L’Ancora: n. 10 – ottobre 1982 – pag. 1-40

Prospetto

– Ambiente di Apostolato
1. Difficoltà
2. Lati positivi
– Apostolato associato – Apostolato di gruppo
– Gruppi di Avanguardia
– Come si stabilisce e funziona il Centro Zona
– Incontri di gruppo
– Vita di gruppo
. attività interna
. attività esterna
– Linea costruttrice della nostra attività apostolica
– Comunione nella vita di gruppo
– Doti del Capo gruppo
– Programma 1983

Carissimi,
quest’anno, grazie a Dio, ho avuto il piacere di poter accostare a Re parecchi di voi, cari “Volontari della Sofferenza” e “Fratelli degli Ammalati”.

AMBIENTI DI APOSTOLATO

1) DIFFICOLTÀ

Ho visto il vostro entusiasmo, il lavoro che state svolgendo e le difficoltà che incontrate. Difficoltà, ben inteso, che derivano dai tempi che viviamo e che sono l’indice ed il risultato del gravissimo male della nostra società, “una grande crisi di fede”, dovuta ad un insieme di errori che vanno dal libero pensiero, alla critica su tutto e su tutti, accresciuta dall’insopportazione di qualsiasi freno, o guida autorevole, in ordine al fine supremo che è Dio.

Il materialismo pratico che si sta tranquillamente vivendo, è ancora più dannoso di quello teorico, poiché questo lo si combatte a viso aperto e con principi precisi, l’altro, invece, si insinua con l’indifferentismo e l’acquiescenza del proprio animo, incominciando a poco a poco a fare come fanno gli altri. All’impegno reale e fermo del battesimo subentra la teoria del “ più comodo e più piacevole “ e la vergogna di non fare come gli altri prende il sopravvento nel tenore della propria vita.

Lo stesso Vangelo viene ritenuto come libro di figura, che, non soltanto non viene mai aperto, ma che viene giudicato con un relativismo che spaventa. Il ragionamento personale non si ferma dinanzi al divino insegnamento. Le figure storiche e liberatrici dell’uomo, Nostro Signor Gesù Cristo e l’Immacolata, che hanno tratto dalla schiavitù morale l’umanità, vengono considerate con molta indifferenza, e quasi ritenute come leggendarie, patrimonio di tradizione, più o meno rispettabile.
Se rivolgessimo la domanda: “Chi è per te Gesù Cristo e chi è Maria SS.ma?” forse – come mi è capitato qualche volta di constatare – vedremmo volti perplessi, che non sanno che cosa rispondere, o che guardano addirittura con sentito compatimento.

Eppure Dio esiste anche se noi non l’accettiamo, se non crediamo in Lui e viviamo come se il Suo divin Figlio non fosse realmente morto e risorto per ciascuno di noi, entrando con la Croce nella storia del mondo.

L’apostolato del Centro “Volontari della Sofferenza” e dei “Fratelli degli Ammalati”, in tale atmosfera d’errori, è chiaro che è difficoltoso e difficile.

Tali difficoltà se non vengono considerate con criterio soprannaturale, con il criterio con cui Gesù Cristo ha giudicato il mondo, fiduciosi del Suo aiuto e del Suo totale e definitivo trionfo, finiscono per far perdere il coraggio, tanto più poi che chi deve svolgere tale apostolato è sofferente e, per di più, in genere non abituato a prendere iniziative, ma talvolta abituato ad essere aiutato, sostenuto e magari da taluno commiserato.

2) LATI POSITIVI

Accanto ad una gioventù senza nome e forma, esistono, grazie a Dio, non soltanto germi di ripresa, ma tanto bene, tanta cristiana testimonianza seria, generosa, gioiosa, protesa nella carità al sostegno dei fratelli.
Il bene non fa chiasso o rivolte, ma avanza con tranquillità nella sicurezza della parola del divin Salvatore.

Quante persone di ogni ceto, età, sesso, oggi testimoniano la necessità di conoscere Dio, di vivere la Sua vita, di meditare il Vangelo.

Si ritorna alla vita sacramentaria; si affronta con fermezza ed Intima gioia il sacrificio; non si tollerano le mezze misure; si vuole vivere il Vangelo e l’ubbidienza alla Chiesa, con il Papa al vertice ed i Vescovi uniti a Lui nella guida del popolo di Dio.

Gli esercizi spirituali vengono richiesti; si ama il silenzio totale. I giovani vogliono una vita impegnata, illuminata e sorretta dal Cristo. Che dire poi delle belle ore di adorazione serali, o notturne? Fantasie di vecchi ricordi? Oggi, grazie a Dio, no!

Si desidera stare a lungo con Nostro Signore Gesù Cristo, ed in quel tranquillo e laborioso silenzio interiore, in cui si percepisce il soffio dello Spirito Santo, si maturano e si attuano le più ardite decisioni.

APOSTOLATO ASSOCIATO
APOSTOLATO DI GRUPPO

L’apostolato che il Centro “Volontari della Sofferenza,, ed i “Fratelli degli Ammalati” stanno svolgendo ha una grande ed ambita possibilità, quella, cioè, di potenziare con la preghiera e la penitenza tutta la vita della Chiesa, offrendo preghiere e sofferenze in sostituzione di coloro che non credono e rifuggono da prendere la propria croce e seguire nel piano della salvezza Nostro Signor Gesù Cristo.
L’apostolato nella forma fin dall’inizio concepita dal Centro, è quanto mai consono alla psicologia del sofferente; perché, mentre mira a toglierlo dall’isolamento, lo unisce ad altri fratelli, essi pure sofferenti, oppure lo unisce, in forza del comune ideale, ai fratelli sani, allo scopo di sostenersi vicendevolmente, secondo i doni di Dio che ciascuno ha, e così considerare insieme le necessità della società, gravata di errori e di peccati.

LA TECNICA DELL’APOSTOLATO, INFATTI, L “L’AMMALATO PER MEZZO DELL’AMMALATO”; L’AMMALATO CHE CONQUISTA IL “FRATELLO SANO” PER ASSIEME CONTINUARE LA COMPLETEZZA DEL CALVARIO COME DAL SANTO VANGELO APPARE: Gesù sale la vetta del Calvario sostenuto dal Cireneo e dalla condivisione del proprio dolore espressa dalla presenza di Maria SS.ma e dell’apostolo Giovanni ai piedi della Croce.

Ma l’ammalato ed il sano, che si uniscono in piano di offerta secondo le richieste dell’Immacolata, hanno uno scopo ben preciso: quello di vivere il Suo programma, manifestato a Lourdes ed a Fatima; viverlo essi stessi integralmente per essere i suoi primi fedeli collaboratori e presentarlo, poi, ad ogni anima di buona volontà affinché tutte le anime si abbiano a salvare.

In diretta proporzione dell’aumento del numero delle anime che si impegnano a vivere ed estendere il programma della Vergine – che è programma di preghiera e di penitenza – aumentano le speranze di salvezza del peccatori.

Il Cuore Immacolato di Maria a Fatima ha, infatti, con molta precisione denunciato questa carenza di preghiera e di sacrificio, sottolineandone la necessità con le parole:
“ Molte, molte sono le anime che vanno all’inferno, perché non c’é chi preghi e si sacrifichi per loro”.

In risposta a questo, proprio per essere fecondi e più forti nell’apostolato, i “Volontari della Sofferenza” ed i “Fratelli degli Ammalati”, mettono in comune, intelligenza, cuore e volontà:

1) per pregare di più personalmente e comunitariamente, reciprocamente sostenendosi ed essere cosi più forti dinanzi al trono di Dio: “quando due o tre sono riuniti in preghiera, Io sono in mezzo a loro”;

2) per amare di più, animandosi a sacrifici sempre più impegnativi, personali e collettivi, per essere personalmente ed associativamente veri continuatori della passione del divin Crocifisso e salvare il maggior numero possibile di anime: “quando sarò elevato da terra trarrò tutti a me”;

3) per esaminare assieme con vera attenzione la situazione ambientale – parrocchia, diocesi, chiesa, famiglia, società – e trovare, sotto la guida del Magistero e dei Vescovi, i mezzi più idonei all’annuncio e all’attuazione del programma dell’Immacolata.

