L’Ancora: n. 4 – maggio 1965 – pag. n. 1-4

– L’Apostolato del Centro come oggi è attuato ci soddisfa?
– Necessità di formazione dei Capi-gruppo
1) Un motivo interno di formazione
2) Un motivo esterno di conquista
– Due corsi formativi a Re per Capigruppo
– Necessità di vocazioni
– Urgenza di quest’Apostolato.
– Lega Sacerdotale Mariana
– Sbagli di visuale — Un piano d’azione
– Conclusione

COME LEGGERE QUESTA CIRCOLARE

È un numero speciale della rivista che riporta le direttive sulle quali si fonderà in avvenire l’Apostolato del Centro Volontari della Sofferenza.
È diretta a tutti gli iscritti, perché tutti devono essere membri vivi ed operanti nella Chiesa e nella Società.
Tratta di tutti i problemi per un retto ed aggiornato sviluppo dell’Apostolato, mettendo in guardia da errori e dando il via all’attività per l’attuazione di tutti i settori dell’Apostolato usando quei mezzi che il progresso ci presenta utili al raggiungimento dei fini.
Impone a tutti una seria e meditata lettura per essere coscienti del lavoro che ci attende e delle responsabilità che ci assumiamo.

RIVEDIAMO LA STRUTTURA DELL’APOSTOLATO

Carissimi ammalati, “Fratelli e Sorelle degli Ammalati”, Assistenti e Confratelli che sostengono l’apostolato della valorizzazione del dolore, la pace del Cuore di Gesù ed il sorriso della Vergine Santa siano sempre con voi.

L’apostolato del Centro come oggi è attuato ci soddisfa?

È a me doveroso, sorelle e fratelli carissimi, venire inconttro a Voi per meditare e considerare la posizione odierna dell’apostolato dei “Volontari della Sofferenza” a diciotto anni dal Suo inizio, per vedere se questo pienamente risponde o meno ai proprii fini, SE TUTTI I MEZZI STABILITI sono adatti al conseguimento del fine adoperati o no.
Per una seria e giusta valutazione di quanto ci proponiamo, non dobbiamo avere preconcetti oppure idee personali, anzi il nostro giudizio sarà tanto più aderente alla realtà in proporzione della vivezza con cui consideriamo e viviamo il piano della redenzione che deve continuare ad essere completata attraverso i secoli in proporzione della nostra collaborazione allo sforzo che la stessa Chiesa compie perché tutti comprendano che “il Vangelo è luce, è novità, è energia, è rinascita, è salvezza » (Eccì. Suam, III,
Nella conoscenza che ciascuno di noi ha del fine del Centro «Volontari della Sofferenza” e dei mezzi che sono stati proposti per il raggiungimento del fine in modo ampio e formativo, oggettivamente si può vedere se il Centro esplica tutta la propria attività, oppure se attualmente si trova ad un punto statico, ossia immobile.
Se considero l’attività delle diverse zone devo affermare che in genere si lavora ed anche molto. Grande è la dedizione con cui degnissimi Sacerdoti, Assistenti carissimi, fratelli degli ammalati, ed ammalati anche immobili. domiciliati in luoghi distanti dai centri urbanistici. si dedicano all’apostolato.
Dal 1960 in poi, ossia dalla ripresa dei Corsi di Esercizi Spirituali a Re e dall’organizzazione dei Capigruppo, circola nelle file dell’apostolato un vivido fermento di vita, un desiderio ardente di sperimentare nuovi mezzi per allargare sempre di più il raggio dell’attività.
Accanto a queste zone in piena attività, ci sono zone, invece, addirittura confinanti, in cui purtroppo la vita dell’apostolato languisce, vivacchia senza un vero piano costruttivo, condotta in maniera quanto mai personale. al di fuori addirittura delle linee date dalla Direzione. Già due anni fa alla riunione dei Rev.mi Assistenti ed Incaricati di zona si è posto l’interrogativo quale potesse essere la ragione di tanto dislivello di lavoro. In tale incontro ci si è freddamente chiesto se la ragione doveva ricercarsi nell’organizzazione direttiva oppure nella corrispondenza locale. La risposta fu unanime: la causa doveva essere ricercata localmente, e tra i motivi veniva indicato quello della scarsa conoscenza dell’apostolato, in chi tiene le file direttive.
Grazie a Dio, l’attività del Centro, oggi, specialmente dopo la «dieci giorni » dei Capigruppo a Re, è in posizione di svolta.
L’interrogativo che ci poniamo è: FINO A QUANDO DOBBIAMO ATTUARE UNA VITA DI ACQUIESCENZA CON QUELLE ZONE CHE Sì LIMITANO A FARE DEGLI ISCRITTI; CHE MANDANO A RE, OGNI ANNO, LO STESSO NUMERO SEMPRE E LE MEDESIME PERSONE, mentre gli ammalati stessi, la società in cerca di una via di salvezza, la Chiesa, il Papa, con forza ci dicono che dobbiamo rinnovarci ed adeguarci ai tempi?
«La Chiesa deve venire a dialogo col mondo, in cui si trova a vivere” (Eccì. Suam; III, 7). IL MONDO DEGLI AMMALATI DEVE VENIRE A COLLOQUIO COI SANI E COI FRATELLI DOLORANTI, SULLE POSSIBILITA’ COSTRUTTIVE DEL DOLORE E SUI MEZZI CHE DEVONO ESSERE ADOPERATI PER REINSERIRE CHI SOFFRE NELLA CRISTIANA SOCIETA’: e questo per un motivo ben preciso, perché « la società ha bisogno di loro» (Paolo VI, 6 aprile 1964 ai «Silenziosi Operai della Croce “).
Questo dialogo noi intendiamo oggi aprire, nello spirito della Chiesa, in seno alla nostra grande famiglia dei «Volontari della Sofferenza» perché ognuno scopra sempre di più la propria vocazione e perché, rendendosi maggiormente conto di essa, sia un apostolo, un’anima che vive la propria «inequivocabile vocazione» (Paolo VI, Venerdì Santo 1964).
Perché i sofferenti vivano il grande ruolo che essi hanno nella Chiesa di Dio, il Santo Padre benignamente ci ha approvato fin dal 1960 indicandoci i mezzi che sono necessari per l’avvicinamento, la conquista e la diffusione più larga dell’ideale: ricreatori, riunioni culturali, giornate di studio dei propri problemi, stampa, biblioteca, radio, Esercizi, laboratori, ecc. Mezzi, questi, adeguati al tempo in cui viviamo.
Il tempo continua la sua evoluzione in tutti gli ambienti ed inesorabilmente segna il passo e questo anche nel mondo degli ammalati.
L’allarme dato dal sottoscritto a Re nel 1964 e ripetuto nel 1965: «se il Centro non si adegua ai tempi, siamo tutti dei sorpassati », oggi è più vivo che mai. Ci fanno sentire questa necessità i protestanti, i senza Dio, i laicisti, gli stessi ammalati che non possono essere nel secolo XX continuamente relegati in una camera, condannati a vedere sempre gli stessi volti e a sentire sempre le stesse cose, quando tale isolamento, diradato soltanto dalla Rai TV è un peso e basilare ostacolo alla presa di coscienza della propria cristiana vocazione ed all’apostolato di conquista. La tecnica d’apostolato da noi sostenuta: «l’ammalato per mezzo dell’ammalato » ci impone di uscire dall’isolamento e, attraverso i mezzi proposti, di mobilitare tutto il mondo sofferente a servizio dell ‘Immacolata.
DINANZI A TALI SITUAZIONI CI SIAMO LUNGAMENTE DOMANDATI SE ERA IL CASO Dl PARLARE O DI TACERE, SE ERA MEGLIO TOLLERARE OPPURE SCUOTERE IN VISTA Dl UNA RIPRESA.
Questa è la ragione per cui la rivista non è più uscita in questi mesi, dopo l’incontro dei Capigruppo avvenuto a Re, in cui si è nettamente sentito che gli ammalati vogliono integralmente attuare il proprio programma. In tale convegno si è visto molto bene come il Centro sia condizionato in molte diocesi da aderenti che, non volendo impegnarsi di più, rifiutano di attuare tutta quell’attività che è presentata nell’integrità delle sue linee, adducendo come scusa: «si vedrà l’ampliamento del lavoro a tempo opportuno ».
Se S. Giovanni Bosco avesse ragionato in, questo modo, oggi dovremmo ancora avere gli Oratori per i bambini.
E non si comprende che questo continuo rimandare a tempo opportuno è unicamente per non porre seriamente mano all’aratro, temendo maggiori impegni con danni enormi per la vita della Chiesa. Consideriamo alcuni punti che devono segnare la ripresa del lavoro e diamo inizio, nella nostra famiglia, al colloquio tra noi per vedere le nostre posizioni e adeguarci ai tempi con una sola linea direttiva.

