L’Ancora: n. 6 – giugno 1966 – Circolare

Come leggere questa circolare

Questa Circolare vuole ogni anno fare il punto della situazione dell’apostolato. Porta a conoscenza di tutti le gioie, le difficoltà, i rimedi, gli obiettivi del nostro Centro.
Ogni iscritto deve leggere questa Circolare tenendo presente che costituisce la base per il lavoro di apostolato.
E’ necessario conoscere ed attuare le direttive che essa ci presenta per lavorare nell’unità e nella carità.
E’ necessario lavorare secondo queste nuove direttive perchè sono state studiate alla luce dei Documenti del Concilio per un Apostolato attuale.

L’APOSTOLATO RINNOVATO ALLA LUCE DEL CONCILIO
Vengo a voi sorelle e fratelli carissimi con il cuore inondato di gioia per la consolante ripresa di intima e feconda corrispondenza alle linee dell’apostolato che si sta constatando un po’ ovunque nella nostra Associazione: sono nuovi Gruppi di avanguardia che si stanno estendendo, unificando in questa maniera sempre di più l’apostolato; sono incaricati diocesani che, nella consapevolezza della loro attività, si pongono accanto all’incaricato regionale e si sforzano di applicare tutti i settori dell’apostolato del Centro «Volontari della Sofferenza a, sono cari e venerati sacerdoti che, nella consapevolezza del valore dell’apporto del sofferente nel corpo mistico di Cristo, sì donano con maggiore dedizione ai sofferenti, con caritatevole totalità, quasi ad integrazione del proprio sacerdozio: partecipare personalmente alla passione di Cristo nel sostegno del Cristo mistico sofferente nell’ammalato, dopo essersi con Lui identificati sull’altare con le mirabili parole della Consacrazione, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue ».
Non mancano delle zone in cui l’apostolato è meno luminoso. In qualcuna c’è pure qualche arresto di fervore, nonostante lo sforzo del Centro di andare incontro a tutte le esigenze. Sono zone ove l’attaccamento alla propria Idea prende il sopravvento sull’idea unica ispiratrice dell’apostolato, che lo deve tutto vivificare, e condurre avanti nell’unità di lavoro e di proposito per la sua migliore realizzazione in seno alla Chiesa santa di Dio.
Che cosa vuole questa circolare che ogni anno vi arriva, quasi nello stesso periodo, nelle vicinanze del pellegrinaggio sacerdotale a Lourdes?
Vuole compiere per quanto possibile una messa a punto sul lavoro dell’annata; vuole additare meglio le mete; togliere la polvere sulle strutture che può essersi depositata e che impedisce o ritarda il fine dell’Associazione; raddrizzare qualche via poco dritta: questa circolare vuole soprattutto sostenere tutti nella più grande carità ad edificazione del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa.

OBIETTIVO DELL’ANNO XIX DI VITA
Si avvicina l’anno ventesimo di apostolato: 17 maggio 1967.
Si chiuderà un secondo periodo di lavoro spirituale. Lavoro silenziosamente iniziato con una sola ammalata, sviluppatosi con la vostra cara e desiderata partecipazione. Questo secondo periodo di attività, vede la chiusura del Concilio Ecumenico, data storica e luminosa nella vita della Chiesa non soltanto per la sua celebrazione, ma per l’intensa ripresa di vita interiore che significa maggiore consapevolezza dei propri impegni, maggiore conoscenza della vocazione che ciascuno ha nel Corpo Mistico di Cristo, secondo il dono dello Spirito Santo.
In questo diciannovesimo anno di apostolato intendiamo, in modo del tutto particolare, mettere l’Associazione di fronte agli insegnamenti del Concilio, insegnamenti vivi e luminosi che devono indicare il nostro piano di lavoro e darci sicurezza di servizio.
Il Santo Padre, rivolgendosi a tutti i Vescovi d’Italia il 23 giugno u. s. ha solennemente affermato che «il Concilio sarà il grande catechismo dei tempi nuovi”. Il che significa che dobbiamo prendere i suoi insegnamenti, le sue direttive e metterle dinanzi alle strutture dell’apostolato e vedere di inserirle, qualora ancora non lo fossero, affinché tutto abbia la luminosità e la forza che questo grande avvenimento della Chiesa ha donato e continua a donare a tutta la compagine della Chiesa.
Il Concilio non spinge a mete avventurose, distaccate dal giudizio e dalla guida della Gerarchia, «anzi contiene e corregge gli arbitri dottrinali e disciplinari, che qualche spirito irrequieto ne vorrebbe derivare; ma ci esorta ad approfondire la nostra meditazione sul mistero di verità, che la Chiesa porta con sè, e ad osare con fiducia lo sforzo apostolico nuovo perché tale mistero diventi sempre di più la luce del mondo” (Paolo VI alla C.E.I. 23-VI-1966).
Questo lavoro deve impegnare tutti, tanto la gerarchia, quanto i sacerdoti ed i fedeli, essendo tutti membra del Corpo Mistico, partecipando tutti, sia pure in modo diverso al sacerdozio di Gesù Cristo.
E’ un lavoro che impegna « ad un’opera educativa, esplorativa, assai bella e delicata, che richiede pazienza, grandezza di animo, cure assidue, dedizione, amore; ma questo lavoro darà, a Dio piacendo, i suoi frutti” (idem).
Il Santo Padre stesso ha precisato con sintesi meravigliosa quali devono essere i primi frutti del Concilio Ecumenico:
a) un rinnovato fervore religioso nel popolo cristiano
b) un’accresciuta coscienza della natura e della missione della Chiesa.

