La celebrazione ha segnato la fine della prima parte della “Staffetta della speranza”, un percorso organizzato dal Centro Volontari della Sofferenza e dai Silenziosi Operai della Croce, che ha visto le stampelle del beato Novarese percorrere, durante l’anno, tutte le diocesi piemontesi con l’obiettivo di far conoscere meglio la figura e l’insegnamento di Monsignore. In autunno la teca contenete le stampelle andrà in Valle D’Aosta e tornerà ancora in Piemonte.
Spiegando il Vangelo di Marco che annuncia come il piccolo granello di senape, «è il più piccolo di tutti i semi ma, crescendo, diventa più grande di tutte le piante dell’orto», il vescovo Sacchi ha esortato i laici a prendere spunto dai santi della Chiesa. «Guardate le magliette dei ragazzi dell’oratorio, su cui è scritto “Chiamati a qualcosa di grande”. Tutti noi siamo chiamati. Ricordiamolo pensando ai nostri santi, ad esempio al beato Novarese, i cui gesti e le cui opere parlano ancora oggi per lui».
Tra gli altri, erano presenti alla cerimonia Giancarlo Cerutti, pronipote del beato, la moglie Serena Monina Cerutti, Angela Petitti, responsabile dell’Apostolato del CVS, i ragazzi dell’oratorio don Bosco che hanno animato la messa, il CVS di Casale guidato dalla responsabile Lucia Zoppellaro, la coordinatrice regionale CVS Piemonte, Giovannina Vescio, e le sorelle dei Silenziosi Operai della Croce della comunità della Cascina Serniola, luogo natale del nostro Padre Fondatore.
La teca contenente le stampelle era ben visibile durante la celebrazione, posta alla destra dell’Altar maggiore e, a far da sfondo, i ritratti dei beati Filippo Rinaldi e Luigi Novarese.
La funzione è stata concelebrata da don Janusz Malski, moderatore generale dei Silenziosi Operai della Croce, da don Marco Durando, salesiano responsabile della Pastorale giovanile diocesana e da don Claudio Cipriani, assistente diocesano del Centro Volontari della Sofferenza. Presente anche il parroco del Valentino, don Roberto Gualdoni.
Al termine della messa, don Malski ha ricordato come il giovane Luigi Novarese venisse a pregare con la mamma davanti a Maria Ausiliatrice nella chiesa del Valentino, e ha raccontato la vicenda delle stampelle che il beato, dopo la guarigione, donò al Valentino, dove rimasero custodite fino al 1964.
Nel concludere l’incontro, don Malski ha ringraziato il vescovo Sacchi e la comunità casalese citando le parole che il vicario generale di Roma e prossimo cardinale, Angelo De Donatis, ha pronunciato un mese fa durante la messa celebrata per ricordare i cinque anni della beatificazione di Novarese: «L’opera del nostro beato è un inedito nella storia dei santi, come ogni santo è un aspetto inedito dell’amore di Dio. Il rendere i malati e i sofferenti non solo semplici oggetti di carità, ma veri e propri elementi attivi di evangelizzazione – testimoni per annunciare ognuno nella propria sofferenza, la salvezza e l’amore di Dio – ha le caratteristiche di un carisma capace di sfidare i secoli».