinerario spirituale di Maria SS.ma, come pure di Gesù, consiste nella costante ricerca ed attuazione della volontà del Padre.
Ascoltando, infatti, la parola del divin Maestro che dice “chi mi ama osserva i miei comandamenti e chi li osserva sarà amato dal Padre “(cfr Gv.14, 22), dobbiamo pur affermare che nessuno fu aderente alla volontà del Suo Divin Figlio quanto Maria SS.ma, perché nessuno l’ha potuto amare quanto Lei e nessuno ha amato il Padre, dopo Gesù, quanto la Vergine Santa. Basti pensare che, per un periodo ben definito, la Madre ed il Figlio furono un cuor solo ed una volontà sola: volontà consapevole nella Madre, volontà parimenti ed ancor maggiormente consapevole nel Figlio, vivo e spiritualmente operante fin dal seno materno.
Per comprendere la via percorsa dalla Vergine Santa, è necessario attentamente osservare “ il modo “ con cui Ella cercava di conservare e realizzare sempre tale unità di intento e di vita, nonostante le difficoltà che incontrava, difficoltà e disagi che la portavano a ricercare ed attuare la volontà del Padre in quel preciso momento della propria esistenza.

1. Itinerario interiore di Maria SS.ma

Lo smarrimento di Gesù a Gerusalemme pone in luce, con vera chiarezza, la linea interiormente seguita dalla Vergine Santa.
Il fatto in se stesso ed il dialogo intercorso tra Lei ed il Suo divin Figlio in tale circostanza noi lo conosciamo. É la conclusione dell’Evangelista Luca (2, 50) che pone in risalto la linea seguita dall’Immacolata. Riferisce S. Luca: “Ma essi non compresero questa parola che Egli aveva loro detto”; Maria SS.ma però per scoprire il senso di quelle parole, ossia la divina volontà, “conservava tutte queste cose nel Suo cuore” (Lc 2,51), confrontandole tra di loro per scoprirne il significato.
É questo infatti l’atteggiamento fondamentale di sottomissione di Maria SS.ma. Sottomissione interna ed esterna, sottomissione non passiva, piatta, succube, bensì viva, attiva, protesa a scoprire la divina volontà per inserirvisi. La parola di Dio nel Suo cuore era seme «di vita» caduto in terreno fertile, che germogliava e dava il 100 per uno. Maria SS.ma, nell’interrogativo del proprio animo per l’oscurità che stava traversando, dimostra di possedere uno spirito pronto, uno spirito ricercatore e dimostra inoltre che tale atteggiamento era a Lei consueto: sollevare lo sguardo interiore verso Dio che l’aveva chiamata e, quale vergine attenta, conservando la parola udita, confrontarla con gli eventi che si succedevano.
Non l’avventura o la rapida decisione sono la via della Vergine Santa, ma lo spazio della ricerca silenziosa e meditata per scoprire quanto il Signore da Lei volesse.
Non fu così il Suo comportamento durante il dubbio di Giuseppe dal momento in cui egli comprese la Sua maternità? L’attesa fidente e silenziosa, lasciando completamente a Dio l’iniziativa di guidare le Sue sorti, non l’aveva delusa in quel momento così delicato e doloroso per la Sua persona.
Uguale linea seguiva anche in quella circostanza, in cui non comprendeva i diritti che Lei poteva avere sul Suo divin Figlio. La linea prudenziale della Vergine Santa dice la Sua maturità d’animo.
Che frutto del resto avrebbe potuto avere una Sua parola? Avrebbe anche potuto sembrare un’autodifesa, un voler anticipare i tempi, un voler anticipare la conoscenza dei disegni di Dio, ma non sarebbe stato quello l’atteggiamento di Colei che si era proclamata la schiava del Signore.
L’Evangelista dei primi anni della vita di Gesù evidenzia in Maria SS.ma “ una linea costante “ della Sua vita sempre pero crescente, ferma e luminosa, la Sua meditatività; il Suo silenzio interno ed esterno; l’attenzione e l’estremo riserbo su quanto veniva da Dio.
