Missione del CVS è anche questa: accogliere, molte volte opportunamente in silenzio, le lacrime di chi soffre e portare consolazione con la propria presenza.

Adesso si può piangere pubblicamente in Giappone. Be’, non proprio pubblicamente. Nella cultura giapponese, infatti, piangere davanti ad altri non è ammesso. Così sono nati i “Crying café”, bar dove possono entrare solo le “persone negative”, come recita l’insegna.

C’è poco da ridere: la cosa è seria perché sfogarsi attraverso le lacrime è una delle modalità più catartiche e più utili che abbiamo a disposizione per liberarci dallo stress. Ed è proprio a questo scopo che a Tokyo esistono questi luoghi. L’unica regola: prendere qualcosa da bere e, per chi desidera mangiare, c’è la possibilità di portarsi qualcosa da casa.

Sono posti in cui si può essere tristi senza che nessuno ti chieda perché, o ti osservi. Frequentati soprattutto da donne, che spesso hanno un maggior carico emotivo, è una espressione in solitaria diversa dalla pratica del rui katsu (la ricerca delle lacrime) che è una forma collettiva di pianto, praticata anche nelle aziende per aiutare i dipendenti a liberarsi dallo stress.

Esistono anche delle stanze nell’hotel Mitsui Garden Yotsuya a Tokyo dove si può sostare una notte, al modico prezzo di 60€, fra visioni di film drammatici e strappalacrime.

Durante il viaggio apostolico nelle Filippine nel 2015, Papa Francesco aveva detto ai giovani: “Al mondo di oggi manca il pianto! Piangono gli emarginati, piangono quelli che sono messi da parte, piangono i disprezzati, ma quelli che facciamo una vita più o meno senza necessità non sappiamo piangere”. E poi la preghiera: “Signore, che io pianga con te, pianga con il tuo popolo che in questo momento soffre. Da questo altare, da questo sacrificio di Gesù che non si è vergognato di piangere, chiediamo la grazia di piangere”.

Certo, non mancano situazioni ed eventi drammatici che ci fanno piangere. Forse invece ci mancano persone con cui condividere le nostre lacrime, qualcuno che le asciughi, che ci conforti. Insomma, una persona amica, la famosa spalla su cui piangere.