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ECCO ALLORA LA NOSTRA POSIZIONE CHE SI PRESENTA CHIARA E LIMPIDA AL NOSTRO SGUARDO E CHE SI PUO’ TRADURRE IN QUESTI PUNTI:
a) un impegno cosciente, esigente ed impellente di santità personale, senza mezzi termini, alla luce della dottrina e dell’esempio di Nostro Signore Gesù Cristo, sotto la guida della Chiesa, maestra indefettibile delle anime nostre;
b) un’azione concreta ed ordinata in piano apostolico per agire in seno alla Chiesa, secondo la propria vocazione di sofferenti, che significa, vocazione di continuatori della Passione di Gesù Cristo a beneficio di tutto il Corpo Mistico, che è la Chiesa.

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Volendo allora noi rinverdire, continuando sull’esempio donatoci dal Sommo Pastore delle anime nostre, il volto del nostro apostolato, cambieremo allora le strutture interne del Centro, strutture che già sono, state approvate dalla Chiesa e sperimentate e collaudate dal tempo e dalla esperienza? Affatto.
Volendo iniziare invece un apostolato consapevole, fermo, calmo, silenzioso, non abbiamo altro che da ribadire tutti i punti del nostro programma sull’insegnamento dei Decreti conciliari e vedere se il nostro lavoro coincide con le direttive della Chiesa.

IMPEGNO DI APOSTOLATO
L’Associazione, fin dal suo sorgere, ben se lo ricorda la buona Sorella Myriam, ha continuamente ribadito che non basta essere santi per sè, ossia, non basta vivere il proprio impegno di lavoro e di offerta da soli, ma bisogna essere impegnati a trasformare il mondo dei sofferenti, mediante un piano di lenta conquista personale ed ambientale, fino a raggiungere numericamente tutti gli ammalati d’Italia e del mondo.
Quante volte queste parole «raggiungere numericamente tutti gli ammalati della zona» sono state scritte nelle circolari e negli articoli, pronunciate durante i corsi di Esercizi e le giornate di studio a Re e altrove!

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Il Decreto sull’Apostolato dei Laici mira a far comprendere a tutti i laici l’obbligatorietà dell’apostolato. che ad essi incombe. In questo particolare punto, rivolgendo l’obbligatorietà dell’apostolato anche ai sofferenti, può essere che il Decreto urti il modo di pensare di qualcuno il quale considera gli ammalati soltanto nel loro stato di sofferenza, che vanno aiutati, trascurando invece tutta la parte positiva e costruttiva che gli stessi ammalati hanno.
«L’apostolato per ordinare, per mezzo degli uomini, il mondo intero a Cristo» (A.L.I, 2). «Tutta l’attività del Corpo Mistico ordinata a questo fine si chiama “apostolato” ».
E perché sia ben chiara l’idea d’apostolato, che deve essere da tutti accettata, il Concilio dice: “tale apostolato non consiste soltanto nella testimonianza della vita; il vero apostolato cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola sia ai non credenti per condurli alla fede, sia ai fedeli per istruirli, con fermarli ed indurli ad una vita più fervente, poiché l’amore di Cristo ci sospinge e nel cuore di tutti devono echeggiare le parole dell’Apostolo: «guai a me se non annunciassi il Vangelo» (I cor. IX, 16) A.L. Il, 6.
NEL CASO NOSTRO, IL CONCILIO DICE CHE NON BASTA UNA PERSONALE TESTIMONIANZA DI FEDE CHIUSA IN SE STESSA, BISOGNA ESSERE ANIME DINAMICHE CHE VOGLIONO CONQUISTARE ALTRE ANIME. E L’AMMALATO E’ IN QUESTA POSIZIONE DI CONTATTO CON I LIMITI DEL BENE E DEL MALE, FORSE PIU’ DEGLI ALTRI.
Per isolata che sia la vita dei sofferenti, a tutti capitano delle occasioni per annunciare la parola di Dio con l’esempio della vita e con il dialogo che deve aprirsi al contatto delle anime per la più grande gloria del Padre celeste.
Sta a noi vedere i segni che determinano l’azione e a non lasciar sfuggire le occasioni. Tutte le età sono buone quella dei giovani che sanno scorgere i disegni di Dio anche in una vita crocifissa, quella dei vecchi che sanno dire una parola di saggia esperienza per far comprendere che la sofferenza è sempre utile, utile a tutte le età, ma specialmente in quella avanzata, per le possibilità di riparazione e potenziamento che schiude.