L’affermazione precisa e chiara della interiorità silenziosa e meditativa della Vergine benedetta per la prima volta si rileva quando l’Evangelista Luca narra la visita dei pastori alla Grotta di Betlemme, i quali, trovando quanto l’Angelo aveva loro indicato, “ riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte Sua, serbava tutte queste cose meditandole nel Suo cuore” (Lc 2,17-19).
S. Luca con vera chiarezza sottolinea l’atteggiamento di Maria SS.ma in opposizione a quello degli altri che erano presenti nella Grotta Santa, espressamente affermando che Essa «da parte Sua» ascoltava, conservava entro di Sè quanto veniva detto dai pastori su Gesù, meditandone la portata.
Evidente d’altra parte l’immediata conseguente constatazione: Dio eseguiva i propri disegni indipendentemente da quelli della creatura; così era stato durante la prova dell’incomprensione di Giuseppe sulla maternità di Lei; così continuava ora, prendendo l’iniziativa di presentare il Salvatore, seguendo criteri propri, conformi del resto all’atteggiamento che avrebbe un giorno preso Gesù lungo la Sua Vita, “Io e il Padre”, infatti, avrebbe un giorno affermato il divin Maestro “siamo una cosa sola”.
Nel fatto dello smarrimento di Gesù a Gerusalemme e del Suo ritrovamento al Tempio, l’Evangelista Luca, per la seconda volta, evidenzia l’atteggiamento della Vergine Santa, che esattamente ricalca il precedente.
A parte le considerazioni che si potrebbero fare circa le risposte di Nostro Signore Gesù Cristo, che chiaramente anticipa quanto avrebbe detto poi durante la Sua vita pubblica in merito alla chiamata dei soggetti alla propria sequela, nel fatto dello smarrimento di Gesù a Gerusalemme, viene affermata la priorità assoluta che deve avere la propria vocazione su qualsiasi attaccamento o affetto, anche familiare: “perché mi cercavate? Non sapevate che io devo essere presso il Padre mio, in his quae Patris mei sunt oportet me esse?” (Lc 2,49).
Questo riferimento preciso ai diritti del Padre è il punto nuovo che si presenta alla Vergine Santa. L’affermazione però del Suo divin Figlio, lungi dal crearLe argomento di perplessità, Le suggerisce invece motivo di osservazione e di ricerca sul significato e la portata di quanto udito.
Uguale atteggiamento prudente, silenzioso, improntato alla fiducia più grande, viene sottolineato da S. Giovanni alle Nozze di Cana (Gv 2,4-5) allorché Maria SS.ma, alla risposta di Gesù, con prontezza, che lascia però trapelare la Sua sospensione d’animo, dà l’avvertimento prudenziale ai servi: “ Qualunque cosa vi dirà, fa tela!”
Da tale raccomandazione non soltanto facilmente trapela l’incertezza su quanto Gesù avrebbe fatto in merito alla necessità da Lei segnalata, ma viene indicata la sicurezza ferma che qualcosa Gesù avrebbe fatto, non potendo il Cuore del Suo divin Figlio rimanere insensibile di fronte alla necessità di due sposi, per cui il conseguente consiglio. Dal Cuore del suo divin Figlio certamente sarebbero venute cose buone, per cui, quantunque ignara della natura dell’intervento, non manca il Suo sforzo di creare fiducia attorno a Lui donando il suggerimento indicato, rimanendo, per quanto riguarda a Lei, in atteggiamento di silenzio e fiducioso abbandono.
La Sua attenta e fiduciosa silenziosità sono la linea che ripete l’atteggiamento dell’Annunciazione: «Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la Sua parola » (Lc 1,38).
E’ la totale disponibilità della Madre che riflette quella del Suo divin Figlio, a formare con Lui una sola immolazione: due cuori e una sola offerta; due cuori e una sola spada che li trafigge
E’ questa, del resto, la disposizione indispensabile d’animo, non soltanto per costantemente crescere nella fede, nella speranza e nella carità e raggiungere la statura spirituale voluta dal Padre, ma anche per poter con disponibilità e merito collaborare con Dio, il Quale, con la libera risposta della creatura, svolge tutto intero il proprio disegno, manifestandolo, momento per momento, in continua progressione di opere e manifestazione di carità.