Necessità di formazione dei Capigruppo

I capigruppo, secondo le linee fondamentali e direttive del Centro, sono i primi responsabili della vita dell’apostolato E DEVONO ESSERE I PRIMI a volerlo integralmente attuare.
Non possono essi e non devono adattarsi con tranquilla acquiescenza nell’attuazione del proprio ideale con le possibilità di tempo di coloro che li affiancano.
Questa lacuna avviene perché non si comprende convenientemente che l’apostolato del Centro ((Volontari della Sofferenza» è un apostolato di categoria, quindi di categoria degli ammalati.
I capigruppo non devono farsi rimorchiare, attendere che gli altri presentino iniziative, ma nelle linee programmatIche del Centro, essi, dopo aver tutto sottoposto alla Autorità Ecclesiastica, in unione ai fratelli degli ammalati, svolgano il programma-
Non possono e ‘non devono essere i sani a formulare il programma e l’attività degli ammalati. I sani coadiuvano, aiutano e svolgono, anche indipendentemente dagli ammalati, tutte quelle attività ed iniziative parallele che sono necessarie per l’attuazione piena dell’apostolato dei sofferenti, ma l’attività del Centro “Volontari della Sofferenza”, come tale, deve essere attuata dagli ammalati.
Gli stessi Rev.mi Assistenti hanno il compito che loro affida la Chiesa, i Vescovi: vigilare sull’attività religiosa che viene svolta affinché non si abbiano a commettere errori nella vita spirituale, né si debba incorrere in deviamenti.
A loro compete in modo assoluto dire quella parola di impostazione e direzione spirituale, che dal loro mandato apostolico deriva e che tutti da loro attendono.
Gli ammalati devono sottoporre tutto all’Assistente affinché questi a sua volta tutto sottoponga e presenti all’Ecc.mo Ordinario responsabile della Diocesi. Quando tutto è stato esposto ed approvato rimane l’impegno da parte di chi ha abbracciato l’ideale di realizzarlo ed estenderlo, altrimenti deluderebbe le aspettative dei Superiori stessi, dei fratelli di dolore e della società.
Per questo punto non bene attuato, la vita dell’apostolato è quasi paralizzata in tanti luoghi, o addirittura svuotata quando tutto si fa dipendere dall’attività di chi sostiene, fratelli e sorelle degli ammalati, o dall’Assistente, il quale di solito ha precise mansioni da parte del proprio Vescovo.
LA PRIMA RESPONSABILITA’ QUINDI CADE SUI CAPI-GRUPPO, I QUALI DEVONO COMPRENDERE E VIVERE I PROPRI IMPEGNI ANCHE IN MEZZO ALLE DIFFICOLTA’ E DEVONO SAPER VALORIZZARE L’OPERA NECESSARIA ED INSOSTITUIBILE DEI FRATELLI E SORELLE DEGLI AMMALATI.
Da qui la necessità della loro personale formazione per poter polarizzare e trascinare tanti altri fratelli di dolore.
Il programma di attività per i capigruppo deve avere un duplice aspetto:

1.— Un motivo interno di formazione.
E’ inconcepibile la posizione di un capogruppo che non abbia una adeguata formazione spirituale sull’essenza della vita cristiana e non nutra altresì un grande amore verso l’Immacolata, unito a un vivo desiderio di attuare il suo programma manifestato a Lourdes ed a Fatima.
Questa esigenza di spirituale ed individuale formazione impegna il capogruppo ad elevarsi giorno per giorno, in base al precetto divino: « Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” ed all’imperativo ugualmente di Nostro Signore Gesù Cristo «chi vuol venire dietro di me deve rinnegare se stesso, prendere la propria croce e seguirmi ».
Questo programma di imitazione e di morte a noi stessi ci porterà alla santità, a quella santità che il Signore ha stabilito e vuole da ciascuno di noi.
Questo impegno che con fermezza intendo richiamare non ci deve spaventare bensì seriamente ed efficacemente ricordare il proposito dL imitare, ogni giorno un po’ dl più, Gesù Cristo, modello nostro, onde meglio completare nella propria persona la Sua passione.
L’autore della nostra santità, è lo Spirito Santo, l’anima del Corpo Mistico, Colui che continuamente immette nelle anime nostre quel soffio divino di sante ispirazioni, che ci fanno camminare su questa terra in maniera che non abbiamo a perdere di vista la realtà per cui noi siamo stati creati. La ragione per cui tante anime non raggiungono la santità più piena sta nella loro scarsa docilità all’azione intima e feconda dello Spirito Santo, che agisce in modo meraviglioso con I Suoi sette doni.
Noi, inoltre, siamo dei consacrati alla Madonna, siamo i suoi alleati per l’attuazione del Suo programma manifestato alla piccola Bernardetta ed ai bambini di Fatima. Noi, quindi, secondo l’insegnamento di S. Luigi Grignon di Montfort, siamo in posizione di favore dinanzi allo Spirito Santo, santificatore delle anime.
Quando lo Spirito Santo ha trovato la Vergine Benedetta in un’anima, vi vola, vi entra con pienezza e le si comunica tanto più abbondantemente quanto maggior posto fa quest’anima alla Sua Sposa. Una delle ragioni per cui adesso lo Spirito Santo non opera meraviglie sorprendenti nelle anime, è perché non vi trova un’unione abbastanza grande con la Sua fedele ed indissolubile Sposa. (Trattato della vera devozione N. 36).
Per raggiungere questa soda formazione Interiore e maturità spirituale il Capogruppo deve essere un’anima di preghiera, di meditazione, un’anima che vuole imitare il Verbo Eterno, che si è abbandonato in Maria SS.ma ed è venuto a noi per mezzo di Lei, strada larga e sicura, diritta e spaziosa per congiungere Dio con l’umanità.
PER APPRENDERE L’ARTE DELL’ABBANDONO DELLE PROPRIE SORTI NELLE MANI DELLA VERGINE IMMACOLATA E DEL SUO SERVIZIO ATTRAVERSO LA PREGHIERA E LA SOFFERENZA NON SI RICHIEDONO LE SCUOLE ED I DIPLOMI Dl STATO.
E’ sufficiente ed è basilare per un capogruppo avere un orrore irriducibile dì fronte al peccato come l’Immacolata; è sufficiente amarLa dal più profondo del cuore e desiderare di mettere la propria vita a Sua disposizione per la attuazione del Suo programma; è sufficiente comprendere il valore enorme del dolore trasformato dalla divina grazia e voler continuare in sé la passione di Gesù.