TALE CAMMINO DI AMMALATI E DI SANI INSIEME; AFFINCHÉ CONSERVI SEMPRE LA PROPRIA FRESCHEZZA E DINAMICITA’, VIENE NELLA TECNICA DEL NOSTRO CENTRO SVOLTO NEL GRUPPO DI AVANGUARDIA, CHE, FIN DAL MAGGIO 1947, SI É DIMOSTRATO EFFICACISSIMO E, DI GIORNO IN GIORNO, SEMPRE PIU’ ATTUALE, PERCHÉ AMMALATI E SANI LAVORANO ASSIEME.

Il Decreto dell’Apostolato dei Laici al n. 18 ribadisce 1’efficacia e la necessità di questo apostolato associativo: “ L’apostolato dei laici è di grande importanza, perché, sia nella grande comunità della Chiesa, sia nei vari ambienti (vedi ad esempio ora – 1982 – gli ambienti assistenziali tutti politicizzati), l’apostolato spesso richiede di essere esercitato con azione comune”.

Rimanere isolati significa precludersi la possibilità di convincimento di anime “ oggi “ stanche di parole ed assetate di verità assolute ed immutabili.

Opportunamente, dunque, lo stesso Decreto dell’Apostolato dei Laici al n. 17 afferma che i fedeli a tempo e luogo si radunano insieme in piccoli gruppi per scambiarsi idee e trovare mezzi sempre più efficienti alle esigenze dei tempi, tenendo ben presente che l’azione associativa vale solo in quanto incide nel cammino della Chiesa, sempre sotto la guida del Papa e dei Vescovi, veri ed unici responsabili della vita della Chiesa.

Il Decreto dell’Apostolato dei Laici precisa che: “Le Associazioni non sono fini a se stesse, ma devono servire o compiere la missione della Chiesa nei riguardi del mondo; la loro (delle Associazioni) incidenza apostolica dipende:
1) dalla conformità con le finalità della Chiesa:
2) dalla testimonianza cristiana;
3) dallo spirito evangelico dei singoli membri e di tutta l’Associazione” (Ap. Laici n. 19).

Dall’esatta osservanza di tutti i punti che il Vaticano II indica dipende l’incisività o meno di tutta l’attività dell’Associazione. Non il numero degli aderenti dice il “peso” della nostra attività, ma 1’esatta osservanza dell’intero programma dell’Immacolata che va dalla libera accettazione del “Piano della salvezza”, all’impegno di santità personale ed alla “specifica” attività apostolica.

L’instancabile e sollecita carità materna di Maria SS.ma, che vuole tutti i propri figli salvi, deve animarci alla carità più viva fino a sentire il desiderio della “ sostituzione “ come l’ha sentito il Figlio di Dio quando ha voluto prendere su se stesso i nostri peccati e presentarsi in nostra sostituzione al Padre celeste.

GRUPPI DI AVANGUARDIA

Il Gruppo di Avanguardia, che è costituito soltanto da iscritti al Centro, è l’ambito in cui si trattano gli interessi delle anime e il prezzo di sacrificio e di preghiera che bisogna pagare per esse; è l’ambiente dove l’apostolato va svolto nell’intendimento di estenderlo sempre di più.

L’ADESIONE AL CENTRO É BASILARE PER FAR PARTE ALL’ATTIVITÀ DEL GRUPPO, ESSENDO L’ADESIONE UN PRECISO IMPEGNO, PRESO ‑ ATTRAVERSO IL CENTRO ‑ CON L’IMMACOLATA, PER LAVORARE IN PIANO ORDINATO E D’INSIEME PER L’AFFERMAZIONE ED ESTENSIONE DEL SUO PROGRAMMA.

Che Cos’è il Gruppo di Avanguardia

“É l’unione dei Volontari della Sofferenza che per meglio vedere le esigenze dei fratelli di dolore ed animarli all’attuazione delle richieste dell’Immacolata rivolte a Lourdes ed a Fatima, si riuniscono in gruppi fino a raggiungere il numero di 10 iscritti, vicendevolmente sostenendosi ed animandosi all’apostolato per mezzo della preghiera e del sacrificio “.
La definizione del “Gruppo di Avanguardia” pone in prima linea i “ Volontari della Sofferenza “, perché essi sono i primi ad essere, per vocazione, chiamati a seguire il divin Crocifisso, che volontaria-mente andò incontro al programma della Croce.
I fratelli sani, anch’essi interessati e responsabilizzati dal programma dell’Immacolata, sono dal Cristo espressamente invitati a portare con Lui la propria croce, sia attraverso gli impegni del battesimo ed i doveri del proprio stato, sia materialmente condividendo il peso della croce che Gesù Cristo portò lungo il Calvario e che gli ammalati con Lui misticamente portano attraverso i secoli.

Nel Gruppo di Avanguardia i fratelli sofferenti e sani camminano insieme con un solo intendimento:

1) mantenere ed accrescere lo spirito di preghiera e di penitenza che deve alimentare ogni iscritto al Centro;

2) porre l’apostolato in piano – come ha richiamato il Papa – di lavoro associato con tutti i membri del Gruppo, sempre in movimento di conquista di fratelli di ideale, sani ed ammalati;

3) dare alla Chiesa, quindi alle Diocesi ed alle Parrocchie la prova della propria attività ed il sostegno relativo di testimonianza apostolica che il Centro “Volontari della Sofferenza” unitamente ai “Fratelli degli Ammalati”, deve, per debito di coerenza dare nella categoria degli ammalati;

4) realizzare anche con l’aiuto dei sani, inseriti nel Gruppo di Avanguardia, iniziative sempre più vaste e più aggiornate per l’aumento progressivo ed armonico dell’attività in tutto il suo insieme.

Come si stabilisce, funziona e si sviluppa il “Gruppo di Avanguardia”

Il Gruppo di Avanguardia si forma con l’unione di due ammalati che, sotto la guida di uno di essi, in funzione di Capo Gruppo, si propongono di raggiungere il numero di 10 aderenti.

Raggiunto il numero di 10, nell’intento di irretire tutta la zona e conservare la dinamicità del Gruppo, il Capo Gruppo distacca due elementi ‑ i più preparati ‑ per dare vita ad un nuovo Gruppo e continuare cosi l’azione di conquista e di divisione, ogni qualvolta si raggiunge il numero di 10 aderenti.

Si ha così:

1) Gruppo iniziale

Si chiama “Gruppo iniziale” quello a cui hanno dato vita i due elementi e che non ha ancora raggiunto il numero di 10 aderenti. Si chiama “iniziale” appunto perché dà inizio ad un nuovo Gruppo.

Per poter costituire un Gruppo:
a) occorre trovare un fratello di ideale, che si impegni allo Statuto dei “Volontari della Sofferenza”, oppure a quello del “Fratelli degli Ammalati” se egli è sano;
b) trovato questo primo elemento, occorre scrivere subito alla Direzione del “Centro Volontari della Sofferenza” di Roma, onde avere il numero d’ordine progressivo del nuovo Gruppo ed avere così diritto alle circolari speciali che vengono inviate a tutti i Capi Gruppo;
c) ogni qualvolta si segnala alla Direzione del Centro un nuovo aderente al Gruppo costituito, occorre, accanto al nominativo, specificare sempre il numero del Gruppo a cui il nuovo iscritto appartiene.

