“Questo saggio è un dono che un ex ammalato ha voluto fare agli altri ammalati. In che modo? Comunicando loro la sua esperienza di paziente che ha superato la prova della malattia. Ma soprattutto richiamando l’attenzione degli ammalati sulla svolta che la essa ha impresso alla sua vita, accompagnandolo ad interpretare in modo nuovo se stesso, gli altri e la realtà che lo circonda”. A Parlare è il giornalista Mauro Anselmo, biografo del beato Luigi Novarese che ha presentato, insieme all’autore Giuseppe Gorruso, il 25 novembre scorso, Ictus (Edas, Messina 2018, pp. 170, euro 17) presso il Santuario del Tromone di Moncrivello (VC).
Il testo racconta l’esperienza di Giuseppe Gorruso, professore di inglese scientifico all’Università di Medicina e Chirurgia di Brescia, colpito dalla malattia. Colpito, ma non sconfitto. L’ictus infatti ha rappresentato per lui un momento dell’esistenza che lo ha reso capace di scoprire dentro di sé – come scrive nelle prime pagine – “risorse e potenzialità” che non riteneva di possedere, o che aveva dimenticato, o di cui non era pienamente consapevole.
“Lo scopo del libro – ha detto Gorruso – è di gettare luce sull’ictus in tutte le sue svariate sfaccettature e di offrire una guida a chi si trovi o venga a trovarsi nella mia stessa situazione di disagio o di fragilità, per irrobustire la psiche, dare fiato alla speranza e alla fiducia nel recupero, nonché tessere con lui un sottile filo di empatica intesa”.
Una testimonianza, quella di Gorruso, molto vicina al carisma del beato Luigi Novarese (1914–1984) che ha sottolineato con il suo insegnamento l’importanza che la dimensione spirituale viene ad assumere nel rapporto fra l’infermo e la malattia. “Monsignore diceva che l’ammalato – ha spiegato Anselmo – può diventare ‘buon samaritano’ per l’altro ammalato e per il fratello sano”.
Al termine dell’incontro c’è stato un ampio spazio dedicato alle domande del pubblico, durante il quale alcuni ammalati del’RSA “Virgo Potens” hanno portato la loro testimonianza.