Seguendo questa via di amorosa ricerca della divina volontà, svolta giorno per giorno, non soltanto è impossibile l’appiattimento su se stessi, ma dal divino Spirito si è portati a scoprire quanto “ belle e soavi siano le vie di Dio”, in una continua, progressiva e sempre nuova manifestazione di carità, proprio perché Dio è carità infinita e sempre nuovo nelle sue manifestazioni.
L’Immacolata, quindi, dal Padre voluta accanto a Gesù, resta il prototipo per eccellenza della creatura libera e volenterosa che, con vera consapevolezza, tende alla realizzazione del divino programma per quanto le compete e le si manifesta, nonostante le circostanze che si possono interporre. Tale cammino, in fiducioso abbandono alla divina volontà, pone in rilievo ed attua gli eterni disegni di Dio, come ad esempio:
— il “Sì” dell’Immacolata realizza l’indicazione di Isaia (7,14);
— l’andata a Betlemme per il censimento (Mic 5,1) attua la profezia circa il luogo della nascita del Messia;
— la fuga in Egitto adempie quanto detto dal profeta Osea (11,1);
— la strage degli Innocenti fa attenti su quanto scritto da Geremia (31,15): “Il pianto udito in Rama, Rachele piange la perdita dei propri figli e non vuole essere consolata”, e così di seguito, fino all’unione di sentimenti e di volontà della nostra Madre Addolorata con il divin Crocifisso, affinché l’uomo, riacquistate le primitive dimensioni perdute, vinca, in Cristo e con
Cristo morto e risorto, il male in sè e nelle sue estreme conseguenze escatologiche.
La dimensione interiore dell’uomo precede e sostiene la sua azione esterna e regola i rapporti verso gli altri, spingendo così i propri fratelli a riconoscere in se stessi i medesimi legami che li portano a Dio e li uniscono all’intera umanità.
Se la dignità dell’uomo è intrinsecamente ricomposta e saldata, la costante ricerca della divina volontà fa di ogni essere vivente uno strumento di Dio, strumento operoso e libero, posto nella società a vantaggio e sostegno l’uno dell’altro, fino al completamento del numero degli eletti. Soltanto così nascono rapporti più umani, più cristiani, degni di creature fatte ad immagine e somiglianza di Dio, impegnate a comprendere e vivere la dinamica della carità del divin Creatore.

2. Il Cuore dell’Immacolata eco del Cuore di Cristo

La linea dell’Immacolata è dunque l’ascolto della parola di Dio, custodita nell’interiorità di se stessa, maturata nel confronto delle circostanze per scoprire la divina volontà. Tale linea trova pieno riscontro nell’insegnamento del Suo divin Figlio.
Leggansi i capitoli XIV e XV di S. Giovanni e si potrà riscontrare che il massimo dei precetti, la carità verso Dio ed il prossimo, trova nell’insegnamento dì Nostro Signore Gesù Cristo il suo massimo sviluppo e la più profonda ed impegnativa applicazione.
Se l’eroismo della Vergine Santa scopre il vertice della Sua donazione sul Calvario, bisogna pur affermare che il metodo interiore da Lei seguito — la costante ricerca della divina volontà — è stato ed è il mezzo più adatto e più perfetto per arrivare all’eroismo delle virtù ed alla identificazione con Cristo: per me la vita è «vivere Cristo» (Fl 1,21).
Seguendo la linea fondamentale della nostra Madre Spirituale si approfondisce la fede in Dio e si radica altresì la fede nell’uomo, in quanto, creato a somiglianza di Dio e da Dio rigenerato, opera per Iddio e per i fratelli.
Gli uomini, dimentichi di quest’ultimo legame che li unisce a Dio ed al prossimo, hanno creato luoghi di sterminio e si studiano di negare la presenza storica del Cristo nella vita dell’uomo, tornando così indietro nella storia della civiltà; i redenti invece, proprio in opposizione ad essi, devono edificare la civiltà dell’amore per affermare la propria fede in Dio e negli uomini, figli e strumenti di Dio per un mondo che anch’esso attende la propria salvezza (cfr Giovanni Paolo lI, 7.6.1979).
Riferisce S. Giovanni Apostolo «Chi ‘HA’ i miei comandamenti e li osserva, quegli davvero mi ama; ora, colui che mi ama, sarà amato dal Padre mio, ed io l’amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21).