Facendo in questa maniera, si riesce ad unire in piano di preghiera e di santificazione del dolore tutti gli ammalati della zona, rompendo l’isolamento e diradando le tenebre dell’inazione che tanto intristiscono chi soffre.

2) Gruppo completo

Si chiama “ Gruppo completo “ quando si è raggiunto il numero di 10 aderenti.

3) Formazione di nuovi gruppi

Raggiunto il numero di 10 aderenti, come già detto, per stabilire un nuovo Gruppo, oppure più Gruppi, si distaccano due nominativi alla volta, di cui uno eserciti la funzione di Capo Gruppo nel nuovo Gruppo che si vuole costituire.
Nel distaccare i due nominativi occorre dare avviso alla Direzione del Centro di Roma, richiedendo un nuovo numero d’ordine progressivo per il Gruppo che si intende costituire indicando, nello stesso tempo, il nominativo di chi eserciterà la funzione di Capo Gruppo.

4) Gruppo smembrato

Si chiama “Gruppo smembrato” quello che è rimasto con un numero di aderenti inferiore al numero di 10, per aver dato vita ad uno o più gruppi.
Il “ Gruppo smembrato”, chiamato anche “ Gruppo madre”, deve:
a) tenere i rapporti di collegamento e sostegno con Gruppi da lui stabiliti:
b) darsi da fare per nuovamente raggiungere il numero di 10 onde dare ancora inizio ad altri Gruppi.

Il “Gruppo distaccato”, detto anche “Gruppo figlio”, inizierà il suo lavoro di conquista apostolica, nella identica forma già espressa; diventando a sua volta “Gruppo completo” ed istituendo poi, a sua volta, i nuovi Gruppi per la maggior conoscenza ed attuazione del programma stabilito dalla Vergine Santa a Lourdes ed a Fatima.

COME SI STABILISCE E FUNZIONA
IL “CENTRO ZONA” O
“CIRCOSCRIZIONE ECCLESIASTICA”

Centro zona:
è l’insieme di più Gruppi di Avanguardia esistenti in una Parrocchia, oppure in un paese, o in una circoscrizione comunale o vicariale, secondo l’ampiezza e la denominazione ecclesiale, che varia da luogo a luogo.
Il Centro Zona direttivo risiede nella Parrocchia, ove per circostanze di apostolato, vi è la maggior vitalità di attività, anche se la Parrocchia è più piccola in rapporto ad un’altra della stessa Vicaria, o circoscrizione ecclesiastica.

Compongono il Direttivo del centro zona o circoscrizione ecclesiastica:
1) un sacerdote,
2) un ammalato,
3) un sano.

Compiti del direttivo del Centro Zona:

1) Il Sacerdote dirige la formazione spirituale degli iscritti al Centro sia che appartengano alla categoria dei “Volontari della Sofferenza” che dei “Fratelli degli Ammalati”, per mezzo specialmente dei Capi Gruppo.

É suo compito curare la formazione ideologica della valorizzazione del dolore sulle solide basi della “Regale Via della Croce”, evitando e combattendo tutte quelle forme di sentimentalismi o facili compatimenti, che sono talvolta possibili ad insinuarsi in tale settore, e che tanto portano lontano dall’esempio datoci da Gesù e da Maria Santissima durante la Passione.

Il Sacerdote che guida il Centro Zona non si stancherà mai di illustrare e spiegare le richieste e gli insegnamenti rivolti da Maria Santissima tanto a Lourdes quanto a Fatima, sicuro che, ponendo con slancio gli ammalati a servizio di Maria Santissima per l’attuazione del programma da Lei indicato a Santa Bernardetta ed ai tre bambini di Fatima, egli li ha posti nel modo più completo a servizio e a sostegno della Parrocchia, della Diocesi, della Chiesa.

Il Sacerdote sostiene inoltre i Gruppi nelle varie iniziative promozionali umane, sociali e ricreative, che il Centro Nazionale in unione con i Centri Diocesani, in armonia con la pastorale diocesana, annualmente stabilisce, affinché il sofferente sia attivamente inserito nella vita della Chiesa, della famiglia e della società.

2) L’ammalato deve sostenere e dirigere, sotto la guida del Centro diocesano, e dell’Animatore del Gruppi, l’apostolato di conquista di tutti i Capi Gruppo appartenenti al Centro Zona.

Egli deve sempre ripetere lo “slogan” dell’apostolato: “la conquista dell’ammalato e del fratello sano per mezzo dell’ammalato”. Egli deve dimostrare con la propria vita apostolica, anche se inchiodato nell’immobilità più assoluta, che non rimane isolato se non chi vuole restare isolato.

Egli deve inoltre sostenere le iniziative che il Centro propone nei diversi settori d’apostolato, opportunamente presentandole ai Capi Gruppo, che fanno parte del suo Centro Zona, studiando con essi come meglio attuarle e quali suggerimenti eventualmente far presenti alla Direzione del Centro affinché l’apostolato si estenda e si affermi sempre più.

3) Il sano deve sostenere l’ammalato nell’attuazione del suo programma d’apostolato, svolgendo inoltre quelle iniziative parallele, che danno agli infermi la possibilità di estendere maggiormente l’apostolato della valorizzazione del dolore e dell’inserimento del sofferente nella famiglia, nella Chiesa e nella società.

Il Fratello sano dirigerà l’attività degli altri “ Fratelli degli Ammalati “, riuniti in settore, studiando come meglio porsi in loro aiuto, sia durante gli esercizi spirituali, sia per le giornate di studio o di svago, che il Comitato locale, volta per volta, stabilirà.

Erezione del “Centro Zona”
o “Circoscrizione ecclesiastica”

Stabilisce il Centro Zona, o decanato, secondo la denominazione, il Consiglio Diocesano, che si regolerà secondo i criteri sopra espressi, ossia, basandosi sulla fattiva azione e vitalità dei Gruppi di Avanguardia esistenti in una data Parrocchia o circoscrizione di Parrocchie, se queste sono piccole.
In mancanza del Consiglio Diocesano, provvederà la Direzione del Centro di Roma alla costituzione del Centro Zona, servendosi delle relazioni inviate dai Rev.mi Sacerdoti che affiancano l’apostolato, o dall’Animatore dei Gruppi di Avanguardia.

Consiglio del Centro Zona

Il Consiglio è composto dai tre suddetti incaricati e da tutti i Capi Gruppo collegati nella medesima circoscrizione.
É bene che la parte spirituale direttiva del Centro Zona l’abbia il Parroco, oppure un Sacerdote da lui designato.
Potranno ancora far parte del Consiglio del Centro Zona due o tre “Fratelli degli Ammalati” scelti dal Sacerdote incaricato del Centro Zona, tra i “Fratelli” che maggiormente sentono e vivono i problemi della valorizzazione del dolore e dell’inserimento sociale dei sofferenti.

INCONTRI DI GRUPPO

É fondata esperienza del nostro Centro che l’apostolato si affermerà e si estenderà in proporzione dell’attività dei singoli Gruppi di Avanguardia.

Il Capo Gruppo per un lavoro di conquista e a vasto raggio deve periodicamente incontrarsi con i fratelli di ideale e con loro seriamente esaminare la situazione ambientale per:
1) impegnare al medesimo programma di rispondenza vocazionale tutti i fratelli di sofferenza ed i fratelli sani;
2) attuare – ove sia possibile – con l’appoggio e la vigilanza del Parroco, o di chi per esso, iniziative di carattere formativo che man mano si pongono allo scopo di approfondire sempre di più e sempre meglio la propria vocazione in seno alla Chiesa, nell’ambito parrocchiale e diocesano;
3) realizzare iniziative che sostengano l’apostolato di tutti i fratelli d’ideale ovunque essi si trovino;
4) attuare incontri in collaborazione con l’Animatore dei Gruppi, con gli altri Capi Gruppo della stessa zona e anche di zone diverse per vedere il metodo di lavoro, i punti di conquista, animandosi e sostenendosi per un’azione a più vasto raggio;
5) mantenere, con l’apporto della preghiera e del sacrificio dei componenti del Gruppo, un profondo spirito di fede che si estrinseca nella più fattiva carità verso i fratelli;
6) cercare di raggiungere al più presto il numero di 10 tra i “ Volontari della Sofferenza” e “ Fratelli degli Ammalati” per distaccare subito due iscritti e formare un nuovo Gruppo di Avanguardia, richiedendo al Centro Nazionale il numero progressivo d’ordine.

