La Basilica era gremita. Si celebrava il ritorno del beato di Casale nella “sua” chiesa, che aveva ospitato, vicino all’altare di don Bosco – subito dopo la guarigione del giovane Luigi – le stampelle con le quali egli si reggeva durante la malattia prima che fossero donate, nel 1964, dai Salesiani ai Silenziosi Operai della Croce.
All’inizio della messa, l’immagine di Novarese è stata portata in processione all’altare da Rina Bertana, ammalata casalese in carrozzella accompagnata da Giacinto Lazzarini, colpito da mesotelioma, per essere benedetta dal cardinale Poletto, in attesa di essere affissa nella cappella a destra dell’Altar maggiore.
«E’ giusto che questa immagine di Novarese, fotografato a Lourdes mentre guida la preghiera degli ammalati, sia posta accanto a quella del beato Rinaldi – ha osservato Poletto durante l’omelia –. A lui infatti, in una lettera, il giovane Luigi aveva chiesto di dare inizio a una novena a Maria Ausiliatrice e a don Bosco perché intercedessero per la sua guarigione. Le preghiere vennero esaudite e Novarese guarì per grazia divina».
Al termine della funzione, il Moderatore generale dei Silenziosi Operai della Croce, don Janusz Malski, ha rivolto un caloroso ringraziamento alla comunità salesiana e al parroco don Roberto Gualdoni e ha avuto parole di elogio per il coro “Amoris Laetitia”, formato da volontari e ammalati, che qualche mese prima «aveva cantato davanti a Papa Francesco nella Giornata Mondiale del Malato».
Prima della messa, nel pomeriggio, presso l’Auditorium San Filippo, si è svolto il convegno “Luigi Novarese, Fatima e il Centro Volontari della Sofferenza”. Dopo le brevi introduzioni di Lucia Zoppellaro, tra gli organizzatori della giornata, e don Malski, ha preso la parola don Luigi Garosio, primo successore del beato Novarese alla guida dei Silenziosi Operai della Croce, che ha affrontato il tema: “Le richieste di Maria a Fatima nella spiritualità del beato Novarese”.
«Maria è stata la prima e perfetta volontaria della sofferenza – ha detto Garosio – e da questa matrice mariana siete nati voi, Volontari della Sofferenza». E ha aggiunto: «Novarese ha interpretato la sua malattia come una risposta alle richieste della Vergine, custodendo la sua esperienza di sofferenza come il tesoro della vita».
Il biografo di Novarese, il giornalista Mauro Anselmo, nel ricordare il settantesimo anniversario della fondazione del CVS ha spiegato come nel Monferrato, «terra di santi e di vigneti» si sia realizzata una «geografia della santità» che ha come cardine la figura di Novarese. Quest’ultimo aveva pregato don Bosco, si era rivolto al beato Rinaldi, aveva avuto come confessore e direttore spirituale, in seminario, padre Giovanni Ferro che è stato ricordato a fine aprile in un importante convegno a Casale.
Don Malski, nel suo intervento, ha sottolineato come «la fama di santità di Novarese stia crescendo grazie all’apostolato degli ammalati e alla straordinaria attualità del suo insegnamento che valorizzando il ruolo dei laici lo ha reso precursore del Concilio Vaticano II».
Sull’Ancora di luglio vi sarà un ampio servizio dedicato alla giornata.