La malattia di Francesco
Durante la malattia, Francesco si mostrò sempre allegro e contento. Talvolta, gli domandavo: “Francesco, soffri molto?’. “Abbastanza; ma non fa niente. Soffro per consolare il Signore; e poi, fra poco, vado in Cielo!”. Pochi giorni prima di morire, mi disse: “Senti, sto molto male; ormai mi manca poco per andar in Cielo”. “Allora bada bene: non ti dimenticare di pregare molto per i peccatori, per il Santo Padre, per me e per Giacinta”. “Sì, io pregherò; ma vedi, queste cose chiedile piuttosto a Giacinta, perché io ho paura di dimenticarmene quando vedrò il Signore! E poi, io voglio piuttosto consolarLo”.
Una mattina presto, sua sorella Teresa venne a chiamarmi: “Vieni presto. Francesco sta molto male, e dice che ti deve confidare una cosa!”. Mi vestii in fretta, e andai da lui. Chiese alla madre e ai fratelli che uscissero, perché era un segreto quel che voleva dirmi. Uscirono e lui mi disse: “Sto per confessarmi per far la Comunione e poi morire. Vorrei che mi dicessi se mi hai visto commettere qualche peccato, e che tu andassi a chiedere a Giacinta se lei pure mi ha visto fame qualcuno”. “Hai disobbedito qualche volta alla mamma, – gli risposi – quando ti diceva di stare in casa e tu invece scappavi per venir da me o per nasconderti”. “E vero! Quel peccato ce l’ho. Adesso va’ a domandare a Giacinta se ne ricorda qualche altro”. Ci andai e Giacinta, dopo aver pensato un po’, rispose: “Guarda, digli che, ancora prima che la Madonna ci apparisse, rubò un soldo al papà, per comprare un organetto a Giuseppe Marto della Casa Velha; e che quando i ragazzi di Aljustrel tiravano sassi a quelli di Boleiros anche lui ne tirò qualcuno”. Quando gli diedi la risposta della sorella rispose: “Quelli li ho già confessati; ma li confesso di nuovo. Forse è per causa di questi peccati che il Signore è tanto triste! Ma io, anche se non morissi, non li rifarei mai più. Ora sono pentito”.
E mettendo le mani giunte, disse la preghiera: “O Gesù mio, perdonate le nostre colpe, liberateci dal fuoco dell’inferno, portate in Cielo tutte le anime, specialmente quelle che più ne hanno bisogno. Senti, chiedi anche tu al Signore che mi perdoni i miei peccati”. “Glielo chiedo, sì, stai tranquillo. Se il Signore non te li avesse perdonati, la Madonna non avrebbe detto a Giacinta, appena l’altro giorno, che ti veniva a prendere presto per portarti in Cielo. Adesso, io vado a Messa e là pregherò Gesù nascosto per te”.

Santa morte
Già a notte fatta, lo salutai: “Francesco, addio! Se vai in Cielo questa notte, non dimenticarti di me lassù; hai capito?”. “Non ti dimentico, no; stai tranquilla”. E afferrandomi la destra, me la strinse con forza per un bel pezzo, fissandomi con le lacrime agli occhi. “Vuoi ancora qualcosa?” gli domandai con le lacrime che scendevano anche a me sulle guance. “No” rispose con un filo di voce. La scena stava diventando troppo commovente, e la zia mi fece uscire dalla stanza: “Allora ciao Francesco! Arrivederci in Cielo!”. E il Cielo si avvicinava. Volò lassù il giorno dopo (il 4 aprile 1919, ndr), nelle braccia della Mamma celeste. I