Edizioni CVS: Gli ammalati realizzatori ed apostoli
dell’amore misericordioso del Cuore di Gesù – 1983- pag. 5-7

Gli ammalati realizzatori ed apostoli
dell’amore misericordioso del Cuore di Gesù – 1983

PREFAZIONE

La “Sapienza della Croce” quale dono dello Spirito, è presente concretamente in coloro che realizzano oggi la beatitudine evangelica: “Beati coloro che piangono!” e questo non soltanto per se stessi ma nell’interesse soprannaturale dell’intera umanità, nel piano della misericordia che è un attributo della Carità di Dio che vuole espandersi verso tutti.
La gioiosità di tanti sofferenti che oggi nella Comunità cristiana testimoniano il mistero pasquale di Cristo che soffre per amore e trasforma lo stato negativo del dolore in fonte positiva di bene, è la migliore testimonianza della validità attuale del messaggio cristiano che è carità verso Dio e verso il prossimo nell’esercizio vicendevole della misericordia.
Giovanni XXIII nel Discorso del 19 marzo 1959 ai Volontari della Sofferenza riuniti in San Pietro, indica i motivi della gioiosità che deve pervadere il cuore di ogni sofferente che ponga se stesso in servizio dell’umanità con l’offerta del proprio dolore: “Attuino i sofferenti questo programma nella loro vita; non si sentiranno più soli; in Paradiso vedranno i frutti immensi della loro spirituale attività, là dove non ci sono più nè lacrime nè dolori, nè separazione, nè possibilità di offendere Dio”.
Il motivo ditale gioia Giovanni XXIII l’indica con molta chiarezza: “La santificazione del lavoro e del dolore attira la misericordia di Dio sul genere umano”.
Con il Convegno Internazionale “ Gli ammalati realizzatori ed apostoli dell’Amore misericordioso del Cuore di Gesù”, tenuto nella Casa Cuore Immacolato di Maria in Re di Novara in occasione dell’indizione dell’Anno Giubilare della Redenzione, il Centro Volontari della Sofferenza ha voluto responsabilizzare ancora una volta i propri iscritti affinché con l’apostolato associato che essi svolgono attraverso i Gruppi di Avanguardia diano nelle Chiese Locali la loro incidenza apostolica in conformità con la finalità della Chiesa stessa e della testimonianza cristiana che ogni singolo membro deve dare in forza della propria vocazione (cf Apostolato dei Laici, 19).
E la vocazione di ogni sofferente è quella di essere un realizzatore ed apostolo dell’Amore misericordioso del Cuore di Gesù.
La pastorale, quindi, non può prescindere dalla realtà della croce del Cristo che si prolunga nei secoli attraverso la croce di ogni uomo nella sua ben precisa finalità: spandere luce di fede e riconciliare l’umanità col Padre.
“ Cristo ha chiamato il dolore ad uscire dalla sua disperata inutilità e a diventare, se unito al suo, fonte positiva di bene, fonte non solo delle più elette virtù che vanno dalla pazienza all’eroismo e alla sapienza, ma altresì alla capacità espiatrice, redentrice, beatificante, propria della croce di Cristo” (Paolo VI, 27 marzo 1968).
Gli ammalati di oggi, per il mondo di oggi, completano quello che manca alla passione di Cristo “a pro del suo Corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24). “Essi che portano nel loro corpo le “stigmate di Cristo” (cf Gal 6, 17) e che hanno imparato ad anteporre le ragioni della vita alla stessa vita, sono certamente più consapevoli della grandezza dell’amore misericordioso che Dio ha testimoniato al mondo in Cristo Gesù, Crocefisso e Risorto. Che la grazia di Dio dilati sempre più tale amore, che purifica e redime, secondo la larghezza, l’altezza e la profondità di quello di Gesù, che morendo per gli altri, è diventato causa di salvezza e fonte di misericordia”. (Lettera autografa di Sua Santità Giovanni Paolo Il inviata a Mons. Luigi Novarese, Direttore del Centro Volontari della Sofferenza).
Di qui l’imperativo di Giovanni Paolo II “ Voi siete e potete essere apostoli, cioè annunciatori del messaggio di Cristo, rendendolo credibile mediante l’esercizio della pazienza cristiana, che è frutto della virtù della fortezza cristiana” (Giovanni Paolo 11, 31-8-1983).
La presenza dell’ammalato richiama di per se stessa il suo inserimento nell’attività pastorale della Chiesa Locale in virtù del Battesimo che lo impegna a vivere la propria specifica vocazione; da qui la pastorale della sofferenza dove l’ammalato scopre e vive la vocazione di cui è stato investito e che lo spinge ad uscire dal proprio isolamento per “ dare agli altri fratelli infermi coraggio, sostegno, speranza e gioia di vivere” (dalla Lettera citata).
Le varie tematiche tenute da Vescovi ed esimi teologi al Convegno Internazionale di Re mirano tutte a dilatare gli orizzonti di ogni iscritto al Centro Volontari della Sofferenza e di quanti desiderano scoprire la fecondità del dolore vissuto in piano di grazia.
I sofferenti così, ancora una volta, sono chiamati e responsabilizzati a vivere il programma della Madre della Chiesa, la quale a Lourdes ed a Fatima ha indicato la preghiera e la penitenza quali strumenti insostituibili che attirano misericordia per l’umanità.

Sac. Luigi Novarese