«(…) Allontana da te la tristezza che è sorella della incertezza e della collera. “In che modo — chiedo — o Signore, è sorella di queste?
Mi sembra che una cosa sia la collera, una cosa l’incertezza ed altro la tristezza”. “Sei uno stolto – risponde — perché non sai che la
tristezza è il peggiore di tutti gli spiriti ed è la più nociva ai servi di Dio. Al disopra di ogni spirito distrugge l’uomo, contrista lo Spirito
Santo e poi salva.”. “Io, signore, sono corto di mente e non comprendo queste similitudini. Non saprei come può contristare e poi salvare”.
“Ascolta —dice: quelli che non hanno mai fatto ricerca sulla verità né hanno indagato sulla divinità ed hanno solo creduto, sono presi
dalle faccende, dalla ricchezza, dalle amicizie pagane e da molti altri affari di questo mondo. Quanti vivono per queste cose non com-prendono
le allegorie della divinità. Ottenebrati e rovinati dalle loro attività diventano aridi. Come le belle vigne se vengono trascurate, inaridiscono
per le spine e le varie erbacce, così gli uomini che hanno creduto quando si lasciano distrarre, travolti dalle molte faccende che ho ricordate,
ingannano la loro mente e completamente nulla capiscono della giustizia. Quando sentono parlare della divinità e della verità, la loro mente
si trascina nell’azione, ed essi assolutamente non comprendono. Invece, coloro che temono Dio e cercano la divinità e la verità ed hanno il
cuore rivolto al Signore, capiscono e colgono presto tutto ciò che loro si dice. Hanno in sé il timore del Signore. Là dove abita il Signore, si
ha la completa intelligenza. Legati al Signore e tutto avvertirai e comprenderai”. (…) Rivestiti, dunque, di gioia, che è sempre gradita a Dio
e gli è accetta. In essa si diletta. Ogni uomo allegro opera bene, pensa bene e disprezza la mestizia. Invece l’uomo triste si comporta sempre male.
Prima agisce male perché contrista lo Spirito Santo che fu dato gioioso all’uomo; poi, contristando lo Spirito Santo, compie l’ingiustizia di non
supplicare Dio e di non confessarsi a Lui. La preghiera dell’uomo triste non ha mai la forza di salire all’altare del Signore. Perché la tristezza risiede
nel suo cuore. La tristezza unita alla preghiera non permette che la preghiera ascenda pura all’altare. Come l’aceto e il vino mescolati insieme
non hanno lo stesso sapore, così la tristezza frammista allo Spirito Santo non conserva la stessa preghiera. Purificati, dunque, da questa nefasta
tristezza e vivrai in Dio. E vivranno in Dio quanti allontanano la tristezza e si rivestono di ogni gioia. (…)».