L’Ancora: n. 12 – dicembre 1959 – pag. n. 8-10

P. Rinaldi, grande amico e sostenitore del Centro, silenziosamente come visse, andò incontro al Signore il 3 settembre 1959.
La notizia della sua morte è stata una dolorosa sorpresa per tutti. Eravamo ormai abituati a vederlo in mezzo a noi, sempre uguale, un po’ curvo, silenzioso per quanto riguardasse se stesso, sorridente con tutti.
Il Centro Volontari della Sofferenza ebbe la grande gioia di averlo come Consigliere della Direzione dell’Apostolato.
La sua parola sobria e precisa rifletteva l’esperienza. di una grande anima.
La sua attività verso di noi non era limitata ad un intervento di Consiglio.
A Re P. Rinaldi ha lasciato una profonda scia del suo insegnamento.
Parecchie usanze, vive ormai nelle Case del Centro, ben dicono la presenza e l’esperienza del nostro caro scomparso.
Immancabilmente, ogni venerdì, saliva i due ripidi piani che conducono alla camera mia per udire, assieme a noi, il “ Quarto d’ora della serenità “. E come era soddisfatto quando la trasmissione era buona, mentre scrollava la testa poco convinto, di fronte alla musica del novecento.
In mezzo alla Comunità di Re e tra coloro che ebbero il piacere di poterlo avvicinare lasciò una profonda ammirazione su due particolari virtù, l’umiltà e l’ubbidienza.
Il Rev.mo P. Domenico Mondrone s.j., che l’ebbe per tanto tempo Padre dell’anima sua, ha detto che da più parti già si richiede la biografia del caro Padre scomparso. Ben giunga la vita del P. Rinaldi ad insegnarci come quando ci rallegrava con la sua presenza.
Presso il Centro si potrebbero scrivere pagine interessantissime ripiene di fatti ameni quanto mai, che rivelano la sua grande maturità d’animo.
Con gioia devo dire che l’ho sempre avvicinato con sommo interesse, desideroso di essere partecipe della sua esperienza.
Dire che P. Rinaldi abbia amato il Centro, mi sembra poco. Forse, la sua ricchezza d’animo è stata tale, che ogni opera da lui assistita può dire altrettanto.
Noi possiamo dire questo: abbiamo sempre sentito in P. Rinaldi un cuore di padre e di fratello che pieno di comprensione e sollecitudine pulsava per noi. E se anche gli altri possono dire altrettanto siamo profondamente contenti, perché il bene è diffusivo e non può essere limitato.
Pochi giorni prima di lasciare questo esilio P. Rinaldi mi scriveva. dandomi la notizia che
Aveva trovato cinque dozzine di bicchieri per la Casa di Re.
La morte lo colse mentre stava pensando alle necessità della nostra Casa.
Mi ricordo sempre il primo giorno che giunse a Re per seguire gli Esercizi Spirituali che si tenevano agli ammalati. Mi venne incontro sorridendo e mi disse:
— Ora sono a Re. Qui chi dirige la casa è lei. Mi comandi per qualsiasi cosa. Non mi risparmi. L’ubbidienza è a lei.
E all’ubbidienza, in verità, sono ricorso qualche volta, per fargli dire come stesse di salute e di che cosa abbisognasse.
La Sorella Incaricata di Re spesse volte mi ebbe a dire:
— Con P. Rinaldi bisogna stare attenti come si parla, perché ubbidisce ciecamente.
Queste righe potrebbero avere uno scarso interesse per chi non sapesse l’alto valore del compianto P. Rinaldi.
Egli ebbe sfumature di delicatezza e continuità di attenzioni, che, guardando all’indietro, c’è da rimanere meravigliati come giungesse a tutto.
Dai canarini che mi portava perché cantassero per la Madonna alle riviste che inviava alle figliole di Re e di Ariano è tutta una fioritura di carità così bella e così fresca da edificare le anime nostre.
Non ho mai visto P. Rinaldi triste. La sua fede aveva il sopravvento su tutto. La mente sua era sempre fissa in Dio, che in tutte le cose ricercava.
Ci pare strano che P, Rinaldi non debba più ritornare al Centro.
A Re, quest’anno, in ottobre, pioveva molto, i muratori non potevano lavorare per la « gettata del cemento armato » per il muro di sostegno attorno alla Chiesa.
La Sorella Incaricata si rivolse a P. Rinaldi così:
— Caro P. Rinaldi, Tu che in vita ci hai voluto tanto bene, dimostraci che ci vuoi bene anche in morte. Fa cessare la pioggia.
La pioggia cessò ed i lavori continuarono!
P. Rinaldi vive, in Dio, meglio di prima.
Dal Cielo ci guarda, cm sorride e ci sostiene. Egli ci ha preceduti. Lo vedremo ancora, con tanti altri fratelli d’apostolato in Paradiso, vicino alla Madonna, per tutta l’eternità.

LUIGI NOVARESE