Presso la Casa del Giovane, don Patrizio Rota Scalabrini ha offerto ai convenuti una riflessione sul “Padre Nostro”. Molti gli spunti di meditazione lanciati da don Scalabrini: innanzitutto nelle intenzioni del Papa per questa giornata, c’è quella di mettere al centro il povero (la persona) non la povertà. Per i cristiani il Padre Nostro è la preghiera dei poveri, attraverso la quale “collettivamente” chiedono al Padre di provvedere alle loro necessità: “Il nostro pane quotidiano”. Nel pane c’è l’intreccio squisito tra il dono e il lavoro, cioè tra la libertà di Dio, che dona e che è una Misericordia, e il lavoro dell’uomo che deve collaborare al dono di Dio. Ognuno di noi ha bisogno di ricevere e ha qualcosa da donare per far nascere una speranza. Il CVS rappresenta una spinta forte alla Speranza.
Il momento centrale della giornata si è registrato alle ore 17 nella chiesa del patronato S. Vincenzo, luogo dove vengono accolte molte povertà, con la messa presieduta dal vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi. Nell’omelia, il vescovo, partendo proprio dalla citazione evangelica di Giovanni (“…Non amiamo a parole, ma con i fatti…”) e del buon samaritano (Va’ e fa anche tu lo stesso…) ha ricordato che questo era lo stile di Gesù. Il cristiano che ascolta il Vangelo e lo mette in pratica (con le mani) costruisce una casa sulla roccia; il cristiano che ascolta e non mette in pratica o, viceversa, mette in pratica ma non ascolta, costruisce una casa sulla sabbia. Noi cristiani, testimoni del fare evangelico, dobbiamo testimoniare il fare con amore… suscitare amore facendo.
Nella nostra società ci sono tante risposte a tanti bisogni… ma queste risposte sono date con amore?… Si stenta a riconoscere una carità, una solidarietà diffusa. Il terzo uomo della parabola dei talenti ha nascosto il talento perché aveva paura. Anche in noi la paura, la sfiducia e il sospetto inaridiscono il cuore. La povertà oggi è una colpa, il povero deve nascondere la sua povertà. I poveri nelle nostre società ricche sono un peso. Tendiamo a nascondere la povertà perché è lo specchio che ci ricorda che tutti siamo radicalmente poveri, disabili. Tutti abbiamo bisogno degli altri. Noi cristiani dobbiamo riconoscere la nostra povertà e, se vogliamo incontrare il Cristo, dobbiamo incontrarlo nel cuore piagato del povero come riscontro del pane spezzato nell’Eucarestia.
Noi cristiani non possiamo scegliere i poveri … i poveri ci scelgono e stringere quella mano è stringere Gesù.
La chiesa, per l’occasione, era gremita dalla presenza di molti operatori della carità appartenenti alla Caritas, al Centro Volontari della Sofferenza e all’Unitalsi, da tanti genitori con i figli disabili, che nel primo pomeriggio avevano accompagnato i figli all’incontro di catechesi con gli animatori del CVS mentre loro, nel contempo, avevano presenziato all’appuntamento con Don Scalabrini. A concelebrare con il vescovo: don Claudio Visconti direttore della Caritas diocesana, don Michelangelo responsabile dell’Unitalsi, don Daniele Bravo per il Centro Volontari della Sofferenza.
All’inizio della messa il gruppo dei ragazzi disabili ha posto sul presbiterio i lavori costruiti durante la catechesi.
Durante l’offertorio, sono stati portati all’altare il pane e il vino per farli diventare il corpo e il sangue di Gesù e una torta, come quelle preparate dalle mamme del CVS e distribuite alla fine della celebrazione in un momento conviviale aperto a tutti i gruppi presenti alla Messa e ai migranti ospitati al Patronato.
È stata veramente una bella giornata di incontro tra diverse realtà.