Continuiamo ad accompagnare papa Francesco nella descrizione del presepe. Questa volta guardiamo ai pastori.

«Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc 2,15): così dicono i pastori dopo l’annuncio fatto dagli angeli. È un insegnamento molto bello che ci proviene nella semplicità della descrizione.

A differenza di tanta gente intenta a fare mille altre cose, i pastori diventano i primi testimoni dell’essenziale, cioè della salvezza che viene donata. Sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l’avvenimento dell’Incarnazione.
A Dio che ci viene incontro nel Bambino Gesù, i pastori rispondono mettendosi in cammino verso di Lui, per un incontro di amore e di grato stupore. È proprio questo incontro tra Dio e i suoi figli, grazie a Gesù, a dar vita alla nostra religione, a costituire la sua singolare bellezza, che traspare in modo particolare nel presepe. (AS n. 5)

Presepe 1

Andiamo; vediamo, dicono i pastori. Sono due verbi che consideriamo importanti per il cammino. Esprimono la spinta motivazionale che dall’interiorità porta ad andare verso qualcosa che sta fuori di noi. Il cammino comincia dall’ascolto di un annuncio misterioso e forse anche spaventoso. Chi di noi starebbe tranquillo se all’improvviso avesse l’apparizione di una moltitudine di angeli che ci dicono: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2, 10-11).
Ma i pastori corrono il rischio e vanno.
Ci fa bene ricordare qui una bella riflessione di Papa Benedetto: “Dei pastori è detto anzitutto che essi erano persone vigilanti e che il messaggio poteva raggiungerli proprio perché erano svegli. Noi dobbiamo svegliarci, perché il messaggio arrivi fino a noi. Dobbiamo diventare persone veramente vigilanti. Che significa questo? La differenza tra uno che sogna e uno che sta sveglio consiste innanzitutto nel fatto che colui che sogna si trova in un mondo particolare. Con il suo io egli è rinchiuso in questo mondo del sogno che, appunto, è soltanto suo e non lo collega con gli altri. Svegliarsi significa uscire da tale mondo particolare dell’io ed entrare nella realtà comune, nella verità che, sola, ci unisce tutti.
Svegliatevi, ci dice il Vangelo. Svegliarsi significa così sviluppare la sensibilità per Dio; per i segnali silenziosi con cui Egli vuole guidarci; per i molteplici indizi della sua presenza. In ogni anima è presente, in modo nascosto o aperto, l’attesa di Dio, la capacità di incontrarlo. Per ottenere questa vigilanza, questo svegliarsi all’essenziale, vogliamo pregare, per noi stessi e per gli altri.” (24 dicembre 2009)

 

Riflessione artistica

 

Presepe2

Presepe stellato, di Maria Lai

Il buio della notte è solcato da stelle luminose.
E luminose sono le figure che costituiscono questo presepe moderno.
Luminose e informi, poiché ognuno di noi può essere madre e padre del Figlio di Dio.
Noi lo portiamo alla luce ma è Lui la luce che viene ad illuminare il mondo.
I pastori ancora non lo sanno. Vanno richiamati dalle voci e dalle visioni degli angeli.
Anche noi ancora non lo sappiamo: che siamo figli di Dio; che abbiamo un compito di vita; che possiamo fidarci di Dio…

A Gesù Bambino
La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome. Umberto Saba