L’Ancora: n. 5 – giugno 1965 – pag. n. 1-3

Vita di grazia suscettibile di morte se si commette il peccato mortale e che segna le sue tappe di sviluppo e di perfezione secondo la corrispondenza all’invito di Dio. Cosa avrebbe dovuto dire la Vergine Santa, apparendo al nostro secolo, se non richiamare questi sostanziali valori che noi o abbiamo dimenticato, o non stimiamo a sufficienza, o non usiamo quali mezzi reali di conquista?
L’invito alla Grazia è un insegnamento sostanziale nei messaggi di Lourdes e di Fatima. Se non esiste la condizione di figli di Dio nell’anima umana, c’è l’assoluta impossibilità ad attuare il programma di preghiera e di penitenza per la propria santificazione e per la salvezza dei fratelli.
La vita della Grazia non è altro che la partecipazione della vita di Dio in noi. S. Paolo dice espressamente: « Io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me ». E Gesù paragona se stesso alla vite, noi ai tralci. E come il tralcio non può portare frutti se non rimane unito alla vite, così noi se non rimaniamo in Lui. Il tralcio distaccato dalla vite è destinato ad inaridire e ad essere gettato nel fuoco (Giov. XV).
Un morto non si interessa più di nulla, non sente più, non spera più; la vita nasce e scorre al di sopra di lui con lo stesso ritmo senza la sua percezione e così pure è per l’anima in stato di peccato mortale: essa, separata dalla vita di Dio, appunto in quanto priva di quella vita divina infusa con i Sacramenti, non vive più; essa è diventata simile ad un tralcio distaccato, desti. nata ad inaridire e ad essere gettato nel fuoco.
La mancanza della vita soprannaturale porta l’affievolimento lento, ma progressivo nell’esercizio della virtù, poichè tutto quello che siamo e tutto quello che possiamo nell’ordine soprannaturale lo siamo e lo possiamo soltanto mediante il sostegno di Nostro Signore Gesù Cristo.
E Gesù paragona Se stesso alla vite, noi « L’abisso chiama l’abisso ».
In tale caso vi è il più grande fallimento dell’uomo, il quale invece di vivere la bella ed esuberante vita di Dio, che lo completa e perfeziona, facendogli raggiungere il fine per cui è stato creato, finisce, come il figliol prodigo col mangiare le ghiande destinate ai porci ed avere la compagnia di questi anziché quella dei propri fratelli.

IMPLICITI INVITI Dl MARIA SS.MA ALLA GRAZIA

1) la Sua stessa apparizione. Presentandosi a noi nell’aspetto specifico di Immacolata, immediatamente Si oppone a tutto ciò che, sia pure minimamente, è stato o è sotto dominio di satana;
2) la mancata apparizione alla piccola Bernardetta al mattino del 3 marzo, dice l’assoluta irriducibilità dell’Immacolata col peccato: « voi questa mattina non mi avete vista perché vi erano delle persone che desideravano osservare il modo con cui vi sareste presentata alla mia presenza e ne erano indegne: esse hanno passato la notte alla Grotta e l’hanno profanata »;
3) l’invito rivolto ai tre pastorelli di Fatima: « che si acquistassero due piccole barelle da reggersi una da Lucia e Giacinta con altre due ragazzette biancovestite, l’altra da Francesco con tre giovinetti della stessa età, rivestiti essi pure di mantello bianco ». 4) la risposta data ad alcuni ammalati che volevano la guarigione: « alcuni li avrebbe guariti, altri no, perché il Signore non Si fidava di questi ». Evidentemente perchè la sofferenza era per loro il mezzo più adatto per progredire nella via della grazia.

L.N.