L’Ancora: n. 6 – luglio 1965 – pag. n. 7-11

Per una giusta valutazione del mondo degli ammalati non bisogna fermarsi a considerare soltanto quelli che sono degenti in famiglia.
Al giorno d’oggi esistono organizzazioni cittadine e nazionali che polarizzano l’attività dei sofferenti: organizzazioni laiciste, e, talvolta, anche peccaminose.

NUOVI ASPETTI

La struttura del mondo dei sofferenti non è più quella che esisteva in Italia, prima della sua unificazione, in cui i principi della Chiesa erano pacificamente ammessi anche negli Stati in cui non esisteva il Governo Pontificio; la carità della Chiesa era l’unica ispiratrice della forma assistenziale del sofferente.
Ci troviamo a vivere il mandato apostolico, inteso in tutta l’integrità, in un secolo in cui la carità privata viene sostituita dall’organizzazione dello Stato, che prevede tutte le forme assistenziali: individuali, mediante le mutue che vanno incontro al singolo degente in famiglia; collettive mediante gli Ospedali, fino ad oggi ancora indipendenti, oppure negli Istituti Ospedalieri dipendenti dai grandi complessi parastatali I.N.P.S. ed I.N.A.M.; Consorzi Antitubercolari.
Con tale organizzazione secondo cui lo Stato mira a prevedere ed a provvedere a tutte le necessità, più facilmente scompare dalla considerazione del singolo, le necessità del fratello.
La legislazione italiana poi nell’articolo 32 della sua costituzione stabilisce che il cittadino, ha diritto di essere assistito sanitariamente dallo Stato. Lo Stato — e questo è un punto fondamentale — presta tale assistenza con forme che, oltre a realizzare un diritto individuale, tutelano l’interesse della collettività mediante l’ospedalizzazione.
Al cittadino, dunque, che motivi di interesse collettivo, è ospedalizzato e pertanto non è in grado di usufruire della normale assistenza religiosa, deve questa essergli offerta e garantita dallo Stato – come nel parallelo dei militari – mediante opportuna legislazione.
Posta tale impostazione di principio sugli ospedali, per misurare le responsabilità apostoliche, occorre ancora vedere l’ambito del mondo dei sofferenti, mondo che talvolta sfugge anche agli stessi responsabili delle anime. Il mondo ospedaliero è grandemente evoluto da 15 anni a questa parte.
Una volta andava all’ospedale soltanto chi non era in grado farsi curare in famiglia. Con l’evoluzione odierna della medicina, l’ospedalizzazione, sia pure per pochi giorni, anche soltanto per il periodo degli accertamenti ed esami diventa una normalità, e contribuisce a modificare il vecchio ripugnante concetto del ricovero in ospedale. Tale sentimento di penosa rivolta viene superato non solo dalla speranza per la preparazione tecnica che si trova negli ambienti ospedalieri, ma anche per l’adeguamento che, in genere, tali Istituti hanno fatto per ricevere in forma sufficientemente comoda qualsiasi persona. Non mancano poi reparti a pagamento, Cliniche specializzate che possono soddisfare anche le più elevate esigenze.

Alcuni dati statistici ci dicono che all’inizio del 1960 risultavano
— Istituti di cura ordinari 2.045
— Istituti Sanatoriali e Preventori vigilati   268
— Istituti neuropsichiatrici 170
Totale:    2.483

Nella presente statistica non sono compresi:
i Cronicari, i Convalescenziari, i, Brefotrofi, gli Istituti medico pedagogici, non annessi agli ospedali psichiatrici, i Preventori non vigilati, i Ricoveri per ciechi, sordomuti ed anormali psichici, ove l’attività istituzionale prevalente è quella di ricovero assistenziale e non di cura, ed infine le infermiere delle carceri e gli ospedali militari, che nel caso dell’attività nostra specifica non vengono considerati.
D’altra parte, invece, occorrerebbe defalcare qualche unità relativa ad istituti controllati da confessioni religiose diverse dalla cattolica.
E poi tutte le Cliniche private religiose e non religiose, rette su basi di società, in cui due o tre persone formano un complesso di cura, secondo i requisiti dello Stato e svolgono attività assistenziale.

Spingendo avanti la nostra considerazione vediamo il numero delle persone che passano, ogni anno, in questi complessi di cura:
ricoverati al 1960:
— negli Istituti di cura ordinari 4.139.430
— negli Istituti sanatoriali e preventori vigilati 144.279
— negli Istituti neuropsichiatrici    180.129
Il totale quindi al 1960 era 4.423.838. Se consideriamo poi che le degenze ospedaliere soltanto dal 1959 al 1960 sono aumentate di un 5 % e che non tutti gli ammalati passano da categorie di ospedali e cliniche non sopra recensite, non siamo lontani dall’affermare che oltre il 10 % della popolazione italiana, passa, ai nostri giorni, negli ospedali; in dieci anni, tutta la popolazione italiana viene a passare negli ospedali.
Ponendo la suddetta statistica in confronto del numero dei fedeli che abitualmente frequentano le Parrocchie ed il numero dl quelli che nel corso dell’anno possono essere personalmente avvicinati dal Parroco e Vice parroco, bisogna pur concludere che di essi un numero considerevole, in momenti particolarmente decisivi, si distaccano dall’azione parrocchiale e si trovano ad affrontare il problema del dolore con tutte le sue conseguenze umane e soprannaturali in ambienti, dove non si sa con chi si possa incontrare.
Perché il quadro sia completo occorrerà vedere ancora quale è il mondo che incontra l’ammalato quando entra in un ospedale:
In tale numero vanno poste le Diplomate religiose, in servizio ospedaliero che sono all’incirca 10.000 più le infermiere generiche religiose che si aggirano sulle 2.000.
I Sacerdoti in servizio ospedaliero variano secondo il numero dei posti letto. Non siamo però lontani dalla realtà se consideriamo 3.000 i sacerdoti in servizio Ospedaliero.
Accanto a questo mondo sanitario che si evolve tecnicamente e che giustamente cerca di adeguarsi sempre di più alle necessità ed al numero degli ammalati, basti accennare alle continue polemiche circa i posti letto, consideriamo la posizione giuridica che regge la vita e l’assistenza degli ammalati nei luoghi di cura. La legislazione sanitaria è ancora allo studio. Il Ministero della Sanità, essendo di recente creazione, manca di una legislazione propria. Non sono mancati provvedimenti legge che hanno preso in esame alcuni aspetti della vita ospedaliera, ma la legislazione manca ancora totalmente.
Già tale affermazione, in se stessa, fa immediatamente intravedere i pericoli a cui gli ammalati sono ai nostri giorni esposti, sia pure in un paese, ove la religione di Stato è la cattolica.

(continua) L.N.