Il Capo Gruppo deve lavorare con ordine, meticolosità, sacrificio, concretezza, non in piano dispersivo, consapevole che l’apostolato è in proporzione della carica di preghiera e di sacrificio che egli pone.
Il Capo Gruppo deve lavorare con vedute larghe, aperto verso i fratelli, in continuo e progressivo avanzamento in tutti i settori che il Centro segue: bambini, adolescenti, giovani, adulti, anziani.
Deve essere desiderio del Capo Gruppo, a prova del suo amore verso l’Immacolata, poter scindere più volte il proprio Gruppo, formandone altri fino a raggiungere tutti gli ammalati della propria zona.

Per la vitalità e dinamica del Gruppo è bene che l’incontro dei componenti del Gruppo avvenga in media ogni quindici giorni, al massimo una volta al mese.
Un Gruppo che non si incontra e non crea altri Gruppi e che rimane statico nel numero e nell’uguaglianza dei propri appartenenti anche per un solo anno, significa che è privo di ideali, apostolicamente inefficiente.
Un Gruppo composto di un numero di aderenti superiore a quello stabilito e che sistematicamente rimane tale, senza creare altri Gruppi, è un Gruppo inoperoso, con desideri di futili concentramenti, oppure ignaro dell’intrinseco dinamismo che l’apostolato esige.

TALI GRUPPI NON SI POSSONO PER NULLA CONSIDERARE VERI GRUPPI DI AVANGUARDIA.

É necessario che gli incontri di Gruppo siano tenuti con continuità e segnino un costante movimento di iscritti.
Se qualche membro del Gruppo non può partecipare deve essere suo impegno far giungere o direttamente con un foglio o con un’ambasciata per mezzo di un altro fratello del Gruppo il resoconto della propria attività e la motivazione della forzata assenza.
Se non si attua l’Incontro, non si vince l’isolamento del sofferente e viene a mancare il fermento e la dinamica dell’azione apostolica.

Se l’attività non viene svolta in un piano di cooperazione, si ha soltanto l’azione del singolo con tutte le derivanti negative conseguenze facilmente intuibili, come stanchezza, isolamento, ripiegamento su se stesso, lavoro non organico, destinato a restare incompleto qualora venga a cessare l’azione della persona.
Il luogo dell’incontro sarà la casa dell’ammalato più impedito, che realmente non può muoversi od essere trasportato.
Qualora tale incontro, non per disagio logistico, ma per assoluta impossibilità, non si possa realizzare, il Capo Gruppo allora sentirà gli altri componenti del Gruppo col telefono, li raggiungerà con un foglio, con una visita realizzata magari per mezzo dei “Fratelli degli Ammalati “ i quali, inseriti nei Gruppi, sostengono come parte integrante e coadiuvano con gli ammalati per il raggiungimento del comune obiettivo studiato, intravisto, voluto.

UNA COSA VA CONSIDERATA ASSIOMATICA NELLA COSTITUZIONE DI UN GRUPPO ED E CHE LA “RIUNIONE DI GRUPPO” VA EFFETTUATA A COSTO DI QUALUNQUE SACRIFICIO.

VITA DI GRUPPO

L’attività di Gruppo si svolge su due linee:
1) verso l’interno del Gruppo per la formazione ed il potenziamento ideale, spirituale e sociale del singolo, diretto a sostenere, studiare, esaminare situazioni e piani di conquista e di lavoro;
2) verso 1’esterno, per l’attività di conquista, svolta dai membri del Gruppo, da parte del più adatto di essi a seconda degli obiettivi di conquista stabiliti volta per volta, ed attuati con sostegno di preghiera, di sacrificio, e, ove è possibile, di cooperazione di tutti gli altri appartenenti al Gruppo.

Ciò comporta conoscenza del piano generale di lavoro, attuato per zona (decanati, o circoscrizioni ecclesiastiche), suddiviso poi nei Gruppi e attuato con la partecipazione di tutti, per poi ancora ritornare, con 1’esperienza del proprio lavoro, ai singoli Centri Zona, al Centro Diocesano e alla Direzione Nazionale.
Ciò comporta ancora lo studio delle possibilità di conquista di ogni singolo membro nei diversi luoghi, non esistendo, nel modo più assoluto, una situazione uguale per tutti.
Il Gruppo, nello studio delle proprie possibilità, lavora con la cooperazione di quanti – sani ed ammalati – possono sostenere e svolgere la specifica attività che si propone nell’Incontro che periodicamente si tiene.
Il Capo Gruppo deve necessariamente conoscere le strutture del Centro, viverle ed esservi fedele.
In questo modo si realizza l’attività di categoria, mentre si è sicuri che la voce di ogni iscritto può giungere al Centro Nazionale.

La metodologia formativa del Gruppo comprende:

● Attività interna

1) formativa, che va dalla formazione personale soprannaturale fino a comprendere e vivere l’impegno di preghiera e di offerta delle proprie sofferenze nella vitalità santificante del Corpo Mistico, in uno spirito mariano genuino, capito e vissuto nella sicurezza che attraverso l’incontro e la vita trascorsa in unione con Maria Santissima si arriva alla vera intimità interiore di vita con il Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo nell’offerta di un solo sacrificio.
Ed allora si impone la necessità di meditazioni suggerite da letture adatte alla categoria ed all’apostolato, prese specialmente dalla Sacra Scrittura, Vecchio e Nuovo Testamento, o dalle pubblicazioni e dai sussidi che a tale scopo il Centro Nazionale di volta in volta propone.
La formazione personale e collettiva è basilare, essendo alimento, sostegno, potenziamento per una maggiore comprensione della propria vocazione di continuatori della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.

2) di reciproco sostegno, esaminando assieme le difficoltà di natura personale, psicologica, oppure di ambiente che si incontrano, cercandone la soluzione; difficoltà che dal loro esame in piano soprannaturale e spersonalizzato, ossia al di fuori delle proprie visuali, ma proiettate in Dio e in Maria Santissima, possono essere indice di necessità di doti umane o di maggiori aiuti soprannaturali che si hanno soltanto attraverso un più intenso ricorso a Dio con la preghiera, al fine di ottenere da Lui, attraverso l’intercessione di Maria Santissima, incremento di grazia e sostegno.
Le difficoltà, quindi, che si incontrano sono, tante volte, veri richiami ad attentamente considerare quale sia la volontà di Dio in quel particolare momento per evitare passi pericolosi.
La difficoltà, in tali casi, non è un elemento negativo che si interpone nel piano d’azione del Gruppo, bensì positivo, che porta ad una maggiore osservazione delle circostanze e forza spirituale, per non venir meno, con l’aiuto della divina grazia, nelle difficoltà e per non agire imprudentemente.

