I pellegrini del Centro Volontari della Sofferenza della Polonia sono già a Fatima, in attesa dell’arrivo di Papa Francesco, che alle 10.30, ora italiana, reciterà il rosario con i malati e terrà il suo discorso a loro.

Maria Rosaria, giovane del CVS italia, pregherà la decina del Rosario in Italiano e Emilia, accompagnata dalla sua mamma, del Cvs della Polonia pregherà la quinta decina in Polacco.

Quando è nata la preghiera del rosario? Perché è così lunga? Come è stato deciso il numero di ave Maria da dire?

Risponde padre Lamberto Crociani, docente di Liturgia
La tradizione latina del primo millennio non conosce il Rosario. La preghiera per eccellenza era appunto il Salterio, i centocinquanta salmi attribuiti dalla trazione biblica al re Davide. Le testimonianze più antiche ci ricordano che anche il popolo, specialmente la domenica, partecipava alla preghiera salmica.

Attorno alla metà del secolo IX, quindi alla fine del primo millennio, forse nei monasteri dell’Irlanda, si cominciò a utilizzare per coloro che non conoscevano il latino una nuova forma di preghiera che in qualche modo avesse una relazione col salterio. Per questi uomini desiderosi di preghiera e conversione fu proposto l’uso di sostituire la recita dei centocinquanta salmi con altrettanti «Padre nostro», da pregare mediante l’uso di una cordicella dove erano stati fatti centocinquanta piccoli nodi.

Inizia così l’uso del cosiddetto Salterio dei poveri, ritenuti tali quelli che non potevano pregare i salmi. Questo sistema di preghiera si diffuse in tutti i monasteri europei per gli stessi motivi. Attorno al secolo XII si diffuse anche l’uso della Salutazione angelica nella sua prima parte: si nota pertanto come nelle istituzioni monastiche è annotato che il salterio dei poveri aggiungesse ai centocinquanta salmi altrettante Ave. Si comincia così l’uso che segnò l’inizio della preghiera del Rosario, che diventerà un vero salterio mariano fatto appunto di centocinquanta Ave Maria. Per la recita si continuò a usare la stessa cordicella annodata, che conservò per molto tempo il nome di Pater noster anche quando serviva recitare solo le Ave Maria.

Nel secolo XIV, poi, il certosino Enrico di Kalkar portò la preghiera del Rosario più o meno al sistema che anche oggi conosciamo: egli suddivise il salterio mariano in 15 decine inserendo, tra una decina e l’altra, il Padre Nostro.

Sicuramente l’apogeo del Rosario si ebbe il 7 ottobre 1571 con la battaglia di Lepanto contro la marineria turca. Si narra che sulle navi dai comandanti fino al vogatori si combattesse e si morisse pregando il Rosario. Quando ventitre giorni dopo la notizia della vittoria delle forze cristiane contro i Turchi giunse a Roma, il papa domenicano Pio V, che aveva benedetto per i combattenti lo stendardo col Crocifisso e i santi Pietro e Paolo e quello della Madonna con la scritta succurre miseris (soccorri i poveri), attribuì la vittoria alla recita del Rosario e istituì la festa di Santa Maria della Vittoria a partire dal 7 ottobre 1572. Gregorio XII mutò il titolo della celebrazione in Madonna del Rosario. L’evento di Lepanto e la conseguente istituzione della festa del 7 ottobre sono la principiale motivazione per cui il mese fu consacrato alla preghiera del Santo Rosario fino a oggi. Il ricordo della battaglia di Lepanto è evidente ancora nella supplica ottocentesca di Pompei, che oltre al mese di maggio, si prega anche la prima domenica di ottobre: «O augusta Regina delle vittorie, ministra fedelissima della Divina Provvidenza…»

La preghiera del Rosario è sicuramente la più diffusa nella storia del popolo cristiano, preghiera facile per tutti. Ma allo stesso tempo preghiera completa, perché contempla tutto il mistero del Cristo Signore, cui è unita la Madre dall’Annunciazione fino alla Gloria. Per secoli i papi da Urbano IV (1261-1264) fino a Giovanni Paolo II sono tornati con i loro interventi a sostenere la recita del Rosario.