2. — Motivo esterno di conquista.
E’ questa la seconda caratteristica del Capogruppo.
Il programma formativo deve considerare l’attività esterna che egli deve svolgere perché tutti gli ammalati abbiano ad arruolarsi a servizio di Maria SS.ma per la salvezza del mondo.

E questa attività non va considerata nei confini angusti della parrocchia, della diocesi, della nazione; OVUNQUE ARRIVANO LE PROPRIE CONOSCENZE E POSSIBILITA’, LA’ OCCORRE IMPIANTARE L’APOSTOLATO nelle forme richieste dalla Vergine Santa e con i mezzi riconosciuti ed approvati dalla Santa Madre Chiesa. Quest’attività esterna dei capigruppo non è una attività facoltativa, ma obbligatoria.
« La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio ». (Ecclesiam suam, III, 7). La Chiesa ha una parola per tutti ed anche per gli ammalati.
Come non fremere d’intima gioia e di filiale sicurezza quando sentiamo dal labbro del Pastore Supremo consacrare e rendere sicura la nostra formula d’apostolato, iniziato nel 1947, «l’ammalato inizi un colloquio fraterno, chiaro, mite, fiducioso e prudente col compagno di dolore ». Può ancora esitare un capogruppo di fronte al lavoro che l’attende?
Egli deve iniziare un dialogo di luce e di conquista in seno al proprio gruppo per spingere e sostenere i fratelli d’ideale a fare altrettanto attorno a sé.
Il capogruppo è il capo cordata; il responsabile ed il rappresentante della vita del Centro nel proprio gruppo; nella parrocchia.
A lui tocca aiutare gli ammalati a svolgere il proprio apostolato, sostenere il proprio parroco, la propria diocesi nella conquista di quegli ideali che si conseguono mediante l’attività dei sacerdoti ed il sostegno della preghiera e della sofferenza di tutti. Ecco allora che in base al principio del Corpo Mistico, in base al principio della vita parrocchiale che deve svolgersi, svilupparsi ed affermarsi, l’ammalato e il capogruppo sono i primi responsabili della piena efficenza della vita della Parrocchia in cui vivono, della santificazione della propria Diocesi, della salvezza di tutte le anime.
TOCCA Al CAPIGRUPPO PRENDERE L’INIZIATIVA PER I RICREATORI IN CUI SI INVITANO A PARTECIPARE ANCHE I LONTANI, PER LE GIORNATE Dl STUDIO, RITIRI MENSILI, ORE Dl ADORAZIONE, ECC.
Se l’ammalato entra in azione non mancherà mai l’aiuto dei fratelli e sorelle d’ideale e del Sacerdote, che in piano d’intesa con l’Assistente ecclesiastico aiuta e sostiene.
Di fronte ad orizzonti così vasti che devono essere conquistati in base alla comprensione dei valori soprannaturali della Croce, un sofferente non può rimanere insensibile, oppure indifferente, pensando magari che egli tutto ha già fatto quando ha riempito un volantino e lo ha mandato alla Direzione del Centro.
Nella chiara comprensione che i capigruppo sono dei responsabili dell’attività, il Centro in primavera, aveva indetto una 10 giorni di studio e di formazione. Tema dell’incontro: «La Vocazione dell’ammalato alla luce della Costituzione dogmatica del Concilio e dell’Enciclica “Ecclesiam Suam” ».
Una dieci giorni per mezzo della quale si voleva prendere, inoltre, conoscenza dei migliori capigruppo, dirigenti l’apostolato nelle diverse zone, per un più ampio apostolato.
E’ stato compreso questo sforzo?
Affatto!
Si sono visti numerosi capigruppo responsabili della vita del Centro in diocesi, i quali, o per un motivo o per un altro, non hanno partecipato. Sembravano, questi, gli invitati a cena di cui al Vangelo di S. Luca Cap. 14 Vers. 16-24; tutti avevano delle buone ragioni. Vennero però ugualmente tanti altri Capigruppo, ammalati ed anche seriamente impediti; capigruppo che, pur non essendo dei responsabili di attività, sentivano però nel proprio cuore l’urgenza dell’apostolato. Mancavano invece molti di quelli che sono sicuri di poter dirigere l’apostolato, mentre di esso, in realtà, ne sanno così poco! Da qui scaturisce la divisione, già evidente in alcune zone, tra coloro che, avendo partecipato all’incontro. di Re, vedono e sentono l’urgenza di sostenere e di fondere l’ideale con tutti i suoi mezzi e quelli che si sentono paghi per quello che già è stato fatto e non vedono la ragione per cui si debba fare di più.
Eppure per la salvezza delle anime non si fa mai troppo e la manifestazione dell’inferno a Fatima ai tre pastorelli dovrebbe essere severo monito ed incitamento a prodigarsi senza posa per la salvezza delle anime.

Due corsi formativi a Re per Capigruppo

La Direzione fin d’ora programma due corsi per Capi-gruppo.
Il primo sarà tenuto all’inizio dell’inverno per tutti i Capigruppo dirigenti l’apostolato: incaricati diocesani, incaricati dei centri di azione e di zona e capigruppo particolarmente attivi, segnalati dai Rev.mi Assistenti. In tale corso sarà trattato ed illustrato il programma del nuovo anno di attività.
Un secondo corso verrà attuato in primavera e vi potranno partecipare tutti i capigruppo desiderosi di una intensa formazione spirituale. Prendete fin d’ora nota e vogliate perdonarmi se tanto ho insistito su questo argomento. Ma, esso, è troppo importante. Si tratta di salvaguardare l’impostazione dell’apostolato. Preferibile vederlo scomparire in tante zone che saperlo in vita senza attività, perché condotto su linee sbagliate.
Le due giornate di studio, a Re, dopo i Santi Esercizi non sono sufficienti per un’adeguata formazione ed impostazione dell’apostolato.
Per questi motivi se un dirigente di azione in diocesi sistematicamente non dovesse prendere parte a questi corsi, dovrà essere sostituito, non potendo egli dirigere una attività che non conosce o che conosce soltanto per sentito dire oppure che vorrebbe veder camminare unicamente in base alle proprie esperienze locali.
Ecco le ragioni per cui caldamente vi invito ad iniziare una seconda tappa nella vita del Centro. Tutto si può rivedere e tutto si può ritenere per dare nuovo impulso anche in quelle zone più assenti.
Alla base di tutto deve esserci la volontà di attuare l’apostolato nella sua integrità di idee e di forma, perché possa avere il massimo sviluppo.