3) di approfondimento del problema di categoria relativi all’apostolato, riguardanti l’azione apostolica da svolgersi a sostegno della Chiesa locale, problemi aperti anche alla vita sociale in tutta la sua concretezza, che toccano e riguardano tutta la vita del sofferente (scelta di stato, vita di famiglia, di ambiente, inserimento sociale, formazione al lavoro, ecc).
I risultati di tali analisi, svolte nell’interno del Gruppo, vanno poi riferite all’Animatore del Gruppi, oppure direttamente al Centro Nazionale.
Occorre sempre tenere presente che il cammino e la maturazione ideologica dei “Volontari della Sofferenza” e dei “Fratelli degli Ammalati” si ottiene attraverso lo scambio di idee tra i Gruppi di Avanguardia ed il Centro Nazionale, per evitare l’isolamento dell’una o dell’altra parte che finisce per rendere stagnante e lacunoso l’apostolato.

4) di esame dell’ambiente locale e generale da parte del fratelli sofferenti e sani per estendere l’apostolato direttamente e con i sussidi che il Centro Nazionale pone a disposizione.
Per l’esame ambientale occorre abituarsi a criteri di vera obiettivit6, considerando prima le note positive e poi quelle negative, che in qualsiasi ambiente si possono riscontrare. In questi casi la parola sicura ed autorevole del Vescovo diocesano, che con responsabilità guida il proprio gregge, è determinante. Le valutazioni e gli orientamenti che il Vescovo direttamente o indirettamente dà per tutti i fedeli della propria Diocesi vanno tenute presenti anche per quanto riguarda il nostro apostolato specifico; così dicasi per le direttive che periodicamente danno le diverse Conferenze Episcopali alle proprie Nazioni, e questo, naturalmente, si deve dire con più forza dell’insegnamento e delle direttive del Santo Padre.
Ricordiamo a questo proposito il terzo punto dello Statuto tanto dei “Volontari della Sofferenza “ quanto dei “Fratelli degli Ammalati “, che prescrive di sostenere l’azione pastorale del Santo Padre, dei Vescovi e dei Sacerdoti.

5) di piano di lavoro, affidando a ciascun membro del Gruppo il compito da svolgere che va dalla preghiera ed offerta di sacrificio fino all’azione esterna affidata a chi può sembrare più adatto alla circostanza.
É ovvio che il piano d’azione debba essere esaminato in tutti i suoi particolari e nei dettagli anche minimi ad evitare inutili e magari avvilenti insuccessi.
Il piano d’azione deve essere chiaro, modesto nelle sue proporzioni; adeguato alle forze del Gruppo, possibile nella sua attuazione.
Si tenga presente il motivo scritturistico: “ non ricercare cose più alte delle tue possibilità “. In caso di vere difficoltà, che possono sembrare insormontabili, occorre interessare l’Animatore dei Gruppi e, se è il caso, anche il Centro Nazionale, sempre secondo il principio “camminare e maturare l’ideale assieme”, ponendo in comune obiettivi raggiunti, piani d’azione e difficoltà che si incontrano.

● Attività esterna

L’attività esterna è il frutto della preparazione e della vitalità dell’attività interna.
L’attività esterna mai e in nessun caso si può improvvisare. La preparazione remota del Gruppo e prossima del singolo sempre deve precedere l’attività stabilita dal Gruppo.
Ci siano guida e sostegno le indicazioni dateci, proprio a questo riguardo, dal Decreto dell’Apostolato dei Laici al Capitolo II, dove si parla del modo di comportarsi in vista del raggiungimento del fine:
“Modello perfetto di tale vita spirituale e apostolica è la Beata Vergine Maria, Regina degli Apostoli, la quale, mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo, e cooperava in modo del tutto singolare all’opera del Salvatore; ora poi assunta in cielo, “con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo ai pericoli e affanni fino a che non siano condotti nella patria beata”. La onorino tutti devotissimamente e affidino alla sua materna cura la propria vita e il proprio apostolato”.

Si meditino attentamente i punti emergenti dal brano citato:
1) É la Vergine Santa che, quale modello di vita apostolica da imitarsi, viene a noi presentata, prima di tutto nella Sua vita terrena e poi in quella che vive in Cielo in seno alla SS.ma Trinità, accanto al Suo Figlio, Salvatore nostro, intercedendo per ciascuno di noi.
2) A conclusione poi del Suo invito, il Vaticano II ci suggerisce una duplice direttiva riguardante Maria Santissima:
– “La onorino tutti devotamente”
– “Affidino alla sua materna cura la propria vita e il proprio apostolato”.

A questa direttiva fa eco l’affermazione di Paolo V1 nella “Signum Magnum “: “E l’era di Maria!”. “Era di Maria” non per i meravigliosi avvenimenti mariani del nostro secolo che ci preparano al terzo millennio, ma perché il nostro secolo è saturo di errori, deviazioni e contestazioni.

Soltanto il fiducioso ricorso alla nostra Madre spirituale ci può salvare e farci incontrare con il Cuore misericordioso di Gesù.

Proprio per raggiungere tale scopo, al termine di tutti i Corsi di esercizi spirituali, noi pronunciamo il nostro atto di consacrazione a Maria SS.rna, affidandoLe le sorti dell’animo nostro, l’attività e gli stessi meriti passati, presenti e futuri.

E perché non ripetere questo atto di estremo abbandono nelle mani della nostra Madre spirituale anche al termine di ogni nostro Incontro di Gruppo per affidare all’Immacolata i propositi e l’apostolato stesso?

Più noi impareremo a ricorrere alla Vergine Santa, a fidarci di Lei e ad agire con Lei, più la nostra vita sarà piena di frutti.

LINEA COSTRUTTRICE DELLA
NOSTRA ATTIVITA’ APOSTOLICA

L’autorevole invito del Decreto dell’Apostolato dei Laici ci porta a fare nostre le note psicologiche e di fede che emergono dall’intervento della Madonna alle nozze di Cana presso il Suo divin Figlio a favore dei due sposi che stavano per trovarsi in imbarazzo per la mancanza di vino (Gv 2, 1-11).

Ecco le linee che vi presento:

a) Agire in spirito di osservazione
La Vergine Benedetta era presente alle nozze di Cana in atteggiamento di osservazione “vedendo che…“: sono qui evidenziate le doti umane di Maria Santissima; non presenziava con indifferenza, oppure distratta; osservava e quindi era in attento controllo affinché tutto si svolgesse nel migliore dei modi, in ordine al fine del convito offerto dai due Sposi.

b) Agire con spirito soprannaturale
Avendo intuito la difficoltà che si profilava, Maria SS.ma immediatamente ricorre al Suo divin Figlio, esponendo la necessità.
Ma non è proprio così che noi pure dobbiamo fare all’insorgere dei più piccoli intoppi? Per debito di coerenza presentiamo, dunque, a Lei, ispiratrice di quanto nel Suo nome intraprendiamo, quanto di difficoltoso incontriamo; è segno di umiltà e riconoscimento del potere della mediazione di Maria.

c) Agire con fiducia, sicuri dell’intervento del Cuore di Gesù. La Vergine Santa non spende molte parole per esporre la difficoltà degli sposi; semplicemente la manifesta.
In tale esposizione era però implicita la fiduciosa richiesta di un preciso intervento. Gesù, infatti, subito rispose: ma noi che c’entriamo in questa questione? “Non è ancora giunta la mia ora”.
Nelle parole di Gesù possiamo anche scorgere una constatazione di fatto nella prima parte della risposta, seguita da un’immediata giustificazione, “non è giunta ancora la mia ora”.
Alla risposta di Gesù che poteva sembrare negativa, seguiva un silenzio totale da parte di Maria SS.ma, la quale continuava ad osservare, tenendo però presente due cose: la necessità degli sposi e l’onnipotenza misericordiosa del Suo divin Figlio. Tale silenzio diventava, quindi, una forte pressione sul cuore di Lui, che soltanto la necessità dell’uomo e l’amore grande della Mediatrice delle Grazie potevano smuovere.
Questa volta era Gesù che osservava gli sposi e la difficoltà in cui si sarebbero tra breve trovati e la propria Madre, che nell’amore di intercessione aveva rotto il silenzio, dicendo ai servi “fate tutto quello che Egli vi dirà”. Farà Gesù il miracolo? Maria SS.ma conosceva una cosa sola, l’amore misericordioso di Gesù per cui da Lui sarebbe scaturito soltanto il bene, la cosa migliore, ciò che in quel momento sarebbe stato più necessario.

