Si sono svolte a Cigole in provincia di Brescia, tre giornate per celebrare il ricordo della morte del servo di Dio Angiolino Bonetta nella chiesa parrocchiale di San Martino, a 57 anni dalla sua scomparsa.

Sabato 25 gennaio u.s., alle 15 al cimitero è stata celebrata la santa messa con un momento di preghiera; domenica 26 alle 16 nei locali della parrocchia si è tenuta la celebrazione del sacramento degli infermi e la benedizione eucaristica secondo la tradizione lourdiana.
Lunedì 27 alle 16.30 sempre in parrocchia è stata celebrata la liturgia battesimale al fonte in cui venne battezzato Angiolino. Martedì 28, giorno dell’anniversario della morte del servo di Dio, alle 19.30 si è pregato il santo rosario e si è celebrata la santa messa dove, attraverso un momento di preghiera, è stata omaggiata questa importante figura nota a tutti i cigolesi e non solo.
Angiolino nato il 18 settembre 1948, fu stroncato all’età di 14 anni da un male incurabile. Dinnanzi alla malattia, al dolore e alla certezza di una morte imminente non si è arreso alla disperazione e allo sconforto ma, anzi, ha affrontato il suo calvario con il sorriso. Incontrò i Volontari della Sofferenza del centro bresciano, portando il suo sorriso, il suo entusiasmo, la sua passione e la sua grande fede ai malati negli ospedali dimostrando loro come la sofferenza possa diventare uno strumento di conquista e di apostolato. La chiesa Io ha riconosciuto Servo di Dio e nel 2000 avviandone la causa di beatificazione.
In una chiesa gremita, attenta, orante e partecipe toccante è stata l’omelia di Don Janusz Malski – Moderatore generale dei Silenziosi Operai della Croce – che ha tratteggiato con cuore e passione la figura del giovanissimo Servo di Dio: “Per Angiolino” – ha concluso Don Janusz – “la sofferenza ha rappresentato non solo un evento da accettare con serenità, ma anche la realizzazione specifica di una particolare vocazione. In questo senso è particolarmente indicativa una frase detta al papà Francesco che gli chiedeva perché non volesse pregare per la guarigione: «Papà, questa di soffrire fino alla fine è la mia vocazione». Senza Gesù e Maria, il dolore non si accetta. Angiolino ha autenticato la sua appartenenza al Corpo mistico di Cristo attraverso la sua passione personale, unita alle sofferenze vissute con amore del Redentore per la salvezza e la conversione dei peccatori.

Preghiamo il Signore, perché attraverso il dono della sua grazia ci conceda di vedere presto Angiolino venerato sugli altari e posto a modello di tutta la gioventù, in modo particolare dei giovani sofferenti!