Necessità di vocazioni

Con la gioia più viva vi comunico che sta per essere aperta in Svizzera, nel Canton Ticino, a Balerna, una casa, intitolata a Papa Giovanni XXIII.
Casa donata da una benefattrice, nell’intento di sostenere l’apostolato dei nostri iscritti nel Canton Ticino, mediante l’attuazione del medesimo programma che si svolge a Re.
La casa «Giovanni XXXIII » di Balerna, dono della signora Mary Olga Cereghetti, sarà destinata ad incontri, ritiri spirituali, laboratori per ex ammalati rimasti impediti.
Intendiamo aprire queste case un po’ ovunque nei grandi centri, dove ci sono parecchi iscritti; case con fisionomia propria come hanno fatto tutti i diversi Istituti, fioriti nella Chiesa. Case in cui ci siano ricreatori maschili e femminili, biblioteca, palestra, saloni per incontri culturali e giornate di studio per ammalati, laboratori per ex ammalati rimasti impediti.
SOLTANTO IN QUESTA FORMA SI PUO’ VINCERE L’IMMOBILISMO OPPURE L’AZIONE INDIVIDUALISTA CHE SI RISCONTRANO IN DETERMINATI AMBIENTI.
Non è la difficoltà finanziaria che arresta l’apertura di simili case nelle diocesi d’Italia, bensì la mancanza di Vocazioni. Diverse richieste di Eccellentissimi Vescovi sono dinanzi a noi.
Da qui la necessità di Vocazioni.
Vocazioni serie, di persone preparate che sappiano rinunciare e morire a se stesse per applicarsi ad un piano di lavoro. Non è sufficiente la buona volontà, ma ci devono essere anche tutte quelle caratteristiche, che possano determinare una vocazione e sostenerla poi nella sua realizzazione.
Occorrono, nei Silenziosi operai della Croce, Sorelle e fratelli laureati, maestri, infermieri e infermiere. Sono pure necessari specialisti in determinati lavori, dovendo andare incontro a tutte le classi degli ammalati per convenientemente aiutarli e sostenerli nella valorizzazione della loro vita. Occorrono geometri, muratori, ingegneri e in modo particolare tanti Sacerdoti! La crisi di sacerdoti tocca un po’ tutta la Chiesa, si estende nelle diocesi e rende difficile l’adesione all’apostolato da parte di sacerdoti e chierici che vorrebbero dedicarsi al programma dell’Immacolata.
Per questi motivi siamo venuti nella determinazione di accettare bambini e bambine, piccoli aspiranti che si pongono a disposizione di Maria SS.ma, perché la Vergine Santa li formi come ha formato il Suo Gesù, per l’avvento del regno di Dio.
I bambini che hanno particolare attitudine saranno avviati al sacerdozio; se non sono portati allo studio saranno avviati ad una professione che potrà poi sostenere la vita dell’apostolato.
Cosi pure le piccole aspiranti, le bambine desiderose di mettersi a disposizione di Maria SS.ma, saranno avviate agli studi od al lavoro secondo le capacità in vista dell’apostolato.
Sia sempre a Voi presente questa apertura di settore per le vocazioni
I Silenziosi Operai della Croce svolgono la propria vita sulla base degli Istituti secolari ed hanno linee quanto mai semplici ma ferme, che determinano una particolare fisionomia spirituale in seno alla Chiesa.
Affidiamo il settore delle Vocazioni a San Giuseppe, a San Michele, a San Bernardo ed a Santa Bernardetta, Patroni del nostro Apostolato.
Non a tutti è dato il dono di una speciale chiamata. Tutti però devono vedere in se stessi se hanno le basi di una vocazione, anche per debito di riconoscenza verso il Signore che bussa.
Il limite massimo ed inderogabile per accettare le vocazioni è 32 anni.
Questo limite di età riguarda tanto i giovani quanto le giovani.

Possiamo guardare ad un numero sperabile
di vocazioni giovani per l’inizio di ottobre?

Sarebbe bene poter incominciare con una ventina dl bambini e bambine. Sarà possibile? Provate a guardare attorno a voi. Considerate i diversi ambienti; provate rivolgere una parola, non dico far pressione, ma rivolgere un invito. Un invito può essere benissimo un movimento di cause seconde che possono anche determinare ed orientare una anima. Da parte nostra facciamo quanto è in noi, lasciando alla Vergine Santa di fare quanto meglio crede per la più grande gloria di Dio.