GLI AMMALATI PER MEZZO DEGLI AMMALATI
Accanto a questa obbligatorietà di apostolato che viene stabilita per ogni cristiano di qualunque classe sociale e di qualsiasi età, il Concilio sottolinea un punto che da 20 anni è stato la base del nostro lavoro: L’APOSTOLATO DEGLI AMMALATI PER MEZZO DEGLI AMMALATI.
Il medesimo Decreto afferma: «L’Apostolato dell’ambiente sociale, cioè l’impegno di informare dello spirito cristiano la mentalità, i costumi, le leggi e le strutture della comunità in cui uno vive, è un compito ed un obbligo proprio dei laici che dagli altri non può essere compiuto. In questo campo i laici possono esercitare l’apostolato del simile verso il simile ». (A.L. III, 13).
Considerando le suddette direttive, che si impongono a tutti e che non possono nemmeno essere poste in discussione, vediamone l’opportunità.
Esistono ambienti di ospedale e di sanatorio, ove ben sovente si trovano situazioni dolorose, ove il sacerdote deve restare purtroppo, spettatore impotente, senza possibilità di avvicinarsi.
IN TALI AMBIENTI L’APOSTOLATO DEGLI AMMALATI É QUANTO MAI PREZIOSO, esso è l’unico che si possa svolgere, perché possono avere contatto con gli altri degenti, con i medici, con gli infermieri e gli stessi parenti.
E che dire dell’apostolato che l’ammalato può esercitare nel nucleo familiare, sovente chiuso ad un intervento pastorale del Sacerdote? E’ vero che tempi addietro, non si pensava all’apostolato della categoria ammalati. In questo settore si era più inclini a portare soltanto una parola di conforto, a svolgere opera di formazione spirituale e di sostegno, ma non si era mai pensato a svolgere un’opera di conquista degli ammalati per mezzo degli ammalati.
Alcuni non hanno ancora compreso tale imperativo, nemmeno nelle file del Centro. Alcuni temono di chiedere troppo, altri temono di insuperbirli col far vedere loro le grandi possibilità costruttive del dolore.
A parte che non si riesce proprio a comprendere quale superbia possa nutrire chi è veramente in Croce, resta il fatto che deve essere gloria dell’umanità poter contribuire con Cristo al proprio riscatto.
«Per grazia di Dio sono quel che sono, e la Sua grazia in me non è restata vuota» al punto che — continua San Paolo — «volentieri mi glorierò della mia debolezza perché allora abita in me la forza di Cristo ».
Non è questa .la superbia che scaccia Dio, ma la vera consapevolezza e la gioia di sentirsi forti e potenti in « LUI» che tutti sostiene.
La consapevolezza della missione grande e luminosa della vita della Chiesa non la insuperbisce ma la unisce alla gloria del Capo, Cristo, e la impegna ad avere gli stessi sentimenti.
La Vergine Santa ha riconosciuto tutte le meraviglie che in Lei erano state operate, ed ha concluso nel più grande atto di umiltà. L’ammalato nel riconoscimento della propria missione vedrà un atto di amore sublime da parte di Dio, un amore che lo impegna nel riconoscimento della medesima vocazione, che esige l’uguaglianza dei sentimenti per essere come e con Gesù mezzo di salvezza per molti.
E’ questa la missione del Crocifisso, «quando sarò elevato da terra trarrò tutti a me ». L’ammalato continuando la sua missione continua ad offrirsi, in seno alla Chiesa, per la salvezza dei fratelli e dell’intero popolo di Dio.

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Altri invece dicono che SI CHIEDE TROPPO ai sofferenti impegnandoli in un piano di apostolato e dimenticano lo stesso apostolato svolto da Gesù proprio durante la passione: il richiamo di Giuda; lo sguardo verso Pietro ; i dialoghi iniziati con gli stessi persecutori; lo sguardo messianico dall’alto della Croce, ecc., esempio divino che deve essere tenuto in primo piano e che va seguito. Naturalmente l’apostolato in simili condizioni costa di più, ed è proprio per questo che è più prezioso.
Il Decreto dell’Apostolato dei Laici, categoricamente afferma: «la vocazione cristiana è per sua natura anche vocazione all’apostolato» (A.L. 1, 2).
La sofferenza, dunque, non può togliere un diritto ed un dovere di natura.
Gli apostolati che – si possono svolgere sono diversi, a seconda delle persone, non a tutti uguale nella stessa misura, ma L’APOSTOLATO NELL’AMBITO DELLA PROPRIA CATEGORIA E DEL PROPRIO AMBIENTE NON SOLTANTO E’ POSSIBILE MA E’ PUR DOVEROSO.
La Chiesa vuole che ai nostri giorni, in cui sentiamo l’assillo del richiamo alla ricristianizzazione di tutti gli ambienti, i fedeli, tutti e ovunque, sentano e vivano gli impegni derivanti dal battesimo, come una realtà da assolvere.
«A tutti i cristiani è imposto il nobile impegno di lavorare affinché il Divino Messaggio della salvezza sia conosciuto ed accettato da tutti gli uomini, su tutta la terra
(A.L. 1, 3)
«Dall’aver ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sorge per ogni credente il diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e a edificazione della Chiesa » (idem).
Ciascuno di noi è d’accordo che re tutti i carismi sano necessari, quello della CARITÀ è fondamentale ed insostituibile e la prova più grande di essere nella Chiesa la carità vivente, che si dona, è l’avere la vocazione alla sofferenza.
“Non c’è prova più grande di amore che dare la vita per i propri fratelli » – Non esiste prova più grande di amore per la società che accettare il dolore che entra nella propria vita e offrirlo per la salvezza di tutti; comprendendo la «inequivocabile vocazione alla sofferenza» (Paolo VI, f. r., ai «Silenziosi Operai della Croce »).

