Sono da poco arrivati a Lourdes i pellegrini del Centro Volontari della Sofferenza che come ogni anno festeggiano la Pasqua nel santuario mariano tanto caro al beato Luigi Novarese.
“La gioia della missione” è il tema pastorale del pellegrinaggio che si svolge fino al 7 aprile ed è guidato da Sua Ecc.za Mons. Giuseppe Verucchi, Arcivescovo emerito di Ravenna.
Giunto alla sua 42° edizione, il pellegrinaggio nasce agli inizi degli anni Settanta da una nuova visione che monsignor Novarese aveva nei confronti dell’ammalato: “Prendersi cura di loro vuol dire valorizzarne la spiritualità e renderli consapevoli della propria vocazione – scrive Mauro Anselmo nel nuovo libro “Guarire a Lourdes. La via del beato Luigi Novarese”, edito dalle Edizioni CVS. E’ proprio questo l’impegno che, molto spesso, è difficile portare a termine nei pellegrinaggi consueti.
L’ammalato non è soltanto un viaggiatore che viene accompagnato a pregare in una santuario davanti alla statua della Vergine. E’ molto di più. E’ un apostolo che accoglie volontariamente la sofferenza sentendosi parte del progetto divino di redenzione del mondo.
Il pellegrinaggio, dunque, è anche un esercizio spirituale. Ma che cosa significa questo, in concreto? Che l’accompagnamento degli infermi non può essere limitato alla massima professionalità nelle prestazioni mediche, all’efficienza dei trasporti o alla garanzia di un soggiorno confortevole. L’accompagnamento degli infermi deve tenere conto anche di un impegno altrettanto importante: l’attenzione alla qualità della loro formazione interiore”.