Quello che sta accadendo in Amazzonia in questi ultimi tempi non può non farci riflettere tutti sull’ingente e gravoso danno ambientale che sta devastando quello che viene considerato il polmone verde del pianeta terra.
Interessi economici misti a interessi politici, stanno sfigurando un territorio il cui valore, dal punto di vista ecologico, resta di capitale importanza.
L’impegno della Chiesa per interrompere gli assalti predatori al territorio e la devastazione delle comunità indigene, sono aspetti fondamentali di una mobilitazione ecclesiale che, comunque, non ha lasciato indifferenti i poteri economici e i governi della regione, a cominciare da quello brasiliano. Il presidente Jair Bolsonaro, da quando la preparazione del Sinodo è entrata nel vivo, ha reso noto il proprio fastidio per il convegno convocato da Francesco, usando toni via via sempre più minacciosi. In questa prospettiva non va dimenticato che l’elezione di Bolsonaro ha fatto tremare sia le popolazioni indigene sia quel pezzo di opinione pubblica e di società brasiliana – oltre alle associazioni ambientaliste di tutto il mondo – che da decenni si battono per scongiurare la distruzione della foresta pluviale. Ad ogni modo, la terra d’Amazzonia – che comprende parte di Brasile, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname e Guyana francese – chiede in modo chiaro alla Chiesa di esserle accanto in questo momento così critico da più punti di vista, in particolare chiede protezione dalla minacciata dalla distruzione e dallo sfruttamento ambientale, dalla sistematica violazione dei diritti umani fondamentali della popolazione amazzonica: in particolare, dalla violazione dei diritti dei popoli originari, come il diritto al territorio, all’autodeterminazione, alla delimitazione dei territori, alla consultazione e al consenso previo. Come riportato nel documento preparatorio del Sinodo, “L’Amazzonia oggi è una bellezza ferita e deformata, un luogo di dolore e di violenza, come sottolineano eloquentemente i rapporti delle Chiese locali ricevuti dalla Segreteria Generale del Sinodo. La violenza, il caos e la corruzione dilagano.
Il territorio è diventato uno spazio di scontri e di sterminio di popoli, culture e generazioni. C’è chi è costretto a lasciare la propria terra e molte volte cade nelle reti delle mafie, del narcotraffico e della tratta di esseri umani (soprattutto donne), del lavoro e della prostituzione minorile. È una realtà tragica e complessa, che si colloca al di fuori della legge e del diritto”. Tutte situazioni eticamente inaccettabili dove viene mortificata l’umana dignità nonché la vita di tutte le creature viventi (fauna e flora) nel territorio amazzonico.
Si parlava prima di interessi economici. Bene: un dossier del WWF (World Wildlife Fund – Fondo Mondiale per la Natura) redatto nel 2014 evidenziava già da allora come la maggior parte della soia impiegata nell’alimentazione animale sia una delle principali responsabili della distruzione della foresta amazzonica.
Si tratta quindi di un problema non del tutto nuovo. In pratica, la produzione di soia è la principale responsabile della deforestazione in Amazzonia, insieme con l’espansione dei pascoli per il bestiame allevato, agli incendi, al disboscamento legale e illegale, alla costruzione di strade asfaltate e al degrado causato dai cambiamenti climatici in atto.
Alla Chiesa spetta dunque il non facile compito di rappresentare non solo un segno di speranza per il popolo amazzonico e per tutta l’umanità ma anche di risolvere laddove possibile, quelle problematiche che stanno riducendo ai minimi termini la dignità di un popolo che da sempre si sono presi cura della loro terra, dell’acqua e della foresta e sono riusciti a preservarli fino ad oggi, affinché l’umanità possa beneficiare della gioia dei doni gratuiti della creazione di Dio. I nuovi cammini di evangelizzazione devono essere costruiti in dialogo con queste sapienze ancestrali in cui si manifestano semi del Verbo.
A partire dall’Amazzonia, dalle sue complessità umane, ecologiche e politiche, il papa Francesco ha chiamato la chiesa a raccogliere la sfida di una globalizzazione dal volto umano capace di entrare nel merito del messaggio lanciato con l’enciclica “Laudato si” nel 2015.
Il documento preparatorio di questo importante Sinodo invita quindi i padri sinodali dell’Amazzonia a discutere sul secondo punto del tema proposto dal Papa: i nuovi cammini per la Chiesa nella regione. La realtà delle chiese locali ha bisogno di una Chiesa partecipativa, che si renda presente nella vita sociale, politica, economica, culturale ed ecologica dei suoi abitanti; di una Chiesa accogliente verso la diversità culturale, sociale ed ecologica per poter servire senza discriminazione persone o gruppi; di una Chiesa creativa, che possa accompagnare assieme al suo popolo la costruzione di nuove risposte ai bisogni urgenti; e di una Chiesa armoniosa, che promuova i valori della pace, della misericordia e della comunione. Il progetto di una Chiesa sinodale promosso da Papa Francesco significa appunto la possibilità di aprire strade originali in base alle diverse realtà, culture e società del mondo, all’interno di un quadro unitario rappresentato sempre da Roma.