Erano presenti alla serata anche le stampelle che sorreggevano Monsignore negli anni della malattia. «Esse sono un segno importante della vita del beato Luigi Novarese – ha detto don Bruno Capuano, responsabile della pastorale della salute di Vercelli e tra gli organizzatori della serata -, uno strumento che Monsignore ha usato da giovane per fare apostolato prima ancora di diventare sacerdote».
Durante la serata don Giovan Giuseppe Torre, sacerdote dei Silenziosi Operai della Croce, ha consegnato un quadro con l’immagine di Novarese a mons. Giuseppe Cavallone, parroco del Duomo, che sarà affisso nella cattedrale di Vercelli.
A seguire, la dottoressa Chiara Serpieri, direttore generale dell’ASL di Vercelli ha ricordato l’importanza della collaborazione tra il mondo laico della sanità e la pastorale della salute diocesana: «momenti come questo sono un tesoro che fa bene a tutti».
Mons. Marco Brunetti, ha poi tenuto un breve intervento sul volontariato in campo sanitario spiegando l’importanza del corso appena concluso: «Non ci si improvvisa volontari. Questi appuntamenti sono fondamentali per formare figure competenti: il volontario deve essere un esperto di umanità».
Brunetti ha poi spiegato l’attualità del pensiero di Monsignore, riprendendo alcuni spunti affrontati dal coro “Amoris Laetitia” che ha letto alcune parti dell’Omelia tenuta dall’allora Segretario di Stato Vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, in occasione della beatificazione di Monsignore lo scorso 11 maggio 2013.
Terminato l’incontro, l’Arcivescovo di Vercelli, mons. Arnolfo, insieme a don Bruno Capuano, al dottor Franco Balzaretti, vice responsabile del Nord Italia dei medici cattolici e alla dottoressa Elvira De Marino, oncologa dell’Ospedale di Vercelli, hanno consegnato gli attestati ai presenti.