E’ giusto mostrare in tutto il loro orrore le immagini che provengono dalle zone di guerra ucraine? E’ giusto mandare più volte al giorno attraverso i media le immagini di corpi inermi straziati, privi di vita?

Si sa che la guerra fa schifo, lo si ripete ormai a mo’ di mantra, ma che senso ha mostrarne l’orrore quotidianamente? Anni fa, un sociologo parlava di pornografia della morte; oggi sembra che quest’ottica si balzata alla ribalta in tutto il suo fulgore. Il pericolo peggiore è di assuefarsi a quelle immagini e, col tempo, di considerarle “normali” nella loro tragicità.

Come nel caso della pandemia, quando erano diventati tutti virologi e immunologi, oggi stanno diventando tutti esperti in geopolitica, in strategia di guerra, insalate di opinioni ovviamente condite da risse televisive.

Proviamo per un attimo a fare silenzio e a riflettere veramente su ciò che sta accadendo, senza partigianerie, senza aggrapparsi ai luoghi comuni, magari tornando a rimettere a punto la nostra fede, affidando di più questo mondo malato a Dio, con la fiducia che è propria di un cammino spirituale autentico.

Andiamo oltre le opinioni di chi viene pagato per esporle; la sofferenza, di qualunque entità essa sia, è un grande mistero che merita un grande rispetto. Rivalutiamo questo rispetto, rivalutiamo il rispetto nei confronti della morte, dei disagi esistenziali, soprattutto il rispetto nei confronti della giustizia.

Non si potrà mai pretendere pace e giustizia se non c’è pace e giustizia nel nostro piccolo quotidiano.

E riflettiamo sulle bella parole del Mahatma Gandhi ossia di “essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo” chiedendo d Dio di aiutarci ad esserlo.