d) Operare con abbandono, lasciando che il Signore intervenga. Il silenzio di Maria SS.ma era amore pressante sul Cuore del Suo divin Figlio; silenzio che richiamava altri silenzi passati e futuri e che il Figlio ben conosceva: il silenzio, ad esempio, durante il dubbio di Giuseppe; il silenzio che avrebbe poi osservato ai piedi della Croce.
L’abbandono discreto, dolce e silenzioso della Madre alla volontà del Figlio ottenne il miracolo desiderato: l’anticipo dell’ora del segni miracolosi di Gesù e la fede nei discepoli presenti alle nozze.
Noi pure nell’apostolato dobbiamo saper osservare, chiedere, amare, implorare e poi attendere con calma fiduciosa l’ora della Grazia; non dobbiamo pretendere di voler subito vedere i risultati delle nostre preghiere e dei nostri interventi.
Il Padre celeste ci ascolta, ci segue, conosce di noi tutto e ci ama più di quello che noi amiamo noi stessi. Egli sa quando e come intervenire.
Affiancare l’opera di Dio con l’amore grande e costante verso di Lui ed il prossimo è il modo più efficace e per noi più lineare per vivere il nostro impegno di apostolato e di consacrazione alla Vergine Santa.
Noi e l’apostolato non siamo diventati con la consacrazione proprietà della Madonna? Ed allora via le preoccupazioni, gli affanni, la fretta. Facciamo senza stancarci quanto la virtù della prudenza ci suggerisce e poi lasciamo a Dio il momento del trionfo della Grazia.
Queste sono le linee e le doti esterne che devono precedere ed accompagnare ogni attività di Gruppo.
Se non si fa così si rischia di cadere nel personalismo disordinato ed inconcludente.

COMUNIONE NELLA VITA DI GRUPPO

Stabiliscono comunione nella vita di gruppo i punti di incontro che fondono nell’unità naturale e soprannaturale, che affratellano e smuovono alla vita associata.

Tali punti sono:

1) La stessa umanità, cioè la realtà di quel che siamo, sani e ammalati, senza alcuna distinzione.
La Gaudium et Spes (n. 29) afferma: “Avendo tutti gli uomini, dotati di un’anima ragionevole e creati ad immagine di Dio, la stessa natura e la medesima origine, e poiché, da Cristo redenti, godono della stessa vocazione e del medesimo destino divino, è necessario riconoscere ognor più la fondamentale uguaglianza fra tutti”.
Volendo adunque considerare l’omo in se stesso, non si può fare una distinzione tra sani ed ammalati e considerare separatamente il destino dell’uomo sano, oppure il destino dell’uomo ammalato; l’uomo per natura ha in comune con tutti gli altri uomini la creazione, le conseguenze del peccato, la concupiscenza con le sue pungenti conseguenze e la morte, certamente non da Dio immessa nell’umanità.
Gli uomini hanno in comune, inoltre, il germe della misericordia e della speranza che viene dalla promessa della Redenzione, da Dio decretata subito dopo la caduta dei nostri progenitori.
Si potrà parlare di vocazione dell’uomo, di vocazione specifica del malato o del fratello sano nella vitalità del Corpo Mistico, ma prima di prendere in considerazione il problema vocazionale, esiste e va considerata la fondamentale realtà dell’uomo, dell’uomo preso in se stesso che assieme agli altri uomini deve cercare di ricongiungere la propria intima unità in Cristo divin Redentore, realtà basilare, da cui dipende il suo sereno equilibrio che lo fa guardare dinanzi a sé.
La Gaudium et Spes al n. 10 parla del “ profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo”, conseguenza del profondo squilibrio “di cui soffre il mondo contemporaneo”; per questa ragione “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto, e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. (Gaudium et Spes n. 7). San Paolo afferma lo stesso concetto: “chi è debole che anch’io non lo sia?” (2 Cor 11, 29).
Nella vita del Gruppo la comunanza del fine supremo, a cui l’omo è chiamato, stimola gli iscritti ad opporsi a tutte le forme del male che si trovano nella società e a maggiormente comprendere, nella comune ed intima esperienza di vita, le esigenze dei fratelli che vivono nel mondo e che dal mondo sono bersagliati.
Proprio in forza di questa comune conoscenza di base, sarà più facile comprendere le vere esigenze dei fratelli sofferenti, costretti sovente a vivere in ambienti malsicuri, in cui la “licenza “ è la normale regola di vita, costretti a vivere in solitudine e a trovare conforto nel loro isolamento nei mass‑media, veri veicoli di morte soprannaturale.
I fratelli sofferenti, nell’esperienza della comune debolezza umana, con più facilità comprenderanno pure i pericoli dei fratelli sani, in mezzo ai quali essi sono costretti a vivere, e comprenderanno meglio l’urgente necessità di attuare il programma della Vergine Santa, rivolto a Lourdes ed a Fatima, sostenendoli con la preghiera e prendendo su se stessi le loro debolezze.
Dalla conoscenza sperimentale della comune debolezza nasce 1’esigenza del compatimento e della carità che spinge a portare i pesi gli uni degli altri.

2) La realtà del Corpo Mistico, che obbliga alla reciproca santificazione e spinge all’apostolato verso i lontani ed i peccatori in vera realtà di mistica unione con Gesù Cristo.
Se le realtà comuni dell’uomo uniscono gli uomini tra di loro, la realtà soprannaturale del Corpo Mistico ci porta a scoprire la propria vocazione, a viverla e realizzare la nostra unità in Cristo e tra di noi, attraverso l’azione dello Spirito Santo.
É questa la grande realtà trasformante ed illuminante la vita di ogni uomo e a lui tanto sconosciuta!
E la nuova vita che Gesù ha dischiuso dinanzi a ciascuno di noi e che ci invita a vivere incorporandoci con il Battesimo a Lui, fino a formare di ciascuno di noi, in Lui e con Lui, una creatura nuova, quella che Egli ha ricostruito attraverso la Sua passione, morte e risurrezione. Unità in Cristo “come” il tralcio che, unito alla vite, vive e prospera in virtù della linfa che la vite gli trasmette.
Impegno quindi di santità personale derivante da questa unità con Cristo; impegno di dinamismo spirituale con la preghiera e la penitenza per collaborare con Cristo alla salvezza di tutti gli uomini. É questa la grande verità densa di responsabilità per chi ha avuto la vocazione di essere un continuatore della passione del divin Crocifisso, e per chi è chiamato a vivere accanto al sofferente per offrire con Lui quei tesori soprannaturali che dalla perenne continuità della Croce si effondono come semi di speranza sull’umanità.
LA REALTA PERENNEMENTE VIVA DEL CORPO MISTICO UNISCE TRA DI LORO, IN CRISTO, TUTTI GLI ISCRITTI DEL NOSTRO CENTRO E LI STRINGE IN UNA NUOVA UNITA’ CHE SORPASSA QUELLA NATURALE.
Il giudizio particolare e universale verterà sulla necessaria unità soprannaturale con Cristo che ciascuno di noi è tenuto a scoprire e vivere: “ero infermo, in carcere, nudo, affamato e voi mi avete sollevato, visitato, dissetato e vestito “. Ma quando? “Quando l’avete fatto al più piccolo dei miei fratelli”.
Nell’andamento attuale della vita, accanto alle tremende aberrazioni di violenza che vediamo, avvertiamo però anche una maggiore sensibilizzazione comunitaria all’esigenza della carità verso i fratelli.
Il monito di Pio XII nella “Mystici Corporis “ potrebbe essere non soltanto oggetto di studio nell’attività dei Gruppi di Avanguardia, ma preciso programma di azione per combattere la spregiudicatezza baldanzosa del peccato.
Il sofferente, a questo riguardo, ha possibilità più vaste dei fratelli sani nell’ambito della famiglia, sia in quello della società; basti citare l’attività di convincimento che il sofferente può svolgere contro la stampa immorale nell’ambiente familiare.