URGENZA DELL’APOSTOLATO
Tema questo tante volte affrontato, sotto tutte le forme specialmente nella visione chiara e documentata:
a) sul modo con cui viene abitualmente accolta e vissuta, la sofferenza ai nostri giorni;
b) sul tenore di vita degli ambienti ospedaleri, sanatoriali e case di cura specializzate;
c) su quanto svolgono le organizzazioni laiciste e senza Dio per speculare sul dolore a fini personali e politici;
d) sulla costante violazione alla libertà che viene praticata su chi soffre da parte anche di chi dovrebbe soccorrere, con pietà e carità a sostegno dell’integrità umana. Leone XI nell’Enciclica «Superiori anno» (1884) già additava i pericoli del nostro secolo: «Se, infatti sono tanto ostinati i propositi dei nemici del cristianesimo, è necessario che non minore sia la costanza dei suoi diffusori, tanto più che l’aiuto celeste e i benefici di Dio sono spesso frutto della nostra perseveranza »
Il Concilio Ecumenico indica l’urgenza di questo Impegno d’apostolato: “ i nostri tempi non richiedono poi minor zelo da parte dei laici anzi le circostanze odierne richiedono assolutamente che il loro apostolato sia più intenso e più esteso » (A.L. Proem.: 1)
“ Tale apostolato si è reso tanto più urgente in quanto l’autonomia di molti settori della vita umana si è, come è giusto, assai, accresciuta, ma talora ciò è avvenuto con un certo distacco dall’ordine etico e religioso e con grave pericolo della vita cristiana» (idem).
Questo brano è denso di attualità se l’applichiamo al settore dell’assistenza all’ammalato. Il settore della assistenza si è molto esteso ed è intrinsecamente cambiato. L’ambiente dell’ospedale, non è più quello di 15 o 20 anni fa. Oggi l’assistenza è molto estesa e lo stesso progresso medico è tale che costringe l’individuo ad uscire dal proprio ambiente per avere in luogo specializzato un’adeguata cura. Il 10% della popolazione italiana passa dagli ospedali; il che significa che anche talvolta per una semplice osservazione si è obbligati ad entrare in ospedale ed a sostarvi per qualche giorno.
Il principio di assistenza viene ora codificato dallo Stato, il quale fino ad oggi, ossia fino alla approvazione del nuovo Disegno di legge che è in corso, è ancora quello del 1890, che ignora il principio di carità della Chiesa che ha suscitato le grandi Opere Pie assistenziali in Italia e che va incontro all’ammalato per preciso comando divino.
Il settore sanitario in Italia è Proprio come prevede il Concilio, un settore che si sta sviluppando a sé, senza avere ancora quei principi informatori cristiani che dovrebbe avere. In Vestnik Vyssej Skoly n2,1965, pag. 70, i senza Dio apertamente dicono quale sia la loro linea di azione nel settore dei sofferenti: ogni cattedra di medicina deve essere nel medesimo tempo cattedra di ateismo.
“Lo scopo dei corsi di ateismo è quello di preparare qualificati propagandisti dell’ateismo che sappiano poi organizzare l’attività ateistica negli ospedali, nelle cliniche, che sappiano dirigere circoli ateistici e tenere conferenze ateistiche ». «Il grave pericolo della vita cristiana », dì cui al Decreto in parola, alla luce dei fatti che potremmo ampiamente documentare ed aggiungere da parte dei senza-Dio, sono tali da farci ben comprendere che non è una minaccia vana per la vita cristiana.
Per questi precisi motivi dinanzi all’incalzare del male ed ai tanti compromessi che da ogni parte vengono fatti è necessario scuotersi e mettersi in quello stato di verità e di coerenza di fronte alle linee del Concilio, che sono linee dello Spirito Santo, suggerite ai pastori delle anime nostre. Dobbiamo sentire, nel più profondo dell’animo, la lacerazione del costato del Cuore di Gesù per i tanti errori che dilagano; dobbiamo ad essi opporci per esigenza di coerenza, che scaturisce dal Battesimo, memori del fatto che saremo giudicati personalmente sul modo con cui abbiamo reagito al male in noi ed attorno a noi.
Tale giudizio sarà tanto più rigoroso in proporzione del mandato della vocazione che ciascuno ha avuto e della possibilità che egli aveva per impedire il male dilagante.

COME COMBATTERE TANTO MALE
Considerando ancora il Decreto dell’Apostolato dei Laici prendiamo fiducia e gioia nel meditare la nostra interna struttura di Associazione. Struttura sicura perchè internamente è in pieno aderente alle richieste di preghiera e di penitenza formulate dalla Vergine Santa, mentre, esternamente, ha già l’approvazione della Chiesa.
“ Quei laici, che, seguendo la propria particolare vocazione, sono iscritti a qualche associazione o istituto approvato dalla Chiesa si sforzino di assimilare fedelmente la particolare impronta di spiritualità che è propria dei medesimi ” (AL. 1, 4).
Rileggiamo a questo punto il Breve Apostolico di erezione e vediamone la bellezza, la freschezza e l’attualità!
Da qui scaturiscono alcune conclusioni consoianti per il nostro cuore di sofferenti:
siamo sulla strada giusta, quella segnata dalla Vergine Santa;
b) siamo sulla strada approvata dalla Chiesa;
c) percorriamo una strada che può portare valido contributo ai bisogni sociali;
d) percorriamo la strada che ci può portare alla santità.

