Maria Grazia nasce a Fiorano al Serio (Bergamo) il 19 settembre 1939. La famiglia, molto numerosa costituì la sua prima vera scuola di formazione alla vita dove apprenderà l’importanza di alcuni valori in cui credere e vivere proprio attraverso l’esempio dei suoi genitori.
Ben presto la salute di Maria Grazia e di sua sorella Rosangela si rivelò piuttosto fragile ma fu tra gli anni 1947 e 1949 che la loro vita familiare fu sconvolta da un evento che riguardava la salute di un’altra sorella – Amelia – che mostrava gli stessi sintomi delle sorelle maggiori.
Rosangela, Amelia e Maria Grazia, colpite tutte e tre dalla stessa malattia (l’atassia cerebellare), una stessa sorte ma ciascuna con una storia e un destino particolare.
Verso la seconda metà degli anni ’50 la sorella Rosangela introdusse Maria Grazia nell’ambiente spirituale dei Volontari della Sofferenza che la condurrà ad una vita totalmente consacrata al Signore.
Infatti l’8 dicembre 1964, festa dell’Immacolata, Maria Grazia fece la sua consacrazione per essere completamente di Gesù Cristo, sotto la guida dei superiori e secondo lo Statuto dell’Associazione Silenziosi Operai della Croce.
Da quel momento, Maria Grazia è vissuta presso la Croce, come la Santa Vergine e in Sua compagnia. Ha offerto la sua vita in unione alla Passione del Signore per compiere la volontà di Dio e farsi santa.
L’esperienza di dolore che Maria Grazia seppe vivere nella fede è ancora oggi ricordata da molte persone riguardo i luoghi e gli ambienti da lei frequentati: soggiorni per malati e ospedali, case di amici, associazioni di assistenza, case per esercizi spirituali, gli ambienti dei Volontari della Sofferenza.
Il suo cammino spirituale si è snodato in maniera autonoma e personalizzata. Gradualmente e in modo sempre più deciso ella seppe scegliere la sua strada per vivere profondamente la propria fede nella condizione che la malattia le imponeva, trovando persone che la sostennero e ambienti che l’aiutarono spiritualmente. La sua è stata una consacrazione consumata fino all’ultimo, senza ripensamenti anzi, in un continuo di generosità che rasentava spesso l’eroismo, sfociando nella più pura offerta a Dio di tutta la propria esistenza.
San Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica Salvifici doloris, chiedeva ai malati e a tutti coloro che sono deboli di “diventare una sorgente di forza per la Chiesa e per l’umanità”.
Maria Grazia Cugini divenne progressivamente di una debolezza estrema, incapace ormai di muoversi, di scrivere, perfino di parlare. Ma per coloro che la conobbero fu un esempio di forza edificante, cioè capace di costruire, di infondere coraggio e serenità.