Attraverso il Workshop organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita sul tema: The “good” Alghoritm? Artificial Intelligence: Ethics, Law, Health, che si sta tenendo presso l’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano dal 26-27 febbraio 2020, la Chiesa si propone di riflettere sul come la cosiddetta intelligenza artificiale condizioni la società contemporanea grazie anche al progredire esponenziale di nuove tecnologie che rendono velocissime le comunicazioni e le informazioni che viaggiano da una parte all’altra del pianeta. Nell’udienza generale di oggi, papa Francesco parlando della Quaresima come “tempo propizio per fare spazio alla Parola di Dio”, ha detto testualmente: “È il tempo per spegnere la televisione e aprire la Bibbia. È il tempo per staccarci dal cellulare e connetterci al Vangelo. È il tempo per rinunciare a parole inutili, chiacchiere, dicerie, pettegolezzi, e dare del tu al Signore…. E’ il tempo per dedicarsi a una sana ecologia del cuore”. Un invito dunque ad evitare di rimanere impigliati nell’annosa idolatria e dipendenza dai dispositivi in grado di connetterci con il mondo ma, soprattutto, un invito a rendersi conto di come attualmente si viva in una società contaminata da un’eccessiva aggressività – soprattutto verbale – che proprio la rete contribuisce ad amplificare e a propagare con estrema facilità. Con ciò non su vuole assumere una posizione critica nei confronti delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, ma solo porre dei limiti verso quelle esagerazioni che portano ad una sorta di idolatria nei confronti di tutto ciò che è tecnologico, di tutto ciò che può, in qualche modo, sostituire l’uomo in molte delle sue funzioni, non solo fisiche ma anche mentali.
L’intelligenza artificiale è un tema ormai datato se si considera che il termine compare per la prima volta negli anni ’60 accanto a quello di cibernetica.
Come osservato da Padre Paolo Benanti, T.O.R.: “Oggi ci troviamo di fronte a una quarta rivoluzione industriale legata al diffondersi pervasivo di una nuova forma di tecnologia: l’intelligenza artificiale o AI. Come l’elettricità e l’elettronica, l’AI non serve per fare una cosa specifica; è destinata piuttosto a cambiare il modo con cui faremo tutte le cose”. Un qualcosa da considerare con la giusta cautela dunque, senza lasciarsi andare a facili entusiasmi riguardo a macchine in grado di surrogare l’uomo, soprattutto laddove si parla di salute e cura della persona. Come sottolineato dalla prof.ssa Maria Chiara Carrozza durante la conferenza stampa di presentazione del Workshop “Si possono individuare una serie di principi chiave di natura etica in grado di costituire una sorta di cornice all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale in medicina: La medicina è una prerogativa umana; l’Intelligenza Artificiale è uno strumento che può affiancare il professionista con maggiore o minore intensità a seconda dell’ambito coinvolto. Occorre una riflessione sul rapporto medico-paziente perché l’IA non può rappresentare un elemento di possibile de-responsabilizzazione del medico”.