L’INTRINSECO APOSTOLATO DEL CENTRO
Non è cosa nuova, quando affermiamo che il Centro NON HA ALCUN PROGRAMMA PARTICOLARE, nessun punto che si distacchi dalla comune vita di perfezione cristiana.
Il primo impegno del “Volontario della Sofferenza” o del «Fratello degli Ammalati» è quello di vivere in grazia di Dio, di seguire la comune linea di perfezione stabilita da Nostro Signore Gesù Cristo, “rinnegare quotidianamente se stessi, prendere la propria croce e seguirlo “.
Questo è un impegno comune a tutti i cristiani, essendo tutti col battesimo impegnati a vivere il piano di grazia che abbiamo abbracciato. Questo però è il punto base che ci fa unire a Gesù Cristo, che dona a noi la possibilità di operare in piano soprannaturale, che, in una parola trasforma la nostra esistenza, donandoci quelle possibilità soprannaturali, che non potremmo avere diversamente.
“ La fecondità dell’apostolato dei laici dipende dalla vitale unione con Cristo, secondo il detto del Signore: Chi rimane in me ed io in lui, questo produce molto frutto, perchè senza di me non potete fare niente “ (Jo. XV, 4-5) (idem.).

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Vediamo quindi che lo scopo del nostro apostolato trova le radici nell’intima struttura del Decreto dell’Apostolato dei Laici, per cui maggiormente balza dinanzi ai nostri sguardi la sua interiore vivezza.

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Dopo il primo impegno di vita di grazia, da cui dipende tutta la possibile operosità, esistono nel nostro Centro due altri impegni, accoratamente richiamati dalla Vergine santa a Lourdes ed a Fatima:
a) l’impegno di preghiera;
b) l’impegno di penitenza.
Non si può purtroppo in questa circolare spiegarvi, fratelli carissimi, tutta l’importanza di tale richiamo e dimostrare come Maria Santissima con questi due mezzi abbia non soltanto richiamato l’umanità a punti essenziali della vita cristiana, ma abbia pure suggerito la confutazione pratica dei due errori dilaganti al momento del suo intervento nella vita della Chiesa, quello del laicismo e quello del comunismo ateo.
Si ricordino tutti che, con il culto pubblico e l’orazione, con la penitenza e la spontanea accettazione delle fatiche e delle pene della vita, con cui si conformano a Cristo sofferente (2 Cor. IV, 10~ Col. 1, 24) essi possono raggiungere tutti gli uomini e contribuire alla salvezza di tutto il mondo ». (A.L. IV, 16).
Questi preziosi ammonimenti sono continuamente richiamati dal magistero della Chiesa e dagli ultimi documenti pontifici, «Poenitentiam agite» di Giovanni XXIII e «Poenitemini» di Paolo VI f. r.
Questi ammonimenti che sono la base per qualsiasi apostolato in modo particolare sono per gli iscritti al Centro, lo stesso apostolato.
Noi, sul richiamo di Maria Ss.ma ci proponiamo di vivere un profondo spirito di preghiera e di penitenza. E’ questo quanto ha voluto richiamare la Madonna. Con questi due mezzi noi ci proponiamo di:
a) riparare i tanti peccati che si commettono e che offendono il Cuore di Gesù ed il Cuore Immacolato di Maria;
b) darsi da fare per la salvezza dei peccatori;
c) sostenere con la nostra spirituale operosità il Papa, i Sacerdoti ed il loro apostolico ministero.
A nessuno quindi sfugge la fresca e sicura vitalità che scaturisce dall’attuazione del programma del “ Centro Volontari della Sofferenza »:
a) è un impegno di santità nel costante ricorso alla preghiera e nella quotidiana rinuncia a se stessi;
b) è un aiuto a tante anime che non si sarebbero salvate se molti ammalati non avessero pregato e sofferto.

SETTORI DI LAVORO
Quanta incomprensione sulla necessità di dare vita ai diversi settori dell’apostolato. Lentamente si sta comprendendo la necessità di dare vita ai settori dei bambini, dei giovani e delle giovani.
E’ invece una precisa necessità dei tempi; vediamo bambini, adolescenti e giovani, raccolti da coloro che sono lontani dalla vita della Chiesa.
Da due coni stiamo agitando lo slogan: O IL CENTRO VIENE ATTUÀTO IN TUTTA LA SUA ESTENSIONE, OPPURE E’ SORPASSATO.
Non mi fermo a ripetere ciò che ho altre volte scritto in circolari, ed anche recentemente, agli incaricati di zona.
I magnifici frutti che si stanno già avvertendo nelle Diocesi, ove la vita del Centro si articola in settori ben distinti, già sono una stupenda realtà da spingere anche i più refrattari a voler provare.
Il Concilio si è proposto di cogliere i segni dei tempi; li ha puntualizzati, indicando le linee da seguire.
Ed è proprio in questo Decreto che noi troviamo i chiari suggerimenti a voler stabilire l’apostolato sulle basi dei settori.
« La formazione all’apostolato deve iniziarsi fin dalla prima educazione dei fanciulli. In modo particolare siano iniziati all’apostolato gli adolescenti ed i giovani.”
“Qualora questa formazione manche, o perché i giovani non frequentano dette scuole, o per altra causa la curino con maggiore impegno i genitori, i pastori d’anime e le Associazioni» (A.L. VI-30).
Basti a voi considerare quanto più volte ho scritto a proposito del bambino ammalato o dell’adolescente. Ricordatevi tutto ciò e ripensate la necessità di una formazione, prima che il male incida su quelle anime.
Si tratta di far scoprire delle vocazioni e che potrebbero avere inclinazioni ben precise e desideri ben determinati; si tratta di far comprendere la loro vocazione e questo non con sterili sentimentalismi o idee prive di fondamento ma alla luce radiosa e costruttiva della Redenzione.