I comandamenti sono l’esemplificazione della volontà del Padre e il concreto intimo legame che lega l’uomo con Dio che lo porta a ricercare ciò che «sempre piace» a Lui.
Se l’osservanza è l’espressione dell’amore dell’uomo verso Dio, l’amore, da parte sua, è la spinta a restar fermi nell’osservanza dei comandamenti, contro le varie insidie ed astuzie del nemico e difficoltà di ogni genere che possono insorgere. L’amore tanto è più elevato quanto è più radicato nell’animo; l’amore tanto si purifica quanto maggiormente si distacca dalla materia e dall’egoismo.
Chi può negare che la Vergine Santa, fin dai primi passi della Sua cooperazione all’opera della salvezza, non abbia dovuto sperimentare, assieme alla Sua Sacra Famiglia, la violazione impunita dei diritti dell’uomo da parte della autorità civile costituita, proprio come è avvenuto ed avviene ai nostri tempi? La fuga in Egitto ne è prova e testifica la paziente sopportazione dei disagi relativi all’improvviso esilio, con relativi problemi connessi, quali la ricerca di un lavoro e di una sistemazione (cfr Giovanni Paolo II, discorso 2.12.1978).
L’amore soltanto spinge ad abbracciare tutta la volontà del Padre nella sicurezza di corrispondere ad un preciso disegno divino che, mentre glorifica al massimo il divin Creatore, santifica la creatura, portandola a tributare la più grande testimonianza di carità verso i fratelli, come il Cristo e l’Immacolata.
Perché la volontà del Padre sia luce e sostengo nelle proprie scelte, si richiede, proprio come ha detto Nostro Signor Gesù Cristo, che tale volontà sia l’unica e sincera aspirazione profonda del proprio io, al punto tale che la divina volontà sia la sola spinta e motivazione del proprio agire.
Per questo Gesù dice: « CHI HA i miei comandamenti e li osserva », ecc.
— li “ha”, quindi nella mente con la conoscenza,
— li “ha” nel desiderio, in quanto comprende che essi sono la base indispensabile non soltanto per piacere a Dio, ma per possederLo in sè; in una abitazione costantemente mantenuta che rende luminosa ed adorna di ogni virtù la propria tenda interiore, in cui soltanto Dio ha diritto di ascolto;
— li “ha” nel cuore amandoli quali mezzi necessari, anche se talvolta sofferti, per dimostrare la sincerità e la fermezza della propria scelta;
— li “ha” nella volontà, tenuta ferma nella testimonianza fino all’eroismo, come i Martiri ed i Confessori della fede, come Maria SS.ma, Regina dei Martiri e dei Confessori, ha insegnato testimoniando presso la Croce.
L’amore verso Dio, tenuto fermo nella difficoltà in opposizione alla spinta dell’egoismo, della concupiscenza o del proprio comodo, è l’indice vero amore verso Dio e verso il prossimo.
E’ provato che l’amore per Iddio, in un’anima che viva la dinamica della carità nel fervore dello Spirito che la vivifica, prende misura e forza commensurabili. Basta osservare la vita di tutti i Santi antichi e moderni, di cui la Chiesa è ricca. L’ascolto della parola dello Spirito e relativa custodia operosa nel proprio cuore sono con sicurezza la via più sicura e ù diritta per raggiungere l’interiorità più feconda e più santificante.
E’ proprio dell’amore, infatti, cercare di manifestarsi e testimoniare i propri sentimenti alla persona amata; la testimonianza, mantenuta nel sacrificio, rafforza la stessa carità, la quale, a sua volta ancora, desidera manifestarsi sempre di più, portando, per conseguenza, ad una crescita interiore senza limiti, che realizza l’invito fondamentale, «Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste!»
La promessa poi di Nostro Signore per chi fedelmente osserva i Suoi comandamenti è un ricambio d’amore e costituisce l’oggetto di una particolare manifestazione «ed io l’amerò e mi manifesterò a lui».
