Papa Francesco, rivolgendosi ai membri della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (Fiamc) riunita Roma per celebrare la sua consacrazione al Sacro Cuore di Gesù, ha sottolineato come “La cura delle persone malate appare pertanto come una delle dimensioni costitutive della missione di Cristo; e per questo è rimasta tale anche in quella della Chiesa. Nei Vangeli è evidente il forte legame tra la predicazione di Cristo e i gesti di guarigione che Egli compie per quanti sono «tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici» – così Matteo (4,24)”.
Nel suo discorso, il Santo Padre ha ribadito l’importanza del prendersi cura de malati e dei sofferenti, sottolineando l’importanza di come avvicinare chi si trova nel disagio dando inizio ad una sorta di cammino da compiere assieme per superare le difficoltà e i turbamenti che l’umano patire impone.
“Gesù si avvicina, si prende cura, guarisce, riconcilia, chiama e invia: come si vede, quella con le persone oppresse da malattie e infermità è per Lui una relazione personale, ricca, non meccanica, non a distanza. Ed è a questa scuola di Gesù medico e fratello dei sofferenti” che ogni operatore sanitario e/o pastorale è chiamato a farsi vicino a coloro che attraversano momenti di prova a causa della malattia”.
Come affermava il beato Luigi Novarese riguardo il Gesù medico: “Cristo ha realmente beneficato tutti: ha raccolto le lacrime dell’intera umanità; a tutti ha dato argomenti di conforto e di speranza, anche agli stessi peccatori che, nella visione di tanto umano dolore, possono trovare motivo di riflessione per un personale ritorno a Lui”.
In sostanza, volendo cogliere l’essenza del messaggio di Papa Francesco è possibile affermare che è molto importante il concetto del prendersi cura.
Il prendersi cura esige umiltà e consapevolezza dei propri limiti; è necessario bandire ogni forma di presunzione, di onnipotenza, di protagonismo. Prendersi cura è concentrare l’attenzione sulla persona attraverso l’ascolto, l’accoglienza, il dialogo; favorire l’espressione dei bisogni e delle richieste; tentare di aiutare l’individuo a ricostruire un senso del vivere anche in situazioni drammatiche e dolorose. Non si ribadirà mai abbastanza che il prendersi cura è un’azione protratta nel tempo. Non ci si limita a proporre soluzioni per giungere ad una guarigione (talvolta impossibile) ma si tenta, insieme a chi soffre o si trova in difficoltà, di riannodare nel miglior modo possibile i fili di una vita spezzata ri-creando un continuum esistenziale dotato di senso. Prendersi cura è voler bene, è volere il vero bene ed è fare il vero bene della persona che transita nelle notti della vita. Prendersi cura è elevare, mai abbassare; è rafforzare, mai indebolire; è comunicare felicità, mai sprofondare la persona in difficoltà nella frustrazione e nella colpa. Prendersi cura è medicare la fragilità di chi soffre, colmare un vuoto; è dare un ideale trasmettendo fede e speranza. Prendersi cura non è mai cercare il proprio interesse, non è mai strumentalizzare, non è mai consolare solo per tacitare la voce della coscienza. Prendersi cura significa, prima di tutto, debellare il proprio egoismo e donarsi incondizionatamente. Sono questi gli aspetti che contraddistinguono il prendersi cura inteso come apertura totale all’altro.