Urgenza di quest’apostolato

Se il programma che stiamo attuando fosse personale, potremmo anche discutere sulla sua necessità ed urgenza. Il programma nostro, come voi ben sapete, è presentato dall’Immacolata a Lourdes ed a Fatima. Noi ci proponiamo di attuarlo con tutte le forze. Questo nostro apostolato oggi più che mai si basa sul Magistero della Chiesa. Tale Magistero lo riscontriamo sia per quanto riguarda i sofferenti, sia per quanto riguarda il programma della Vergine Santa. Il Magistero ecclesiastico, con crescendo che realmente fa pensare, si rivolge ai sofferenti additando le loro responsabilità. Da Leone XIII ai nostri giorni sentiamo richiamare la missione che gli ammalati hanno di continuare la Passione di nostro Signore Gesù Cristo. I sofferenti con la loro presenza dolorante ed espiatrice danno la più bella testimonianza della continua presenza del Cristo Mistico, che ai nostri tempi, nella loro persona, continua e completa la Passione da Lui vissuta sul Calvario. Belle sono le parole di Leone XIII che, nell’enciclica « Octobri mense » del 1891, vengono rivolte ai soflerenti al profilarsi degli errori del nostro secolo.
Pio XI. nella ricorrenza del XIX centenario della Redenzione. 1933, guarda coloro che attraverso le cause seconde hanno il compito di continuare nel piano redentivo la Passione di Gesù Cristo a beneficio di molti. E poi Pio XII. Giovanni XXIII e finalmente Pontefice Paolo VI. Chi non ricorda la sublimità delle parole, dei concetti nei discorsi di Pie XII, rivolti a tutti gli ammalati ed a noi Volontari della sofferenza?
Come non essere sostenuti nella preghiera e nella offerta anche più dolorante, quando sentiamo che il Papa esplicitamente afferma che il merito di tanta ed inesplicabile efficacia nel sacro ministero va ai sofferenti, che in silenzio ed in apparente inutilità pregano ed offrono accanto ai sacerdoti?
Giovanni XXIII ha posto il punto sul nostro apostolato. Eravamo partiti dal messaggio di Lourdes, dando una personale spiegazione alla parola penitenza, penitenza, penitenza », pronunciata dalla Vergine Santa come invito a santificare il lavoro ed il dolore prime penitenze imposte da Dio all’umanità.
Da quest’invito della Madonna veniva quale conseguenza la considerazione che l’ammalato non è soltanto oggetto di carità, ma soggetto di azione, offrendo anche egli il contributo di espiazione come l’operaio in fabbrica.
In questo richiamo della Vergine evidentemente non c’era nulla di nuovo che non fosse già contenuto nell’insegnamento di N.S. Gesù Cristo.
Nuovo e pressante era il richiamo di fronte ad una società laicista che negava tutti i valori soprannaturali. Giovanni XXIII, nel discorso pronunciato il 19 marzo 1959 ai Volontari della Sofferenza in San Pietro, ha confermato con il suo magistrale insegnamento che noi eravamo nel giusto, dando tale interpretazione alle parole della Madonna. Che cosa intendeva dire la Vergine Santa con le parole “Penitenza, Penitenza, Penitenza “, se non altro che la santificazione del lavoro e del dolore prima penitenza imposta da Dio all’umanità? E così vediamo che gli ammalati sono chiamati a comprendere le proprie possibilità, a compiere un determinato lavoro che schiude orizzonti nuovi. “ Nessun settore rimane precluso a chi soffre “ ha detto Giovanni XXIII nel medesimo discorso agli ammalati. Con questi brevi richiami noi siamo di fronte ad un nuovo panorama, ad una vera e propria teologia del dolore presentata e spiegata dai Pontefici.
La vita del sofferente è una “inequivocabile vocazione”” Si parlava prima di vocazione al sacerdozio, al matrimonio, all’apostolato. Mai si è parlato di vocazione alla sofferenza. Oggi, invece, con l’affermazione del Santo Padre ci troviamo fortunatamente di fronte a nuove possibilità per i sofferenti, le possibilità di considerare il loro dolore non come un fallimento ma una vocazione che si schiude, che determina una chiamata e che deve applicarsi ed articolarsi come tutte le altre vocazioni. A noi trovare, i segni di tale vocazione; a noi vedere i mezzi per sostenerla, formarla, renderla sempre più vivida ed attraente; a noi saper trarre da questa vocazione tutti i vantaggi sociali, perché, come sapientemente il Papa ha ancora affermato. «la società ha bisogno di voi E’ quindi un crescendo nell’insegnamento del Papa, dei Papi; è un riconoscimento che parte dal Calvario e viene richiamato fino a sentire nelle parole del Regnante Pontefice che gli ammalati «nel piano della Redenzione hanno un posto di privilegio finora pensavamo al posto di’ privilegio per il Sacerdozio di Cristo e per quanti si avvicinano al Sacerdozio; pensavamo ad un posto di privilegio per le persone congiunte in matrimonio, perché nella vita cristiana danno la possibilità del compimento del numero degli eletti. del Corpo Mistico; pensavamo ad un posto di privilegio per le anime dedite all’apostolato sia nelle Congregazioni o nel mondo, ma mai si era parlato di un posto di privilegio per i malati. Nella Costituzione Dogmatica « De Ecclesia « della III Sessione del Concilio Ecumenico si parla di un posto di privilegio nel Corpo Mistico di Cristo per i poveri ed i sofferenti «La Chiesa riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del Suo Fondatore, povero e sofferente… e in loro intende di servire Cristo «.
Nel discorso pronunciato il Venerdì Santo 1964 al Colosseo, Paolo VI afferma che «il dolore diventa sacro… Chi ha dato al dolore dell’uomo il suo carattere sovrumano; oggetto di rispetto e di culto, è Cristo paziente, il grande fratello di ogni povero, di ogni sofferente. V’è di più: Cristo non mostra soltanto la dignità del dolore; Cristo lancia una vocazione al dolore ».
Alla luce di queste parole come si comprendono meglio le aspirazioni dei Santi: Bernardetta, Teresa di Gesù. Camillo de Lellis!
Con questi insegnamenti meravigliosi che schiudono orizzonti nuovi dobbiamo arricchire e completare Il nostro studio sulla missione del dolore.
Ecco allora la nostra nuova posizione di Volontari della Sofferenza.
UNA POSIZIONE CHE PARTE DALLA PIU’ GRANDE CONSAPEVOLEZZA DELLE GRANDI RESPONSABILITA’ CHE CIA. SCUNO DI NOI HA, UNA POSIZIONE NUOVA CHE VUOLE REALIZZARSI ATTRAVERSO TUTTI I MEZZI CHE LA CHIESA HA ADDITATO, APPROVATO E CHE SONO RACCHIUSI NEL NOSTRO PROGRAMMA. Considerando poi Il programma mariano che ci proponiamo di svolgere, il magistero ecclesiastico è più esplicito che mai.
Siamo realmente nel secolo della Madonna. Ed è il Papa che ha posto l’umanità intera sulle ginocchia della Madre celeste perché ognuno riproduca in se stesso, mediante l’aiuto di Maria SS.ma, la fisionomia del divino Modello, Gesù Cristo.
Pensavamo che fosse il secolo di Maria SS.ma per le magnifiche affermazioni mariane a cui tanti di noi avevano preso parte: la definizione del dogma dell’Assunta. l’Incoronazione di Maria SS.ma Regina del Cielo e della Terra, la Consacrazione dell’umanità al Cuore di Maria. l’anno Mariano, il centenario dell’Anno di Lourdes. In realtà il secolo di Maria SS.ma incomincia oggi, al termine della III Sessione del Concilio Ecumenico.
E l’ora di Maria!
E’ l’ora della “Mater Ecclesiae”, della Madre di ciascun membro del Corpo Mistico che viene alla vita della Grazia e che deve raggiungere con Maria e per mezzo di Lei la propria perfezione.
Il Concilio Ecumenico, il solenne magistero della Chiesa a tale proposito così ci dice:
«…i fedeli si sforzano nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti. La Chiesa pensando a Lei con pietà filiale e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, con venerazione penetra più profondamente nell’altissimo mistero dell’Incarnazione e si va ognor più conformando col suo Sposo. Maria infatti, la quale, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede, mentre vien predicata e onorata chiama i credenti al Figlio suo, al Suo sacrificio e all’amore del Padre. A sua volta la Chiesa mentre persegue la gloria di Cristo, diventa più simile alla sua eccelsa figura, progredendo continuamente nella fede, speranza e carità e in ogni cosa cercando e seguendo la divina volontà.
Onde anche nella sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a Colei, che generò Cristo, concepito appunto dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa. La Vergine infatti nella Sua vita fu modello di quell’amore materno, del quale devono essere animati tutti quelli, che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini”
E’ questo il richiamo del compito che Maria SS.ma deve svolgere per benigna disposizione della SS.ma Trinità verso ogni anima.
E’ indirettamente questo che la Vergine Santa ha affermato a Fatima: “Io soltanto posso intervenire”.
Nell’invito del Santo Padre alla luce delle parole della Madonna comprendiamo meglio il nostro programma.
Andiamo incontro alla Vergine Santa per collaborare con Lei alla salvezza del mondo, prendendo la Croce come il Suo Gesù e vivendo il proprio Calvario.
E’ questa una vera necessità sociale, via di salvezza additata da Colui che ha la responsabilità di tutti i fedeli di fronte alle enormi deviazioni ideologiche e morali. Questa indicazione del Santo Padre è urgente per le deviazioni grandi e molteplici che ci sono attualmente.
1) si è perso il senso della morale: non si pensa più a ciò che è bene e a ciò che è male; si beve al bicchiere del male con massima disinvoltura senza avvertire il limite di ciò che è lecito o meno.
Si cade in colpe gravi per mancanza di riguardo e di sensibilità di fronte alle cose leggere. Basti ricordare a questo proposito l’intervento di tutti i Vescovi d’Italia contro la licenza di tanti cinematografi. Peccati sociali della famiglia, della nazione, della società che attirano i castighi di Dio.
2) si è perso il senso della verità: si afferma liberamente con tranquillità ciò che è vero come ciò che è falso, si propagano ideologie empie ed errate senza badare alla rovina propria e alla rovina altrui. Ci sia sufficiente dare uno sguardo anche di sfuggita ai giornali.
3) si pensa soltanto a ciò che è comodo per cui si vive in aperto antagonismo con i principi di Cristo e di Cristo Crocifisso.