Pio XII al n. 108 della Mystici Corporis afferma:
É oggi doveroso per tutti l’astenersi dai vizi, dagli allettamenti del mondo, dagli sregolati piaceri del senso, come pure da quelle cose terrene, futili e vane che non hanno alcuna relazione né con la cristiana formazione dell’animo, né con il conseguimento del cielo. Dobbiamo piuttosto ribadire nelle nostre menti la gravissima sentenza del Nostro Predecessore Leone Magno, il quale afferma che noi, col battesimo siamo fatti carne del Crocifisso, e quella bellissima preghiera di S. Ambrogio: “Portami, o Cristo, sulla croce, che è salvezza degli erranti, nella quale soltanto è il riposo agli affaticati, nella quale soltanto avranno la vita coloro che muoiono” ”.

É ancora nell’ambito del Gruppo che si pub accrescere la responsabilizzazione contro i tanti peccati che si commettono, attraverso constatazioni concrete e conseguenti impegni di riparazione personale e collettiva.
Il volume “Riparazione – Fantasia o realtà?” dell’ottimo Padre Costa s.j. da noi edito, è a tale riguardo un ottimo sussidio formativo.
É necessario che nella vita del Gruppo l’attenzione degli aderenti sia verso i fratelli lontani, verso i peccatori.
Se i nostri cuori che vivono il precetto della carità e la stupenda realtà del Corpo Mistico arrivano a sentire l’assenza dei fratelli lontani, soltanto allora diventeranno ingegnosi nelle iniziative pratiche per ottenere il ritorno a Dio di tale anime.
L’esempio di Santa Bernardetta e dei bambini di Fatima ci sono di insegnamento.

3) L’Immacolata stessa è punto d’incontro: siamo figli da Lei chiamati per il Suo programma.
Proclama questa bella vocazione la nostra stessa adesione al Centro che ci impegna al Programma della Vergine Santa, presentato a Lourdes ed a Fatima.
L’Immacolata, in forza della sua maternità spirituale che interviene nella vita dei figli, nell’attività del Gruppo è:
– segno di confronto. Dobbiamo sforzarci di diventare candidi come Lei e con Lei irriducibilmente opporci ai compromessi ed al peccato;
– modello di carità. Basti considerare con quanta sollecitudine la Vergine Santa si sia recata dalla cugina Elisabetta e quale frutto abbia portato la sua visita: la santificazione del Battista nel seno delta propria Madre. ConsideriamoLa poi ai piedi delta Croce, con quanta prontezza abbia Ella accolto ciascuno di noi quale figlio, nella persona di Giovanni e ancor più come, appena scesa dal Calvario, sia andata nella casa dell’Apostolo prediletto, ossia con quanta prontezza si sia posta accanto a ciascuno di noi in forza della propria missione di nostra Madre spirituale:.
– Madre che vuole fermare l’ondata del peccato: “Basta con i peccati – afferma a Fatima – che tanto offendono il mio Cuore Immacolato ed il Cuore del mio divin Figlio”.
Questa ondata di peccati l’Immacolata la vuole fermare con l’aiuto della nostra azione personale su di noi prima di tutto e poi attorno a noi. Per questo motivo ha fatto vedere l’inferno ai bambini senza alcun timore di spaventarli, invitandoci cosi a considerare tale terribile realtà.
– Madre che ci insegna a Pregare con calma ed attenzione e ci suggerisce a Fatima precise preghiere per intercedere per tutti.
– Madre che educa e sostiene nell’esercizio penitenziale, proprio come ha fatto con la Piccola Bernardetta a Lourdes e con i tre bambini di Fatima.

Il Gruppo, però, deve avere i sussidi indispensabili formativi di stampa specializzata che il Centro propone. É necessario che gli iscritti si formino alla mentalità e metodologia dell’Immacolata, nonché all’indirizzo pedagogico del Centro stesso.
La maggior parte dei Gruppi di Avanguardia ignorano questo dovere formativo.
Questa è la ragione dell’indifferenza, dell’apatia di tanti.
– Madre che guarda con speranza la vitalità del Gruppo stesso: il Gruppo, infatti, riunisce anime di buona volontà, anime impegnate, che vogliono camminare con l’Immacolata per la salvezza dei fratelli,

4) É elemento unificante il lavoro apostolico stesso che si svolge in piano associativo.
E un lavoro che riguarda la vita della Chiesa e la salvezza del mondo. É un lavoro che impegna tutti, sani ed ammalati.
Tale lavoro parte dall’impegno preso attraverso il Centro con l’Immacolata e si estende poi in varie tappe, come già indicato, fino ad un programma preciso che unisce ogni iscritto in attività di Gruppo per 1’efficienza dell’apostolato.
L’ATTIVITA DEL CENTRO DEVE ESSERE ATTIVITÀ ASSOCIATA. CHI VIVE DA SOLO LA PROPRIA ISCRIZIONE NON PUO ESSERE VERAMENTE ATTIVO IN APOSTOLATO. LE SUE VISUALI SONO RISTRETTE; GLI MANCA LA CONOSCENZA DEI VARI PROBLEMI E L’ESPERIENZA APOSTOLICA DEI FRATELLI.
Ogni iscritto – ammalato o sano – sia inserito in attività di Gruppo!
Allorché si accoglie una adesione alla vita del Centro, si cerchi subito il relativo inserimento nella vita di Gruppo.
Sia slogan d’attività, “ formare tanti Gruppi di Avanguardia, facendo opera di persuasione per la vita di Gruppo con gli iscritti che vivono ancora isolatamente”.
Il Gruppo è il naturale ambiente dove si prendono iniziative, si supera l’isolamento e si raggiungono fini precisi.
Le iniziative variano sempre secondo le Condizioni della società e della vita dell’uomo. Il Gruppo non potrà mai adagiarsi in una vita statica sempre uguale; le vicissitudini stesse del tenore di vita impongono valutazioni e decisioni sempre più adeguate ai tempi, restando però sempre ancorate alle richieste dell’Immacolata, che abbracciano “tutta” la vita dell’uomo di oggi.
Il lavoro associativo è il punto unificante finale degli iscritti al nostro Centro; è il risultato dei tre Precedenti punti che preparano e dirigono tutto l’attività.
Il piano associativo appoggia e si sviluppa su tre pilastri basilari, portanti ed incrollabili:
– preghiera
– sacrificio
– attività.

Su questi tre pilastri appoggiano tanto i “Volontari della Sofferenza” quanto i “Fratelli degli Ammalati”, nessuno escluso.
Il programma, quindi, dell’Immacolata, accettato e vissuto nella sua essenza e metodologia, è il coronamento costruttivo di tutta l’attività di Gruppo.
E Maria SS.ma nella vita del Centro, come con la Sua presenza nel Cenacolo, è il vero punto unificante e stimolante per la santificazione personale e per l’apostolato; Maria SS.ma è l’attrazione di grazie sempre più abbondanti per ciascuno di noi, strumento di pace e di salvezza per il mondo intero.

DOTI DEL CAPO GRUPPO

Sembra cosi facile descrivere le doti necessarie per poter essere Capi Gruppo: basterebbe dire di guardare Bernardetta ed i tre bambini di Fatima. Essi avevano le doti ricercate e volute da Maria SS.ma.