GRUPPI DI AVANGUARDIA
Sono, ormai, quasi venti anni che stiamo sperimentando la forza intrinseca del «Gruppo di Avanguardia “.
Con questa tecnica di apostolato siamo riusciti a far uscire l’ammalato dalla propria piccola cerchia d’ambiente e ad immetterlo in un piano di lavoro apostolico. Grazie a questa formula di lavoro svolto in piccole squadre, in «equipe“, il sofferente non soltanto rompe la propria solitudine, ma passa all’azione più bella e più costruttiva.
E’ un’attività che si allarga in vastità di raggio e di sostegno. E’ un lavoro in cordata, per cui l’individuo si sente sempre sospinto dagli altri per un maggior impegno di generosità.
Questa necessità di lavorare ai nostri giorni “in équipe» non poteva sfuggire al Concilio. E’ una vera esigenza dei tempi che viviamo. E’ il tempo del dialogo; è lì tempo degli incontri; è il tempo dei lavori fatti in comune. Per queste ragioni viene sottolineato il lavoro fatto in piccoli gruppi: «i loro membri con i compagni e gli amici, in piccoli gruppi, valutano i metodi ed i frutti della loro attività apostolica e confrontano con il Vangelo il loro modo di vivere quotidiano ». (A.L. VI, 30).
I laici «non limitino la propria cooperazione entro i confini della Parrocchia e della Diocesi, ma procurino di allargarla nell’ambito interparrocchiale, interdiocesano, nazionale e internazionale.
Ecco allora così realizzarsi le aspirazioni della Vergine Santa in piano universale fedelmente seguendo le linee del Concilio.
Anche i mezzi di apostolato vediamo inseriti ed additati in questo Decreto che tanta luce sprigiona attorno a noi: « convegni, congressi, ritiri, esercizi spirituali; incontri frequenti, conferenze, libri e riviste ».

RIPRESA DI ATTIVITA’
E’ A VOI, CARI CAPI-GRUPPO CHE MI RIVOLGO.
Siete voi i veri sostenitori di tutto l’apostolato. Sull’apostolato del singolo difficilmente si può fare vero assegnamento, mentre sull’apostolato del gruppo, che rappresenta una collettività, si può guardare con più fiducia, perché il gruppo è una cellula viva nel Corpo Mistico di Cristo che lavora per potenziare il Corpo intero della Chiesa.
Se il Gruppo di avanguardia si ferma nella sua attività, la vita del Centro è quasi del tutto paralizzata.
Dobbiamo prendere conoscenza della nostra vocazione: dobbiamo prendere posizione di fronte a tanto male che dilaga: dobbiamo allacciare tanti “fratelli degli ammalati” alla nostra attività per lo sviluppo armonico del Centro, per cui abbiamo bisogno che il Gruppo di Avanguardia si convinca della propria importanza di azione.
Agganciamo, cari ammalati, i sani alle nostre attività! Inseriamo i “Fratelli degli ammalati” nell’attività del Gruppo. Se i sofferenti non hanno l’apporto del fratello sano, molto lavoro non lo possono svolgere, mentre d’altra parte se i sani non vengono inseriti in un lavoro concreto si disperdono e non sono i naturali sostenitori di tutto il lavoro che si svolge.
Sono necessari i malati per bilanciare i tanti peccati che si commettono, ma sono pur necessari i fratelli di ideale per il normale, indispensabile sostegno e per lo sviluppo di tutte le iniziative parallele alla vita del Centro.
Troppo in sottordine sono stati tenuti i “Fratelli degli ammalati”. Tante anime generose hanno visto l’apostolato, si sono affacciate su di esso e non sono riuscite ad inserirsi in concreto nel lavoro apostolico. Se i sani vengono inseriti nei gruppi, il lavoro sarà allora in perfetto equilibrio perché ci sarà un perfetto scambio di carità.