Ci sono poi altri errori che in modo del tutto particolare circolano nell’ambiente dei sofferenti.
1) Il Laicismo: errore questo che si infiltra in tutti i settori della vita umana e sociale. Errore che tocca anche l’ambiente degli ammalati, sia che vivano in famiglia, sia che vengano ospitati negli ambienti ospedalieri.
Se gli ammalati sono in famiglia, si crede che già Si è provveduto a tutto, quando essi hanno un apparecchiò radio o una televisione, mentre in realtà non è questo che essi attendono da noi.
Ci sono poi ancora famiglie che credono di aver fatto tutto, quando portano l’ammalato a passeggio; senza tener conto di quelle famiglie che portano gli ammalati a festini danzanti, ecc., vera e grave incoscienza che non tiene conto degli istinti che suscita e dei problemi che solleva questa condotta.
Che dire poi quando vediamo questa mentalità laicista nel personale di assistenza, medici, infermieri, i quali impediscono o rendono difficile la vita spirituale? Nel momento in cui l’ammalato ha bisogno maggiormente di cura e dl assistenza spirituale per scoprire la propria vocazione e dare un orientamento alla vita, egli viene isolato e lasciato a se stesso o addirittura ostacolato nella scelta del bene.
2) L’Ateismo: Il comunismo ateo non arresta la propria impudenza di fronte agli ammalati. Le sue organizzazioni si mascherano per entrare negli ambienti di cura per combattere Dio. Si dirigono ai sofferenti schiudendo soltanto miraggì terreni, escludendo i principi soprannaturali, cercando di attirare anche i sani ed i bambini fingendo di sostenere chi soffre. Non è questo il modo di interessarsi degli ammalati.
La vita dell’ammalato non è soltanto corpo ma anche spirito. E’ necessario quindi per un giusto interessamento del sofferente, considerare il corpo e l’anima, con le giuste proporzioni, perché il corpo serve all’anima e l’anima è Immortale. Quante energie di bene si sprecano perché non vengono valorizzate e convogliate!
Potremo ancora menomamente esitare a dare vita a tutti I settori del nostro lavoro, quando vediamo che questo colloquio è impellente ed urgente? I nostri nemici organizzano leste, convegni di studio, competizioni, congressi, giornate di studio per problemi di categoria, e noi limiteremo il nostro intervento a formare dei gruppi d’avanguardia che vivono poi senza attività?

Quale responsabilità di fronte a Dio e all’umanità!
L’ORA CHE STIAMO ATTRAVERSANDO E’ TROPPO IMPORTANTE PER PERDERE TEMPO IN VANE E STERILI CONSIDERAZIONI E NON ATTENTAMENTE CONSIDERARE CHE COSA VUOLE DA NOI IL SIGNORE.

Lega Sacerdotale Mariana

Potrà sembrarvi strano che in una circolare programmatica diretta a voi, cari ammalati, si parli anche della «Lega Sacerdotale Mariana ».
Eppure la “Lega Sacerdotale Mariana” è un meraviglioso ramo fiorente, spuntato dall’albero dei Silenziosi Operai della Croce ».
Appartengono alla «Lega Sacerdotale Mariana» quei sacerdoti che accettano il programma dell’Immacolata e che pur non avendo il legame dei «Silenziosi Operai della Croce» si prefiggono di adoperarsi nel proprio ambiente per sostenerlo.
In questa nuova tappa di vivida ed integrale attività che si propone il nostro Centro, noi, nell’intento di avere nuovi e validi sostegni, chiediamo il loro sacerdotale aiuto a favore dell’apostolato.
Desideriamo inserire nell’attività del Centro accanto ai Rev.mi Assistenti diocesani, l’azione dei sacerdoti iscritti all’Associazione della «Lega Sacerdotale Mariana ».
Questi sacerdoti saranno i primi collaboratori dell’Assistente Ecclesiastico. Sarà più facile quindi svolgere una attività da parte dell’Assistente quando anche altri sacerdoti, condividendo l’ideale d’apostolato, si pongono a Sua disposizione per determinati compiti. I Sacerdoti iscritti alla “Lega Sacerdotale Mariana” hanno infatti, le identiche finalità dei «Silenziosi Operai della Croce» meno il legame dei voti.
Con l’aiuto ove possibile, di tali sacerdoti, Il Rev.mo Assistente potrà affidare loro diversi Incarichi di lavoro verso gli ammalati e verso i «fratelli degli ammalati » e così avere un aiuto fraterno per un maggior ampliameto dell’apostolato.
Essi potranno organizzare incontri, preparare temi di discussioni, a cui partecipano tanto gli iscritti al Centro quanto i non iscritti. Potranno articolare programmi formativi e ricreativi per gli ammalati ed in modo particolare sostenere la devozione verso la Madonna nei propri ambienti.
Con questo nuovo apporto si intende inserire nella vita del Centro queste forze sacerdotali che in tate diocesi esistono e che desiderano fare qualcosa sia per la Vergine Santa e sia per gli ammalati.

Sbagli di visuale

In alcune zone, forse nel timore di non riuscire nelle diverse iniziative o di impegnare troppo gli ammalati si considera soltanto un lato dell’apostolato. Di solito si prende di mira le iscrizioni al Centro, si costituisce anche qualche gruppo di avanguardia e tutto si ferma qui.
Prima di passare all’attuazione dell’apostolato nella forma che l’Associazione propone ossia divisione di settori: bambini, giovani, giovanette, ricreatori, programmi culturali anche per non iscritti al Centro, si attende che gli ammalati siano estesi in tutte le Parrocchie della Diocesi. Questo è uno sbaglio sia d’impostazione che di direzione. Se fosse così dovremmo concludere che la fisionomia del Centro non si può realizzare prima che tutti gli ammalati di tutte le diocesi e di tutte le parrocchie siano riuniti. E’ uno sbaglio, inoltre, di direzione perché il Capogruppo, come viene alla vita del Centro, deve incominciare a vivere lui e i componenti il Suo gruppo, usando i mezzi di apostolato che il Centro propone.
Se non fosse così quale sarebbe l’aiuto anche esterno che verrebbe dato a chi aderisce al Centro?
Ben diverso è il discorso di un capogruppo che va alla conquista ideale di fratelli di dolore proponendo incontri, convegni, ecc. anziché fermarsi soltanto ad un dialogo che si esaurisce con un incontro personale oppure una lotteria.
Sono ormai due anni che a Re, durante i convegni per i Rev.mi Assistenti ed Incaricati Diocesani si insiste sulla necessità di dare vita a TUTTI i settori del Centro.
Dalla vita dei diversi settori: bambini, adolescenti, giovani, uomini, donne, ricreatori, ecc., si ha il pieno sviluppo dell’attività del Centro e attraverso questo sviluppo e questa azione diretta nei singoli settori, si ha infine il potenziamento e l’allargamento di tutta la vita del Centro.
Se non si impianta l’apostolato in questa forma si corre il rischio di creare Centri di lavoro apostolico si, ma individuale, non conforme alle finalità dell’Associazione. La Vita del Centro, del resto, si presenta con una figura giuridica ben definita: una Pia Unione con figura propria e mezzi ben precisi per cui o si vive la vita spirituale con i mezzi che propone, oppure non la si vive. Anni fa ci siamo trovati nella necessità di fare un censimento per vedere con precisione il numero degli iscritti. Al termine di questo eravamo rimasti poco più di 16.000. Oggi nuovamente siamo risaliti ad oltre 50.000.
Ma se questo numero elevato di iscritti non viene convogliato ed articolato in piani ben divisi, distinti ed organizzati va a rischio di diventare una massa inoperante e forse inconcludente, mentre la Chiesa ha bisogno della santificazione della sofferenza. In altre zone si pensa, forse a fin di bene, e con scopo certamente di dare un aiuto, che l’unica preoccupazione dell’apostolato sia quella finanziaria. Il Centro, come tale, grazie a Dio non ha alcuna preoccupazione finanziaria. Per la stessa iniziativa della Casa “Cuore Immacolato di Maria” di Re chi ha finora radicalmente provveduto è stata la Divina Provvidenza, scossa dalle tante preghiere e dalle sofferenze di tanti ammalati.
A tutti è noto il fatturato della Casa di Re, casa voluta e sostenuta dai personali sacrifici dei nostri ammalati. Dal pagamento della cifra iniziale, che voi ben conoscete quanto fosse rilevante, sono rimasti solo 150.000.000, cifra in sé non più vivamente preoccupante, tuttavia dolorosa fin tanto che sia del tutto estinta. L’importo pagato in questi anni ben dice, con chiarezza, l’intervento del Signore e l’opera di sacrificio svolta dai nostri iscritti.
Gli ammalati che hanno sperimentato i benefici della Casa di Re hanno sempre sostenuto l’idea anche con veri e propri sacrifici. Siano a noi presenti i 933 ammalati che all’inizio dei lavori si sono offerti al Signore pronti ad accettare tutte le sofferenze che Egli avrebbe loro permesso, lungo la loro vita, purché la Casa potesse sorgere.
Se gli iscritti al nostro Centro lavorassero oggi senza dispersione di energie (e quante in certe zone) come nei primi tempi, la casa potrebbe già essere del tutto pagata. Certamente è più facile realizzare le iniziative in un apostolato cattolico tra industriali, maestri, medici, che non nella categoria dei sofferenti proprio perché gli appartenenti a quelle categorie possono disporre di più. Ma se noi “Volontari della Sofferenza” vogliamo vivere una vita di apostolato, necessariamente dobbiamo attuare quelle iniziative che svolgono, estendono, promuovono tutti quei mezzi esterni, che sono mezzi e sussidi per la vitalità interna dell’apostolato.