La manifestazione di Gesù, che è premio finale dell’amorosa e fedele testimonianza, consiste, a mio avviso, in una intuizione totale e chiara del proprio essere vocazionale in Dio. Si comprende allora, per luce interiore, dimensione della propria vocazione in tutta la sua completezza, non traverso uno sviluppo avvenuto per intelligenza umana, ma per luce interiore. In questa manifestazione interiore si comprende la propria vocazione come è stata concepita nella mente di Dio, come è uscita dalla Sua volontà e come debba essere attuata non con mezzi umani, ma con forza divina, insita quale forza portante nella chiamata di Dio stesso: « il Padre mio è glorificato in questo: che voi portiate molto frutto e così sarete miei discepoli» (Gv 15,8).
E’ la vocazione dell’uomo, di ogni uomo a vivere il proprio essere in Cristo, rendendolo presente in tutte le vocazioni dell’umanità a glorificazione dell’uomo in Cristo ed a sostegno dei propri simili. Nell’accettazione e fedele attuazione della propria chiamata, silenziosamente e interiormente vissuta sotto la spinta luminosa dello Spirito e l’azione di Maria SS.ma, si raggiunge la propria perfezione totale nella maggiore testimonianza costruttiva per i fratelli, nella continuità del Cristo che misticamente è presente ed opera per mezzo di noi.
Attraverso tale interiore chiarezza si vede il proprio essere nella volontà ricostruttrice di Dio che porta il chiamato a considerare e sperimentare in sè e attorno a sè la divina potenza che spiana le difficoltà e continuamente edifica, sperimentando così la verità di quanto dice la Sacra Scrittura «omnia cooperantur in bonum» (Rm. 8,28).
Il chiamato, proteso alla ricerca ed attuazione della divina volontà, agisce sempre con Dio e per Iddio, facendo leva e appoggiandosi costantemente su di Lui proprio perché le esigenze espansive dell’attuazione della propria chiamata, intrinsecamente lo portano ad agire così; perché egli riconosce il proprio nulla, per cui, con interiore certezza, deve fidarsi della divina onnipotenza che sicuramente interverrà per l’attuazione dei divini disegni.
La vocazione propria, sotto il fulgore di tale luce interiore, prende proporzioni meravigliose, perché la si vede in un quadro completo, costruttivo e glorificante Dio e l’uomo, anche se per un po’ di tempo questi geme come il Cristo in croce e come l’Immacolata fedele alla propria missione. Ma la Croce, pur restando sempre dolorosa e pesante, acquista proporzioni nuove e positive, perché è la via del riallacciamento dell’uomo con Dio che si allarga e solidifica sempre di più, perché deve essere estesa e continuata attraverso i secoli per riparare, bilanciare, edificare. L’uomo con Cristo diventa ponte fra Dio e gli altri uomini.
Anche gli orrori più atroci, pur rimanendo nella storia dell’umanità segni aberranti del cuore umano saturo di passioni, diventano occasioni santificanti per chi li affronta con la dinamica del Cuore di Cristo. E’ la serie gloriosa dei confessori della fede dei cinque continenti che continua ad illuminare con la fede, la speranza e la carità dei martiri l’egoismo e le atrocità che marcano il nostro secolo.
E’ questa la strada per la continua crescita nella fede, nella speranza e nella carità, con Maria Madre nostra. Il buio interiore ci solidifica nella fede; le sofferenze diventano la speranza del mondo; la carità il respiro di espansione del nostro cuore.
Soltanto la visione totale della propria vocazione rende fermo ed intrepido l’uomo anche nelle prove più dolorose, diventando da vinto vincitore, come il Cristo in Croce e l’Immacolata ferma accanto a Lui, nella consapevolezza realistica della propria missione.
A questo punto si ama Dio per Iddio; si vuole ciò che Dio vuole e perché Lui lo vuole; si vorrebbe possedere l’immensità della divina Carità per amare di più, soffrire sempre di più, testimoniare maggiormente l’amore del Padre, vivendo il “sitio” del Cristo. Questo porta a non volersi muovere che in Dio, per Iddio, operando con le più ampie vedute della Sua luce infinita, portati dalla Sua carità incommensurabile, non volendo altro che ciò che Lui vuole e quanto Egli ama.
In questa interiore e silenziosa dinamica di carità, come immaginare la crescita dell’animo della Vergine benedetta, la cui vita si svolgeva in una costante attrattiva, mozione e sostegno da parte dello Spirito Santo?