NUOVE STRUTTURE DEL CENTRO
Alcune zone si sono allarmate perché hanno visto il sorgere degli INCARICHI REGIONALI e quasi hanno interpretato tale necessaria evoluzione organica, come una voluta limitazione del Centro locale. Tutt’altro!
Le strutture del Centro, come impalcatura organica, stanno subendo qualche variazione, ma in meglio.
Dopo avere sperimentato le strutture fatte e visto la necessità di quelle mancanti, si è stabilito di fissarle in questa maniera:
CAPI GRUPPO: continuano la loro attività sempre con lo stesso funzionamento, con la medesima tecnica di conquista e di smembramento. L’unica nota che viene accentuata è quella di inserire in ogni Gruppo di avanguardia anche dei “ratelli degli ammalati” proprio per avere tutto l’aiuto possibile anche da parte dei sani. L’inserimento dei “Fratelli degli ammalati” nei Gruppi farà sì che i sani si accostino di più agli ammalati e possano così con gioia sentirsi utili nello svolgimento dell’apostolato. Va da sé che nei Gruppi vanno inseriti dei “Fratelli degli ammalati” e non soltanto dei simpatizzanti: ossia bisogna inserire anime che hanno dato la loro adesione personale e regolare alla vita del Centro.
È chiaro che i sani contemporaneamente all’attività che svolgono con il gruppo dovranno poi avere le loro riunioni periodiche, i loro ritiri spirituali, le loro specifiche attività, onde non sentirsi in secondo ordine e poter lavorare in piano nazionale di conquista secondo gli ideali proposti dalla Vergine Santa a Lourdes ed a Fatima.
Impiantando l’apostolato in questa forma, cari iscritti, vedrete quante lacune verranno fuori! Ed è proprio questo il momento di stringerci vicino nell’apostolato e dare quelle svolte necessarie per non cristallizzarci.
CENTRI D’AZIONE: questi centri vengono soppressi. Quelli che esistono vengono unificati e divisi nei diversi centri di zona. E’ una semplificazione di lavoro che evita strutture su strutture con difficoltà di movimento.
CENTRI ZONA: sono diverse zone che esistono con Il loro incaricato per gli ammalati e per i “Fratelli degli ammalati » con un sacerdote che li guida per la parte spirituale.
I Centri zona sono formati da diversi Gruppi di Avanguardia. E questi Centri zona possono essere stabiliti secondo la necessità, a giudizio dell’Assistente e degli incaricati diocesani per gli ammalati e per i «Fratelli degli ammalati ».
I dirigenti del Centro zona, evidentemente fanno parte del Consiglio Diocesano. Fanno pure parte del Consiglio Diocesano gli incaricati diocesani dei diversi settori, bambini, giovani, adolescenti, ecc.
CENTRI DIOCESANI
Tutto sussiste come prima, senza nessuna variazione.
CENTRI REGIONALI
Questi Centri regionali hanno il compito di:
— affiancare l’azione dei Centri Diocesani e sostenerli nell’impianto e funzionamento dei vari settori di apostolato;
— tenere vivi ed operanti i gruppi, ove i centri diocesani ancora non esistono;
— sperimentare con opportuni questionari, approvati dal Centro di Roma, la consapevolezza d’apostolato dei Gruppi di Avanguardia per una più ampia formazione apostolica omogenea;
— sentire il parere dei Capi Gruppo della Regione su determinati punti, onde stabilire statistiche e fare inchieste particolari su problemi che possono interessare tutti gli ammalati;
— tenere i rapporti con i diversi incaricati diocesani della regione;
— riunirsi, almeno due volte all’anno per esaminare il programma e sottoporlo ai Superiori;
— tenere i rapporti con i Gruppi specializzati, quelli che svolgono particolare attività nell’apostolato, come i gruppi che sostengono l’apostolato nei sanatori, case di riposo, ecc.

UNITA’ E CARITA’
É questa la caratteristica della casa di Nazareth; è questa la caratteristica per cui Gesù ha vivamente pregato prima di lasciare questo mondo.
La stessa struttura dell’apostolato che si deve svolgere in piano nazionale ed internazionale richiede una stretta unità di pensiero e di azione.
La linea che dobbiamo seguire, anche se in qualche cosa urta il nostro modo di pensare, è quella segnata dal Concilio.
Dobbiamo essere fermento nell’ambiente sanitario. Dobbiamo scuotere le masse degli ammalati e di quanti di loro si interessano.
Dobbiamo vedere i problemi, dobbiamo imparare a diventare coscientemente attivi nella considerazione degli ambienti e abituarci a varcare le linee della tranquilla esistenza per diventare, come Gesù, segni di contraddizione.
La nostra vita deve essere fusa nella realtà della verità dell’insegnamento di Gesù Cristo, nella continuità della Redenzione. Questa visuale esige da parte nostra una impostazione unica sulla visione di tutte le possibilità che i sofferenti detengono. E’ la Chiesa che ci impone di guardare innanzi e di essere uniti per vincere tutte le barriere che il principe delle tenebre, nella persona dei suoi seguaci, continuamente costruisce attorno a noi.
Lo spirito di unità non vuol dire non fare presente le possibili migliorie che possono affacciarsi, ma certamente esclude i giudizi personali che tagliano e mutilano l’apostolato.
La carità fonde gli animi, spingendoli avanti, senza badare a se stessi, per un bene migliore: la dilatazione del regno di Dio.
SENZA CARITA’ NON SI PUO’ COSTRUIRE!
E’ il programma che ci unisce, che ci spinge alla carità più estesa, sentendoci veri fratelli, figli della comune Madre celeste, che ha chiamato i figli di buona volontà a volersi stringere a Lei per la salvezza degli altri fratelli. Non si serve l’Immacolata se non si resta nella carità, come non si è uniti al Cristo se non si è nella carità.
COMBATTIAMO CON VERA PAROLA D’ORDINE VISSUTA I PERSONALISMI CHE DIVIDONO E SCOSTANO.
In questi casi l’unico che ci guadagna è il nemico delle anime nostre e chi ci perde sono gli ammalati e le anime dei peccatori.
Che responsabilità di fronte a simili atteggiamenti! E’ la Chiesa che giudica, è la Chiesa che guida, è la Chiesa che sostiene. A noi tocca seguire i segni dei tempi, cercando di dare, nell’unità e nella carità, il nostro personale apporto.

