L’8 dicembre 2005, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito il 4 aprile come la Giornata internazionale per la consapevolezza sulle mine e l’assistenza all’azione contro le mine.

Con l’istituzione di questa giornata si chiede che gli Stati, con l’assistenza delle Nazioni Unite e le organizzazioni interessate, favoriscano la creazione e lo sviluppo delle competenze nel campo dello sminamento nei paesi in cui le mine e residuati bellici esplosivi costituiscono una grave minaccia per la sicurezza, la salute e la vita della popolazione civile, o un ostacolo allo sviluppo sociale ed economico a livello nazionale e locale.

Il flagello delle mine causa ogni anno in tutto il mondo migliaia di vittime, in grandissima parte civili.

La Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina ha confermato che 69 bambini sono stati feriti e 20 uccisi da mine e residuati bellici esplosivi tra il 24 febbraio 2022 e il 30 maggio 2023.

L’Afghanistan resta uno dei Paesi con il più alto tasso di residui bellici al mondo. In base ai dati delle Nazioni unite, dal 1989 sono stati feriti o uccisi dalle mine antiuomo quasi 57mila civili. E nell’85% dei casi, sottolinea l’Unicef, le vittime sono bambini che calpestano involontariamente le mine o raccolgono ordigni inesplosi sparsi nei luoghi in cui soggiornano, giocano o svolgono le faccende domestiche.

Nel 2022 sono morti o rimasti mutilati 700 bambini, una media di due al giorno, ha comunicato l’Agenzia Onu per l’infanzia, mentre i dati del Comitato internazionale della Croce rossa (CICR) affermano invece che tra gennaio 2022 e giugno 2023 sono state registrate 541 esplosioni che hanno causato 640 vittime tra i minori.