La Sua statura spirituale, per elezione, missione e cooperazione alla volontà del Padre, raggiunse altezze al di sopra di tutti i Santi ed Angeli messi assieme, e, per noi che siamo i Suoi figli nell’ordine soprannaturale, questa è una consolante realtà. Basti considerare l’unione sostanziale che Maria SS.ma, con il Suo “sì”, ebbe con il Verbo Eterno e facilmente si intravedono le vette di perfezione del tutto personali che Ella raggiunse, senza però nemmeno lontanamente poterle commisurare, se non affermando che le Sue proporzioni hanno qualcosa di infinito. Giustamente possiamo affermare che Maria SS.ma è la creatura che sorpassa in perfezione tutto l’ordine creato, tanto tra i felici abitatori del Cielo quanto in terra: Ella, per i Suoi rapporti di unione col Cristo, è al vertice della creazione e viene immediatamente dopo Dio, in stretta connessione di dipendenza ed unità col Suo divin Figlio.
La Sua vita d’unione con Gesù e la Sua fedele risposta all’azione sempre attiva dello Spirito, di cui ne era ripiena, la devono certamente aver portata ad una visione totale della propria missione verso Gesù e verso di noi che, con Lui ed in Lui, formiamo un’unica mistica realtà.
É comprensibile quindi intravedere la ragione per cui la Vergine Santa poteva, con vero eroismo del tutto particolare, rimanere sul Calvario «consenziente all’immolazione della vittima», come consenziente lo era il Padre celeste, pur amando di un amore infinito ed eterno il Suo divin Figlio che si presentava a Lui quale ostia pura, santa ed immacolata per la salvezza dell’umanità.
Sono considerazioni senza dubbio quanto mai elevate che però ci scuotono e ci stimolano alla imitazione più intensa del Suo Cuore Immacolato, sicuri di essere alla sequela del Cuore di Gesù, come Maria SS.ma nostra vera Madre spirituale.
Il “totus tuus” di Giovanni Paolo II, insegnato da S. Luigi Maria Grignon di Montfort e praticato da S. Giovanni Apostolo, è l’atto più sano, più sicuro e più spiritualmente interessato che mente umana possa compiere e sforzarsi di vivere.
La Vergine Santa, creatura di ogni tempo e spazio del globo, non cesserà mai di formare una generazione forte, convinta, generosa ed intrepida che con Lei, sotto la Sua guida, rimanga fedele al Cristo ed alla Chiesa per l’avvento del Regno di Dio, per la completezza del numero degli eletti (cfr Signum Magnum n. 26).
Anche le difficoltà e le sofferenze hanno un preciso posto nella testimonianza dell’amore, che ama tutti, si sostituisce ai peccatori, che intercede sempre. Ci è di sostegno l’ammaestramento di Gesù: “Ma ciò avviene affinché il mondo conosca che Io amo il Padre e che agisco come il Padre mi ha ordinato”. Il che significa che la prova è necessaria e che ha un preciso rapporto di causalità tra la croce che tocca tutti, la quale; invece di essere barriera d’ostacolo, diventa potenza d’amore che salva: “ Ciò avviene affinché il mondo conosca che Io amo il Padre e vivo per Lui”.
Nel succedersi degli eventi adunque, qualunque essi siano, tutto è occasione per provare al Cielo ed alla Terra che noi amiamo il Padre, che a Lui siamo protesi, ponendo su tutte le occasioni belle o pesanti il sigillo della propria offerta, in una atmosfera compresa e voluta di carità vissuta nel modo più perfetto, secondo l’insegnamento paolino della prima Lettera ai Corinti 1-13.
In questa prospettiva diversamente e più profondamente si possono vedere e valutare le numerose prove che la Vergine Santa dovette affrontare, ammirando come il Suo comportamento sia rimasto sempre uguale, “stabat”. Accettava e con dignità viveva la Croce a cui era andata liberamente incontro, nella consapevolezza che realizzava un disegno divino.
Due termini estremi dicono l’enorme statura della Vergine Santa, il “sì” dell’Annunciazione e lo “stabat” della croce, che sono in intimo e costante congiungimento di adesione perfetta e consapevole alla divina volontà.
Questa è la strada percorsa dalla Vergine Santa, indicata prima nei oi punti fondamentali ed ora vista nell’insegnamento del Suo divin Figlio.

