L’Ancora: n. 6/7 – giugno/luglio 1981 – pag. 1-4

Il richiamo dell’Immacolata alla necessità ed all’impegno personale alla penitenza rjivolta alla piccola Bernardetta Soubirous ed ai tre Pastorelli di Fatima, dopo il doloroso evento del 13 maggio scorso del gravissimo attentato al S. Padre che ha toccato il Cuore di tutta a cristianità, riveste una particolare responsabilità ed urgenza di applicazione.
Per illustrare il punto importante della necessità della penitenza nel Messaggio messianico che investe l’impegno personale alla santità e 1’efficacia dell’evangelizzazione, con gioia e riconoscenza la nostra Direzione ha accolto il dono del Rev. Padre Giovanni Costa s.j. del volume da lui con tanta sapiente esperienza scritto “ Riparazione fantasia o realtà?”
Il volume è stato da noi pubblicato proprio in questi giorni e totalmente rientra nel tema che sto trattando in questo articolo.
Il periodo poi del Pellegrinaggio Sacerdotale a Lourdes nella vita del Centro Volontari della Sofferenza è un periodo forte in cui tutti siamo invitati a fare un serio esame sulla reale penitenza – morale e fisica – che ciascuno di noi si è proposto di compiere e in realtà compie per la propria santificazione e per una più forte e più rapida ripresa per la vita della Chiesa.
Il volume di Padre Costa che oggi il Centro presenta a tutti i propri iscritti vuole essere – come in realtà lo è – un validissimo strumento di lavoro e di chiarificazione a tale riguardo.
Non si tratta quindi di presentare un volume, ma di caldamente suggerire un mezzo pratico ed efficace per prendere coscienza della personale e collettiva responsabilità alla vita penitenziale.
L’esimio Autore, del resto, non dubita di affermare che “ la dottrina della riparazione, perché sia valida, dovrà scendere dal livello teorico e trovare conferma nella sua applicazione “.
Santa Margherita Maria Alacoque e numerosissime altre anime annoverate nel catalogo del Santi, o viventi con il loro entusiasmo giovanile attorno a noi, confermano che la creatura con gioia si unisce al divin Redentore per continuare e completare nel tempo il piano della riparazione che redime, salva, santifica.
Non è forse questa la testimonianza quotidiana di migliaia di ammalati che comprendono e vivono nel Centro Volontari della Sofferenza la Sapienza della Croce ?
Masochismo? Ma No! E’ scoperta ed approfondimento del Piano della Salvezza, vissuto con Cristo, in tutte le sue dimensioni.

Paolo VI, a suo tempo, non ha dubitato di ammonire: “ una parola, estremamente severa, ma in fondo estremamente confortante, una parola di Gesù batte oggi alla porta della nostra coscienza ed è questa: se non farete penitenza, voi perirete tutti allo stesso modo “, (Lc13,5) (11.2. 1970).
Ciò che inonda poi il nostro cuore della più profonda gioia e ci anima a camminare senza stancarci mai nella via della riparazione è la meravigliosa realtà del Corpo Mistico:
“ Il nostro Salvatore, governando da se stesso la Chiesa in modo invisibile, vuole essere aiutato dalle membra del Suo Corpo Mistico nell’esecuzione dell’opera della Redenzione “, (Mistici Corporis, 42).
Ma la riparazione riguarda soltanto un determinato periodo della storia presente o passata? E’ una domanda che si impone.
Ogni membro, quindi del Corpo Mistico, in forza della sua soprannaturale unione con Gesù Cristo è tenuto a vivere l’idealità e la missione del Capo, cui è congiunto, ben comprendendo che il vocabolo “ Capo “ non sta ad indicare un condottiero, o il capo di un popolo, ma la testa, il capo del corpo, che impegna tutto l’organismo in una sola direttiva.
Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico, impegna tutte le membra a sentire con Lui e come Lui, vivendo nel tempo le sue dimensioni di carità.
Con molta precisione risponde P. Costa: “ il crescendo dell’impegno di riparazione non sarebbe esatto attribuirlo soltanto alla tendenza di copiare e riprodurre qualcosa di bello accaduto nel passato, ma dobbiamo vederci l’azione dello Spirito Santo che guida la crescita quantitativa, ma soprattutto qualitativa della Chiesa per farla arrivare (Ef 4,13) allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo “.

E questo perché “ l’uomo, secondo le leggi della nature, è condannato a morte; l’uomo che vive nella prospettiva dell’annientamento del suo corpo, quest’uomo esiste in pari tempo nella prospettiva della vita future ed è chiamato alla glorla” (Giovanni Paolo II ‑ 1‑XI.1978).

La morte in se stessa è stata vinta, me resta nella sue realtà penitenziale, che va santificata, diventando, in unione a Gesù Cristo, mezzo di riscatto e di santificazione.
La via della riparazione che porta alla vita soprannaturale ed eterna, reale come quella che ora viviamo, “ per forza ” passa per il venerdì santo. Passa attraverso la Croce.
Per questo “ la Chiesa la circonderà con il corpo della sua viva comunità, la circonderà con la fede degli uomini, con la loro speranza e con il foro amore.

La Chiesa porterà con Cristo la croce attraverso le generazioni. Renderà testimonianza ad essa. Ad essa attingerà la vita. Della croce crescerà con quella misteriosa crescita dello Spirito, che nella croce ha il suo inizio.
La Chiesa crescerà dalla croce come il corpo misterioso-mistico, di Cristo, completando la croce “ (Giovanni Paolo II, 30.3.1980).
Oggi nella visione di Giacinta di Fatima, la quale aveva visto il Papa con il vestito macchiato di sangue, abbiamo constatato che anche il Vicario di Cristo è unito più che mai alle membra doloranti del Corpo Mistico per 1’espansione della Chiesa e per la purificazione di tante membra cristiane, che di cristiano hanno soltanto il nome, nella consapevolezza della validità sempre attuale del principio Paolino, “ senza effusione di sangue, non c’è remissione “. Me resta il dolore per certi oltraggi e sacrilegi che fanno male e profondamente offendono i nostri sentimenti di fedeli e proprio perché fanno male ed offendono i nostri sentimenti più profondi di fedeli, esigono e richiedono vera e profonda riparazione.

Mons. L. Novarese