Erano semplici e non tormentati da problematiche e dubbi.
Erano puri, ben lontani dagli inquinamenti del mondo che impediscono le intuizioni di Dio “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.
Erano timorati di Dio, frutto del dono dello Spirito che inclina l’anima a volere e fare tutto ciò che a Dio piace, rifuggendo da tutto ciò che gli può essere disgustoso.
Erano assidui alla Chiesa: quel che sapevano era frutto della catechesi parrocchiale.
La Madre Vauzou, Maestra delle Novizie a Nevers ai tempi di Santa Bernardetta, non credeva alle apparizioni di Lourdes, non potendo comprendere come la Madonna avesse potuto scegliere una confidente “così ignorante”, tanto ignorante da non saper nemmeno parlare correttamente il francese!

La Madre Vauzou, però, non teneva presente che l’Immacolata per farsi comprendere da Bernardetta, durante le apparizioni, parlava il dialetto locale; e così dicasi per i Pastorelli di Fatima!
La prima conclusione che possiamo tirare è che la Vergine Santa non ricerca nei Suoi confidenti doti particolari di cultura profana; cerca cuori che riflettano la luce e la volontà di Dio.
Ella vuole terreni sgombri da sovrastrutture, su cui poter seminare e di cui potersi servire.
Come più volte già affermato nei nostri Incontri: è frutto di superbia l’ostinatamente sentirsi impreparati e indegni di essere Capo Gruppo soltanto perché si teme di non sapersi sufficientemente esprimere sull’attività di Gruppo; ossia si teme di fare brutta figura.
Mentre si fa solenne protesta di incapacità a guidare un Gruppo, si resta però indifferenti di fronte agli scarsi frutti dell’attività del Centro, con vero e reale danno per le anime e per la stessa vita della Chiesa.
Non si tiene conto che nel giorno del giudizio si renderà conto non soltanto dei peccati commessi, ma anche delle omissioni.

Pertanto:

1) Il Capo Gruppo deve amare Maria SS.ma quale propria Madre spirituale e Madre della Chiesa.
La Madre è amata, dopo Dio, al di sopra di tutti; si venera, si ascolta, si seguono i Suoi consigli, sicuri della Sua parola e del Suo intervento nei casi di necessità.

2) Il Capo Gruppo deve aver fede viva in Maria SS.ma, deve essere abituato a considerarla nella perenne vivezza della Sua missione materna a favore dell’umanità.

3) Il Capo Gruppo non soltanto conosce il programma della Vergine Santa manifestato a Lourdes ed a Fatima, ma l’amore che nutre verso di Lei lo deve spingere all’azione.
Il Capo Gruppo ardentemente desidera che tutti i figli ascoltino la voce della Madre e che positivamente con Lei collaborino per la salvezza degli altri fratelli.
La mente e il cuore degli uomini sono pieni delle cose della terra; Maria SS.ma, invece, viene a richiamarci alle realtà celesti.
Per questo motivo, proprio perché gli uomini ritornino, per mezzo della Vergine Santa, a Gesù, il Capo Gruppo deve impegnarsi con tutto il cuore perché i sofferenti – quali particolari detentori di tesori di grazie – pongano i tesori della propria sofferenza nelle mani castissime dell’Immacolata perché ne disponga per la salvezza dell’umanità.

Il programma di Maria SS.ma è infatti un programma che porta
– all’osservanza della vita cristiana
– all’ascolto della parola di Gesù Cristo
– ad una vita più perfetta.

Il programma dell’Immacolata inoltre è un programma che si identifica con il programma della Sua vita, quello cioè di stare accanto al divin Redentore e unire le proprie sofferenze alle Sue per compiere con Lui un solo sacrificio, che si estende nel tempo, conservando sempre le stesse finalità per le quali Egli si é offerto al Padre:
– adorare per chi non adora
– ringraziare per chi non sente il debito della riconoscenza
– riparare per i tanti peccati che si commettono
– propiziare per chi vive come se Dio non esistesse.

4) Il Capo Gruppo deve amare le anime
Il Capo Gruppo deve sentire compassione per le tante anime che incuranti di Dio e del Suo amore, non si salvano; deve sapersi sostituire ad esse, prendendo su di sé, nella continuità del Sacrificio del Cuore di Gesù, i loro peccati: non c’è amore più grande per i fratelli che dare la vita per essi. La recentissima canonizzazione di Padre Massimiliano Maria Kolbe conferma la perenne attualità ed importanza dell’esercizio della carità fino all’immolazione di se stessi.
Il Capo Gruppo deve quindi saper amare le anime; amarle con tutto il cuore, come ama se stesso.
É necessario che il Capo Gruppo comprenda lo scopo dell’incarnazione del Figlio di Dio, lo scopo della Sua passione e risurrezione. Allora egli comprenderà che la passione di Gesù Cristo, quantunque in sé completa, è stata da Lui lasciata aperta nella possibilità di completamento, durante tutti i tempi e in tutti i luoghi.
E questa è una vera e grande divina misericordia nei nostri riguardi; Gesù Cristo lascia al nostro amore la comprensione e la volontà di partecipare al disegno di misericordia per massicciamente riparare e intercedere di fronte alla moltitudine dei peccati.
Ed è compito del Capo Gruppo, sollecitare in spirito di fede i membri del proprio gruppo perché preghino, riparino, intercedano.
Il Capo Gruppo deve sentire in sé lo stesso amore per i peccatori che sentiva Gesù stesso, si deve sentire portato alla riparazione con lo stesso slancio e nello stesso modo con cui Gesù si offriva nell’Orto degli Ulivi e sul Calvario chiedendo perdono per i peccatori e disponendo, in virtù della Sua riparazione, del Paradiso per il buon ladrone.
Il Capo Gruppo deve sentire in sé gli stessi sentimenti del Cuore di Cristo.
Queste sono le doti di chi si pone al servizio dell’Immacolata. Doti che sono essenzialmente soprannaturali e che si imparano vivendo le virtù teologali (fede, speranza, carità) e le virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza) infuse in ciascuno di noi nel Santo Battesimo.
Non è quindi questione di doti di cultura, anche se essa è utile, ma di doti infuse che devono plasmare tutto l’uomo che vive le componenti divine, da Gesù ridonateci con la Sua passione, morte e risurrezione.

L’attività del Capo Gruppo è essenzialmente pari:
– al suo spirito di fede
– alla comprensione della propria vocazione
– all’amore che nutre verso l’Immacolata.

IL CAPO GRUPPO
– tutto spera con l’aiuto della Vergine Santa;
– tutto osa per l’attuazione del Suo programma;
– mai si ferma, perché la carità di Cristo lo spinge su tutti gli orizzonti della divina carità.

PROGRAMMA 1983

Ecco, dunque, cari iscritti, il programma per il 1983:
1) inserire TUTTI gli ammalati e fratelli degli ammalati iscritti in attività di Gruppo;
2) costituire tanti nuovi Gruppi, smembrando tutti quelli che hanno raggiunto il numero di 10 iscritti, non permettendo – IN NESSUN MODO – che il Gruppo superi il numero di 10 aderenti, O ACCOLGA “SIMPATIZZANTI ALLA VITA DEL CENTRO”.

Questa è la linea che va seguita per la freschezza e dinamicità dell’apostolato e per togliere chi soffre dall’isolamento.

A ciascuno degli iscritti il dovere di
– approfondire le vere linee dell’apostolato;
– confrontarle con quanto si sta svolgendo;
– attuarle a gloria di Dio e della Sua e nostra Madre spirituale.
Con sorella Myriam vi saluto, mentre di cuore vi benedico.

Roma, 7 ottobre 1982
Festa della Madonna del Santo Rosario
Sac. Luigi Novarese