3. Gesù ci invita a seguire il medesimo itinerario interiore della nostra Madre Spirituale

La via sempre più santificante seguita dalla nostra Madre Spirituale non soltanto trova riscontro nell’insegnamento di Nostro Signore Gesù Cristo, ma da Lui viene solennemente proclamata quale beatitudine sinlare per quanti la seguiranno.
Narra S. Luca che mentre Gesù ammaestrava le folle, soprattutto fuori della Galilea e stava svolgendo una catechesi più intensa per la formazione i discepoli, «una donna, alzando la voce tra la folla, Gli disse: «Beato il seno che ti ha portato e le mammelle che succhiasti». Ma Egli soggiunse: “Meglio ancora: beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!» (Lc 11,27-28).
Quella donna, trascinata dall’ammirazione per l’insegnamento del Cristo, vuol far risalire la sua lode al di sopra di Lui e, in una espressione quanto mai di uso semitico, eleva la sua lode alla fortunata madre di così grande figlio. Ma Gesù, pur chiaramente continuando lo stesso grido di lode che fa eco al cantico del Magnificat, perfezione ed allarga quanto detto da quella donna ed esclama: «Meglio ancora: beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Parecchi sono gli insegnamenti derivanti dal fatto citato:

a) La grandezza di Maria SS.ma, sì, sta nel fatto della Sua elezione, ma in Lei esiste una grandezza ancora superiore che va ricercata nel Suo inserimento e cooperazione personale al piano della Salvezza, attraverso l’ascolto e l’attuazione della divina volontà.

b) La beatitudine proclamata dal divin Maestro non è ristretta alla persona di Maria SS.ma come aveva proclamato la cugina Elisabetta — beata Tu che hai creduto — ma viene estesa a quanti volontariamente si uniscono ad Essa nella via dell’ascolto e della custodia della divina parola.
«Beata colei» dice la donna, «Beati coloro» risponde Gesù. Il che significa che se la grandezza di mia Madre va ricercata nell’ascolto ed attuazione della divina volontà, medesima grandezza la possono conseguire altresì quanti, riconoscendo la Sua perfezione ed il vincolo soprannaturale con cui a Lei sono essi legati, si propongono di imitarla.

c) Rileviamo inoltre che l’episodio in parola viene riportato dal medesimo Evangelista Luca che ha descritto l’itinerario spirituale di Maria SS.ma. Egli, evidentemente, intende direttamente sottolineare la proclamazione beatificante fatta da Gesù per quelli che, alla scuola di Maria SS.ma, intendono seguire la stessa linea interiore. Intenzione quindi chiara da parte di S. Luca di voler evidenziare il vero titolo della Sua interiore grandezza, quello cioè di identificarsi con Gesù nella accettazione ed attuazione della volontà del Padre, fino a formare con il Suo divin Figlio un solo sacrificio quale Madre e tipo della Chiesa accanto al Divin Crocifisso.
Dall’Annunciazione al Calvario, Maria SS.ma si è unita strettamente al Sacrificio del Suo divin Figlio, tanto da essere chiamata da alcuni Padri della Chiesa « Vergine Sacerdote», così Pio IX il 25 agosto 1873.
Paolo VI nel Signum Magnum afferma: «L’eminente santità di Maria non fu soltanto un dono singolare della liberalità divina: essa fu altresì il frutto della continua e generosa corrispondenza della Sua libera volontà alle interne mozioni dello Spirito Santo. E’ a motivo della perfetta armonia tra la grazia divina e l’attività della Sua umana natura che la Vergine rese somma gloria alla SS.ma Trinità ed è divenuta decoro insigne della Chiesa. Ed è ancora in Lei che i Cristiani possono ammirare l’esempio di come adempiere, con umiltà insieme e magnanimità, la missione che Dio affida ad ognuno in questo mondo, in ordine alla propria eterna salvezza ed a quella del prossimo ».
Pio XI, a sua volta, non dubita di additare Maria SS.ma quale « ispiratrice e suscitatrice di Santi, perché in tutti gli stadi della vita il pensiero di Maria è un pensiero ispiratore di santità. Ciò avviene anche per quella santità che si potrebbe dire non ufficiale, cioè per quella comune bontà di vita cristiana alla quale tutti sono chiamati. Il pensiero e la visione di Maria, non solo suscitano quella purezza di vita, che è la prima dignità dell’uomo, ma sono anche la salute sia delle anime che lottano contro le tentazioni del male, come delle anime chiamate a più alta dignità di vita».