VOCAZIONI
Quanto sono necessarie!
Avete seguito l’apostolato in questo ultimo anno e vedete le sue svolte.
Sono Vescovi che chiamano la Comunità ed offrono possibilità di azione nelle proprie Diocesi nell’intento di incanalare tante forze di bene di sofferenti a sostegno delle anime. Ma occorrono braccia.
Sono urgenti le vocazioni sacerdotali, le vocazioni dei giovani, dei laureati, degli infermieri, degli operai specializzati, vocazioni femminili ugualmente qualificate come per il ramo maschile.
Tanto poco si è ancora fatto in questo settore che schiude orizzonti così nuovi e così vasti attorno a noi.

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COME NEI PRIMI ANNI DELLA VITA DEL CENTRO, FACCIAMO LA NOSTRA MOBILITAZIONE GENERALE.
SAPPIAMO CHE MOBILITAZIONE GENERALE SIGNIFICA MOBILITAZIONE DA PARTE DI TUTTI ALLA PREGHIERA PER UN DETERMINATO MOTIVO.

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Lo scopo che presento a voi questa volta è quello delle Vocazioni.
Non guardi il Signore la nostra indegnità e la poca corrispondenza di coloro che dovrebbero servirlo con slancio ed amore e voglia degnarsi di mandare operai in questo settore della vita della Chiesa, che tanta forza può immettere nella Chiesa stessa.
A questo scopo inizieremo tutti assieme una grande novena alla Madonna che avrà luogo contemporaneamente al pellegrinaggio sacerdotale ai piedi dell’Immacolata. La novena inizierà il giorno 28 luglio e terminerà il 5 agosto giornate in cui il nostro Centro sarà presente a Lourdes per mezzo dei sacerdoti ammalati. Partecipate TUTTI. Partecipate con la preghiera più ardente e con il sacrificio.
Partecipate facendo conoscere il problema della necessità delle vocazioni nell’ambiente degli ammalati. E’ ancora il Concilio che suggerisce di cercare le vocazioni negli ambienti adatti. L’ambiente degli ammalati può essere favorevole a trovare vocazioni di persone che bramino interessarsi dei sofferenti.
L’interessamento che si propone è del tutto speciale. Non si tratta di esplicare una vocazione soltanto di assistenza all’ammalato, che già sarebbe tanto, ma di accostamento nell’ambiente dove si trova con le missioni, gli esercizi, ecc., per convincerlo a prendere il posto che il Signore gli ha affidato con il dono della sofferenza; una vocazione di sostegno con i mezzi di apostolato perché chi soffre sia sempre all’altezza della propria missione.
Se parleremo di questa necessità cuore generoso che voglia dedicarsi forma così moderna e così aderente tempi. troveremo qualche agli altri in una alle necessità dei tempi.

COME FARE LA NOVENA
— Mettersi prima di tutto in STATO DI GRAZIA con una buona confessione ed una Comunione. E’ questo il primo requisito: mettersi in stato di amicizia con Dio.
— Recitare ogni giorno il VENI CREATOR, perché lo Spirito Santo, si degni di ispirare cuori generosi che pongano a servizio dell’Immacolata.
— Recitare ogni giorno UNA CORONA con le litanie della Vergine Santa.
Non è molto quello che si chiede, ma facciamolo tu assieme con tanto amore e tanta insistenza.

CONCRETIZZIAMO LA NOSTRA NOVENA
Sarà possibile al termine della novena che ogni Centro Diocesano sia presente nella vita dell’Associazione con qualche nuovo elemento? E’ certamente molto quanto sto domandando. Ma se mi limito alla richiesta di preghiera senza passare anche alla forma concreta sarebbe la mia, un’azione incompleta.
Trovare dei bambini che desiderano avviarsi al sacerdozio.
Trovare giovani d’ambo i sessi che continuino gli studi sotto questa finalità.
Trovare esperti nel lavoro manuale che possano insegnare anche agli altri un lavoro nei laboratori che stiamo aprendo.

CONCLUSIONE

Assista la Vergine Santa questa intrapresa; benedica le preghiere di tutti e le avvalori con la Sua preghiera affinché non restiamo delusi nelle nostre aspettative.
Dio benedica chi si mette all’azione con animo rinnovato, disposto ad attuare fedelmente le linee del Centro.
Vediamo il bene enorme che possiamo e dobbiamo svolgere e non restiamo ai margini dell’apostolato. La Vergine fa assegnamento sul nostro personale intervento! Che non siano vane le aspettative dell’Immacolata e di tanti ammalati.
Sorella Myriam si unisce a me nel ripetere a ciascuno di voi quanto vi ho detto e nel salutarVi cordialmente. La Madonna Vi sorrida e Vi benedica, come di vero cuore Vi benedico anch’io.

Sac. Luigi Novarese