24 Febbraio: Anniversario della nascita di Anna Fulgida Bartolacelli

Oggi ricordiamo, attraverso un breve profilo biografico, questa piccola grande donna che ha fatto della sua vita un esempio per tutti di fede vissuta e di affidamento totale all’amore ineffabile di Dio.

 

La Serva di Dio Anna Fulgida Bartolacelli (all’anagrafe Fulgida Anna) nacque nella famiglia umile e povera dei coniugi Adelmo ed Olga Bernardi, il 24 febbraio 1928 a Rocca Santa Maria, in Provincia di Modena (Italia). Come la sorella Ada, nata tre anni prima, Anna ebbe uno sviluppo non normale, dovuto alla mancanza di calcio nelle ossa, che le procurava un indebolimento dell’intera struttura ossea, di conseguenza, numerose e frequenti fratture. Alta solo 60 cm e affetta da nanismo e rachitismo, visse i suoi 65 anni (morì infatti il 23 luglio 1993) in una piccola carrozzina, come un lungo calvario, ma sempre in una gioiosa serenità senza mai far trasparire le sue grandi sofferenze.

Entrambe le sorelle, grazie anche all’aiuto costante di mamma Olga, la quale fu la prima catechista per le due figlie handicappate, riuscirono ben presto a dare un senso alla propria vita ed alle proprie sofferenze. Durante gli anni della seconda Guerra Mondiale, la famiglia Bartolacelli fu sottoposta a duri sacrifici e rinunce, ma terminato il conflitto, si trasferì in una casetta a due passi da Rocca Santa Maria, in frazione Montagnana (Modena), in prossimità della Chiesa parrocchiale.

Nel maggio del 1956 Anna conosce la signora Amelia Bolelli Rebecchi, che diventerà per lei una “seconda mamma”. Accompagnata da questa, dal 24 al 31 agosto 1956 partecipa al corso estivo per ammalati nella Casa fondata dal Servo di Dio mons. Luigi Novarese a Re (Diocesi di Novara e Provincia di Verbania), di cui ci ha lasciato una significativa testimonianza nel suo piccolo diario: «Man mano  che passavano i giorni e meditavo sulle parole che mi venivano dette, capivo sempre più e sempre meglio il valore della sofferenza sul piano spirituale e soprannaturale, e l’apporto che ciascuno di noi, anche se sofferente, invalido, impedito,  anche se isolato dagli altri e dal mondo, anche se immobile fisicamente, nei suoi movimenti scarsamente adatto ad un lavoro proficuo economicamente, può dare alla realizzazione del bene comune. Per la prima volta in vita mia, nonostante le sofferenze ed i disagi di una vita intera vissuta nella più avvilente condizione d’invalidità, mi sentivo veramente felice e realizzata!».

Così, in seguito a questa sorprendente esperienza, Anna si getta con tutte le sue forze nell’apostolato tra i malati e diventa responsabile del gruppo n. 822 e responsabile diocesana (Diocesi di Modena) del Centro Volontari della Sofferenza (collegato con l’Associazione “Silenziosi Operai della Croce” – nucleo portante dell’Opera – dalla quale dipende.

La Serva di Dio diviene in tal modo un’autentica apostola, non solo con le sue parole, ma con la testimonianza convincente della sua vita, visitando e sostenendo i fratelli più bisognosi ed ammalati, trasmettendo ad essi, con umiltà e semplicità, l’amore compassionevole di Cristo. Intanto, con il passare del tempo, si andava sempre più rafforzando l’idea di entrare a far parte dei Silenziosi Operai della Croce, l’Associazione d’anime consacrate (uomini e donne, sacerdoti e laici) che sostengono tutta l’Opera, impegnate ad illuminare gli ammalati sul senso cristiano del dolore. Il 2 luglio 1962 inizia per Anna, sotto la direzione spirituale di don Marino Donini, il biennio di noviziato. Al termine del noviziato, l’8 dicembre del 1964, a Bologna nella Cappella di San Rocco, emette la sua totale “Consacrazione all’Immacolata” con l’impegno dei consigli evangelici di castità, povertà ed obbedienza, entrando così a far parte definitivamente dei Silenziosi Operai della Croce. La vita di Anna, a causa delle frequenti e dolorose fratture, si rivela un continuo travaglio. Lungi dallo scoraggiarsi, ella non perde la benché minima occasione per fare apostolato tra i suoi fratelli di sofferenza, dovunque li incontrasse: nelle famiglie, negli ospedali, durante gli esercizi spirituali dei malati, nei pellegrinaggi. Sopportando con autentica fortezza le proprie sofferenze, la Serva di Dio si sentiva profondamente amata dal Signore, offrendo a Lui quelle sofferenze perché servissero per la riparazione dei peccati, per la Chiesa, il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti e per la salvezza delle anime. Ella scrive: «Solo col dolore posso raccogliere una collana di perle preziose per la gloria di Dio … per avere la forza di sopportare le mie sofferenze guardo costantemente alla croce di Gesù: solo il Crocifisso spiega il significato del dolore del mondo».

