Il 20 settembre u.s., durante l’Udienza Generale, papa Francesco ha offerto ai fedeli una catechesi un po’ sui generis sul tema “educare alla speranza”. Parole dense di pathos, volte a ricaricare spiritualmente tutti coloro che si sentono oppressi da una quotidianità non sempre clemente, dove la rassegnazione, la sofferenza e il disagio spesso prevalgono su quel senso di sana speranza che invita a vivere la vita nella sua interezza. Rivolgendosi ad un tu ideale, papa Francesco esordisce con quello che si può considerare il nucleo del suo discorso: “Non arrenderti alla notte: ricorda che il primo nemico da sottomettere non è fuori di te: è dentro. Pertanto, non concedere spazio ai pensieri amari, oscuri”. Prosegue il Papa: “Ovunque tu sia, costruisci! Se sei a terra, alzati! Non rimanere mai caduto, alzati, lasciati aiutare per essere in piedi. Se sei seduto, mettiti in cammino! Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! Se ti senti vuoto o demoralizzato, chiedi che lo Spirito Santo possa nuovamente riempire il tuo nulla”. Sembra quasi un’ulteriore sottolineatura di quanto soleva dire il beato Luigi Novarese: “Gli ostacoli della vita sono fatti per essere abbattuti non per abbatterci”.
E sempre riguardo la speranza, mons. Novarese scriveva: “Se la Chiesa fosse costituita da membri sostenuti da una vera fede, tutti gli errori potrebbero essere superati perché solo il cristiano vero può portare un messaggio di gioia e di speranza, superiore a tanti vuoti valori materialistici. “Vivi, ama, sogna, credi. E, con la grazia Dio, non disperare mai”. Ed è con queste parole che irradiano luce, che papa Francesco conclude la su catechesi, parole che entrano dentro l’animo umano e che possono veramente trasformare quel senso di negatività che – purtroppo – affligge molte persone rendendo la vita facile preda della disperazione e della rassegnazione.