d) Lo Spirito Santo che fu il santificatore della Vergine Santa fin dal Suo concepimento, lo Sposo che al Suo sì la rese Madre singolare ed unica nella storia dell’umanità, l’Ispiratore ed il Sostenitore del Suo spirito lungo il corso della vita terrena, è lo stesso Spirito che Gesù ci ha donato per la nostra santificazione.
E la perfezione sta nel conoscere il Padre e nell’attuazione della Sua volontà. Lo Spirito di verità quindi, che dal Cristo ha il compito di guidarci lungo tutta la verità e di suggerirci quanto Gesù ci ha insegnato, ha il compito di farci comprendere anche la via seguita dalla nostra Madre Spirituale; è a Lui che spetta di illuminarci sull’insegnamento fatto da Gesù Cristo sulla necessità di attuare la volontà del Padre e di farci infine persuasi sull’efficacia ditale itinerario spirituale, nella prospettiva data dallo stesso Nostro Signore Gesù Cristo.
Questo è binario sicuro che ci porta ad essere da Lui annoverati tra i beati fin dal corso di questo esilio, perché in cammino verso il Cielo con la Sua Madre, sotto la Sua guida, nello sforzo di imitarLa, portando su di noi, quale segno di predilezione, il sigillo della Croce. Questa è la vera e sicura statura dell’uomo, di ogni uomo di buona volontà, che può essere da tutti raggiunta in piano di consapevolezza dei valori interiori che ogni uomo ha e che deve affermare in un clima di libertà e di reciproco rispetto.
Il mondo odia il Cristo e quanti a Lui sono associati. Le otto beatitudini proclamate dal Cristo dicono il binario da percorrere attraverso la povertà di spirito, la mitezza, il pianto, la fame e la sete di giustizia, fino a gioire quando, attraverso l’insulto e la persecuzione, potremo dimostrare al Padre la nostra inscindibile unione con Cristo come la Vergine sul Calvario.
Le otto beatitudini costituiscono la vera carta dell’indipendenza dell’uomo che costantemente tende a Dio.
L’uomo, “creatura unica ed irripetibile”, come afferma Papa Giovanni Paolo Il, ha le proprie dimensioni e sono quelle ridonategli dal Cristo con la cooperazione di Maria SS.ma, Madre Spirituale del genere umano.
In Maria SS.ma l’uomo, qualunque sia la sua posizione, trova l’applicazione vera e pratica delle dimensioni umane e soprannaturali che egli deve in sè affermare. Più l’uomo redento aderisce a Cristo Redentore, più potenzia la propria personalità interiore e, per riflesso, esteriore. Più si sforza di uniformarsi a Lui sommo Capo, più si santifica, allarga i propri orizzonti e fortifica quanto intraprende, vivendo in Lui e con Lui il tempo che Dio Padre gli dona per il traffico dei talenti a lui affidati, come dono della Sua bontà.

e) L’uomo redento, riconoscendo la propria dignità, nella vitalità sempre operante dello Spirito, è in cammino lungo i secoli per l’affermazione del Regno di Dio, affermato con le due componenti divenute in Cristo e in Maria SS.ma a lui familiari, quelle del lavoro faticoso e del dolore.
Maria SS.ma è la Madre che, vessillifera di questa dignità ridonata da Dio all’umanità, cammina con Cristo innanzi ai redenti, e così la consapevole risposta dei figli nella forza incoercibile dello Spirito Santo, trasforma il mondo.
Fino a quando e fino a che punto?
Fino a che Cristo sia formato nel cuore di ogni uomo e fino a che Egli ritorni per la seconda volta a glorificazione della Chiesa attraverso un giudizio giusto, atteso, voluto ed amato che definitivamente traccia la divisione dell’umanità, i buoni ed i reprobi.
Sarà il trionfo del Cristo totale, segno di contraddizione perché in Lui si rivelino molti cuori. Fondamento sicuro ditale trionfo sono la Croce del Cristo ed il Cuore trafitto della nostra dolcissima Madre.