Prova di questo sta il fatto che la prima volta in cui gli ammalati si sono incontrati per il primo corso di Esercizi Spirituali, essi, e soltanto essi, hanno fermamente domandato che il centro costruisse una casa per i loro incontri e per esercizi spirituali. Oggi che il peso della Casa di Re sta passando, possiamo anche guardare indietro e accanto alle pagine di sacrificio stupendo, scritte dall’amore dei sofferenti vedere coloro che hanno voluto cogliere l’occasione della costruzione della Casa di Re per cercare di seminare sfiducia sull’apostolato ed anche chi ha consigliato di sospendere gli Esercizi Spirituali e fare della Casa un grande albergo fino a che tutto fosse pagato. Che dire? I quadri sono belli in quanto ci sono anche i chiaro-scuri. Se tutti avessero compreso il sacrificio che con gioia abbiamo sostenuto con gli ammalati in questi anni, che merito ne avremmo avuto? Si può, comunque, dire che la Casa di Re sia stata una imprudenza? No!
Perché:
1) le opere di conversioni avvenute ne dicono l’opportunità. Quanti ammalati e quanti sani hanno ritrovato a Re la via del ritorno e lo scopo della loro esistenza: veri miracoli spirituali che fanno benedire per tutta l’esistenza gli sforzi sostenuti;
2) il numero sempre in aumento delle persone che affluiscono (sani-malati e sacerdoti) per giornate di studio e per Esercizi Spirituali dice che tale impresa non è stata un fuoco di paglia, ma una risposta concreta ad un preciso bisogno;
3) la Divina Provvidenza è sempre intervenuta al momento opportuno dalle strade più impensate.
A QUANDO LA GIOIA DI NON PARLARNE PROPRIO PIU’ DI TALE PENDENZA?
Francamente non lo so! Se oggi la pendenza è molto più lieve, essa però è per noi sempre tanto difficoltosa e ciò anche perché sono sorte tante altre iniziative nei diversi centri e della Casa di Re non se ne parla quasi più.
Se concludessi questa circolare senza dare una precisa direttiva anche su questo punto. mi parrebbe di offendere il vostro vivo legame che vi unisce al Centro.
Siamo stati solidali in momenti ben più difficili, ‘a maggior ragione oggi che la soluzione è più accessibile.
Per questa ragione, proseguendo con lo stesso entusiasmo dei primi tempi, oggi più che mai diciamo che la Casa deve essere al più presto libera.

Proponiamo quindi, come sempre, un piano di azione

Quali mezzi possiamo suggerire?
Quelli di ieri: la preghiera e l’azione.
Mi ricordo le belle mobilitazioni generali alla preghiera! Novene attuate ed attività svolte da tutti i nostri cari ammalati iscritti al Centro.
Questo penso sia il motivo per cui la Divina Provvidenza ha sempre con tanto amore vegliato su questa iniziativa, voluta dai continuatori della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
PER QUESTA RAGIONE, OGGI ANCORA UNA VOLTA INDICIAMO UNA VERA MOBILITAZIONE GENERALE ALLA PREGHIERA ED ALL’AZIONE.
Una mobilitazione generale, in cui tutti gli iscritti si sentono impegnati a mettersi di fronte alla Vergine Santa e di chiedere, non per i propri meriti, ma per il Suo amore e desiderio di salvezza universale, quanto necessario per terminare e concludere al più presto tutta la pendenza della Casa di Re.
Soltanto una preghiera generale, collettiva, animata dal più grande spirito di fede, può concludere questa pendenza che, se oggi non preoccupa più nessuno, rende però penoso e difficile l’estensione dell’apostolato difficile concludere la pendenza alla fine che non all’inizio, essendo agli inizi tutti entusiasti dell’iniziativa e trovandosi invece alla fine quasi esausti per l’attività già svolta.
Dobbiamo riprendere fiducia, sorelle e fratelli carissimi, dobbiamo riprendere coraggio; dobbiamo rimetterci in preghiera accanto alla Madonna, per attuare tutto il Suo programma.
Indiciamo quindi una novena generale alla Divina Provvidenza ed alla Vergine Santa.
La Novena sarà fatta nell’imminenza del Pellegrinaggio dei Sacerdoti ammalati a Lourdes e precisamente dal 19 al 29 luglio p. v., in questo modo:
In tali giorni ci confesseremo tutti, proponendo di vivere sempre in grazia di Dio, detestando i nostri peccati e stabilendo di voler corrispondere con maggiore generosità alla Divina Grazia.
2) Ci rivolgeremo poi alla Divina Provvidenza e per i meriti della passione di Nostro Signore Gesù Cristo La supplicheremo di voler ancora una volta intervenire e reciteremo tre Gloria Patri.
3) Reciteremo inoltre la Corona, le Litanie lauretane e tre Gloria Patri ai Santi Patroni: San Michele Arcangelo, S. Giuseppe, S. Bernardo, Santa Bernardetta.
Non dimentichiamo i nostri cari iscritti, fratelli di ideale che ci hanno preceduto nel sonno eterno. Su di essi invocheremo l’eterno riposo.
Chi vorrà negare l’apporto della propria preghiera per la soluzione di questo problema, che ancora, sia pure parzialmente, intralcia tanta vita del Centro e fornisce, forse, anche argomenti a chi non volendo dedicarsi allo apostolato, prende occasione dell’iniziativa della Casa di Re per dissuadere le iscrizioni dei sofferenti? Comprendo che simile atteggiamento è voluto, un atteggiamento di speculazione a tavolino, quasi per crearsi una giustificazione dinanzi all’apostolato che si sarebbe dovuto svolgere e che non si è svolto, perché qualsiasi attività spirituale di categoria deve pur articolarsi, fin tanto che siamo su questa terra, per mezzo di qualche iniziativa.
Offerta della sofferenza
Accanto alla preghiera poniamo l’offerta più generosa, quella del dolore.
E’ la Croce che schiude i tesori delle grazie e sarà ancora l’immolazione silenziosa e nascosta che smuoverà i cuori alla comprensione ed alla generosità.
La nostra preghiera forse non è degna di essere esaudita. La sofferenza la purifica. Poniamo il tesoro del sacrificio nelle mani immacolate della Vergine Santa e sarà Lei ad attirare la divina misericordia.
Il dolore forse potrà impedirci di pregare; la povertà non ci acconsentirà di intervenire; l’offerta della sofferenza possiamo porre dinanzi al trono di Dio, per quanto ci sta a cuore.