Nonostante le continue fratture, dovute alla fragilità delle ossa, il progressivo indebolimento dell’udito e la morte dei suoi genitori, Anna partecipa con assiduità ai numerosi ritiri spirituali e, quando è possibile, ai diversi pellegrinaggi, esercitando instancabilmente il suo apostolato, attraverso un impegno costante di tutte le proprie forze ed energie. La vita della Serva di Dio non è, tra l’altro, esente da momenti di sconforto e di solitudine, soprattutto a causa dell’incomprensioni di alcuni aderenti all’Associazione. Ma, la costante dedizione alla preghiera, la sua devozione verso la Madonna e soprattutto verso la Santissima Eucaristia, la rinvigoriscono nello spirito e nel fisico.

Negli anni ‘80 i disturbi fisici si vanno acutizzando: le ossa s’indeboliscono sempre più, la sordità aumenta, cominciano i disturbi bronchiali ed in oltre muore mons. Luigi Novarese a cui era molto legata e verso il quale nutriva un affetto filiale, sempre pronta ad attuare le sue direttive relative alla sua vita spirituale e all’apostolato. Anche grazie e sotto la guida del suo padre spirituale Don Sergio Rocchetti, Anna riesce a superare i momenti di sconforto impegnandosi sempre più a “Diventare la volontà del Padre” e, nonostante i malanni, il 18–19 maggio organizza il Convegno diocesano dei Volontari della Sofferenza a Modena, che poi ripete ogni anno. Ormai quasi sorda, affetta da pericardite è costretta a fare ritorno in ospedale. Non si perde d’animo e s’impegna nella meditazione della Lettera Apostolica “Salvifici Doloris” di Giovanni Paolo II, della lettera di S. Ignazio sull’obbedienza e nell’ascolto e nella meditazione delle catechesi registrate di mons. Novarese. Il 26 gennaio 1988 muore la sorella Ada.

Dopo un ultimo ricovero all’ospedale di Formigine, con le costole che ormai trafiggono i polmoni, la Serva di Dio muore il giorno 27 luglio 1993, all’età di sessantacinque anni. Ora riposa nel Cimitero di Montagnana, (Serramazzoni) a pochi chilometri da Modena.

Ai suoi funerali accorre tantissima gente e sulla sua bara, per suo espresso desiderio, è collocato il libro della Parola di Dio al posto dei fiori.

L’inchiesta diocesana per la Causa di Canonizzazione della Serva di Dio è stata aperta in modo solenne il 18 Ottobre 2008, presso la Chiesa di S. Agostino a Modena.

In data 23 ottobre 2020, la Congregazione delle Cause dei Santi ha emesso il decreto con il quale riconosce la validità giuridica degli atti dell’inchiesta condotta a Modena sulla vita, la virtù e la fama di santità della Serva di Dio.

Ora verrà assegnato alla causa un relatore che seguirà la postulatrice, Francesca Consolini, nella stesura della Positio, ossia del volume contenente le testimonianze raccolte durante l’inchiesta: i documenti che comprovano le virtù e la fama di santità e la biografia di Anna Fulgida.

La Posito, una volta stampata, costituirà lo strumento che permetterà ai teologi e ai cardinali di verificare le virtù della Serva di Dio e di formulare il loro giudizio circa la loro eccezionalità ed eroicità. Il miglior modo di far avanzare la causa è comunque chiedere l’intercessione della Serva di Dio, diffondendo la conoscenza della sua vita e delle sue virtù.