Piano di attività

Siamo circa 50.000 iscritti in Italia. Se ciascuno di noi trovasse attorno a sè, oppure offrisse anche soltanto L. 4.000, la casa sarebbe del tutto pagata entro pochi giorni.
Eppure L. 4.000 non costituiscono una grande cifra ai nostri giorni.
Considerando che tanti iscritti sono in ricoveri di carità e che anche altri sono in vera impossibilità di TROVARE ATTORNO A SE’ anche una somma così piccola, pensando che soltanto un quarto degli iscritti risponde all’appello, la somma che estinguerebbe il debito rimasto è di L. 12.500 ciascuno. Riteniamo, come sempre, che è nostra ferma intenzione di non creare la più piccola angustia a nessuno, specialmente a chi si trova in istituzioni caritative. Per questa categoria è quanto mai sufficiente fermarsi alla preghiera ed all’offerta delle sofferenze. Penserà il Signore, proprio in vista del loro desiderio, suscitare anime generose che prendono il loro posto affinché anch’essi possano risultare presenti.
Per trovare attorno a voi la somma di L. 12.500 usate qualcuno dei fogli di sottoscrizione che sono ancora in deposito presso il Centro. Richiedeteli al più presto e sarà così facilitato Il compito.
In modo particolare i capigruppo facciano propria la iniziativa e vedano se con qualche piccola lotteria sia possibile fare in maniera che tutti i propri componenti risultino presenti.
E’ questo’ l’ultimo sforzo, compiamolo con vera generosità, a passo di record e poi l’inno di ringraziamento alla Vergine Santa per l’aiuto dato.
OGGI E’ L’ORA DEGLI AMMALATII QUESTI DEVONO PRENDERE COSCIENZA DEL PROPRIO POSTO NELLA CRISTIANA SOCIETA’ e nello spirito di lavoro e di cooperazione; ognuno faccia quanto è in sè, come se tutto dipendesse da lui.
Dio volesse che il pellegrinaggio dei Sacerdoti ammalati a Lourdes fosse di ringraziamento alla Madonna per la chiusura di tutti i debiti per la Casa di Re. Sarà così se ognuno farà in modo che il proprio aiuto giunga al Centro per la fine della prossima novena, ossia entro il 29 luglio p. v.
Pensate all’intima soddisfazione che ciascuno di noi deve poter sentire nel guardare l’Immacolata e ripeterLe «Mi sono dato da fare per il Tuo programma, ho sofferto per Te, la Tua Casa è frutto anche della mia privazione ». Non dite mai: già ho fatto tanto! No, per il Signore e per la Madonna è sempre poco ciò che facciamo. Abbiamo tanti debiti da scontare, tante anime care da suffragare, tante virtù da conquistare!
L’elemosina è il mezzo regale per ottenere da Dio quanto ci sta a cuore; essa è come l’acqua che estingue i debiti del peccato.
Gli ammalati che a Re convengono da ogni parte di Italia e dall’estero sanno e sapranno anche per il futuro che la Casa “Cuore Immacolato di Maria” è stato il monumento elevato dagli iscritti al Centro, alla Madonna per poter fare in modo che tutti i fratelli di dolore potessero mettersi a Suo totale servizio per la salvezza della società. Il 19 luglio segna la data dell’inizio della preghiera e dell’attività.
Chi desiderasse fogli di sottoscrizione scriva immediatamente e noi glieli faremo subito avere. Nella Casa “Cuore Immacolato di Maria”, a Roma ed a Valleluogo, i «Silenziosi Operai della Croce» e le «Silenziose Operaie della Croce », precedono questa vostra novena con preghiere continue, di giorno e di notte, in tutte le ore, affinché questa iniziativa sia ascoltata da tutti e possa essere finalmente risolutiva, onde poter guardare nuovi orizzonti di apostolato e stabilire nuovi basi di attività.

Sorella Myriam

Sorella Myriam ebbe un infarto ed è stata più volte in fin di vita; per oltre un mese la sua salute ebbe varie alternative. Ora soltanto è ritornata a Roma ed ha ricominciato, sia pure parzialmente, la sua attività.
Mi è caro in questa lettera circolare potervi dire che sovente la sua vita era stata offerta per ciascuno di voi, per il Centro, per tutti i “Silenziosi Operai della Croce”, dl oggi e di domani.
La nostra buona Sorella Maggiore sta lentamente riprendendo ma occorre però ancora sostenerla molto con la preghiera. E’ già gran cosa il non vederla continuamente in pericolo di vita, però è tutt’ora ben lontana dal ritorno alla sua fervida attività come prima della malattia.
E’ la nostra prima Sorella d’ideale, è colei che col sottoscritto ha dato inizio a questa spirituale attività. Sostenetela con l’offerta perché molto ancora le resta da fare.

CONCLUSIONE

Ed anche per me vi chiedo una preghiera più fervida, più costante che mai. Avete sempre pregato per il sottoscritto, lo so, vi ho sempre sentiti vicini, tutti: Ho bisogno di grazia, ho bisogno di luce dello Spirito Santo. Questi doni si ottengono soltanto con il ricorso a Dio. Sapete quanto il lavoro si estende e come si è impari alle necessità.
Occorre realmente lavorare bene in tutte le zone, essere uniti, avere molte vocazioni e non avere più preoccupazioni per la Casa di Re onde lavorare ancora di più. Fatevi vivi in questa mobilitazione generale. Non si facciano vivi soltanto quelli che rispondono sempre e con amore mediante il sostegno della loro carità.
Siano essi benedetti per il conforto ed il sostegno che ci danno; ma in quest’ora che vuole essere di svolta e di conclusione ci siano vicini anche quelli che abitualmente non scrivono mai.
Siano presenti in questa mobilitazione generale quelli che non potranno essere presenti con aiuti finanziari. Le toro preghiere, il sacrificio ed il desiderio sono un vero, reale e grande apporto. Non si sentano queste sorelle é questi fratelli inferiori agli altri perché non lo sono.
ATTENDO QUINDI LE VOSTRE LETTERE CHE DOVREBBERO ARRIVARMI TUTTE TRA IL 29 LUGLIO p.v.
Affido alla Vergine Santa il desiderio, che 50 mila iscritti, cinquantamila anime che si sono poste al Suo servizio, mi scrivano dicendomi i loro propositi e le loro esperienze. E’ Così bello restare uniti nella carità, nello sforzo, nella lotta per essere tutti uniti in Cielo nel trionfo.
Ogni sera, prima dì concludere la mia giornata mando a tutti una grande benedizione, dopo aver invocata, presente e portatrice di conforto, la Vergine Immacolata. Ed anche ora, a conclusione di questa mia lettera circolare, tutti benedico di gran cuore, anche quelli che talvolta più che aiuto hanno creato difficoltà. Tutti pongo sotto la protezione della Vergine Santa perché la Madonna tutti custodisca, protegga ed illumini.
Su di voi e su di me, come all’inizio di questa lettera, la pace del Cuore di Gesù ed il sorriso della Vergine Santa siano sempre.
Nel Signore Vostro affezionatissimo

Sac. Luigi Novarese