Di udienza in udienza, il cammino giubilare oggi, 25 ottobre ha vista in Piazza San Pietro una moltitudine di gente proveniente da molti paesi, ad ascoltare il Santo Padre parlare della speranza.

Il tema scelta per la riflessione odierna si ispira al cammino spirituale e apostolico di Nicola da Kues, detto Cusano.
Sperare è non sapere. È il motto di un giovane cardinale, vissuto come diplomatico al servizio del Papa in un’epoca travagliata, il secolo XV. “Un grande pensatore e servitore dell’unità.  Lui ci può insegnare che sperare è anche “non sapere”. Mentre viaggiava come diplomatico del Papa, egli pregava e pensava. Per questo i suoi scritti sono pieni di luce.
Molti suoi contemporanei vivevano di paura; altri si armavano preparando nuove crociate. Nicola, invece, scelse fin da giovane di frequentare chi aveva speranza, chi approfondiva discipline nuove, chi rileggeva i classici e tornava alle fonti. Credeva nell’umanità. Capiva che ci sono opposti da tenere insieme, che Dio è un mistero in cui ciò che è in tensione trova unità. Nicola sapeva di non sapere e così comprendeva sempre meglio la realtà. Che dono grande per la Chiesa! Che chiamata al rinnovamento del cuore! Ecco i suoi insegnamenti: fare spazio, tenere insieme gli opposti, sperare ciò che ancora non si vede”.

Papa Leone elogia del Cusano “la “dotta ignoranza”, segno di intelligenza. Protagonista di alcuni suoi scritti è un personaggio curioso: l’idiota. È una persona semplice, che non ha studiato e pone ai dotti domande elementari, che mettono in crisi le loro certezze.
È così anche nella Chiesa di oggi. Quante domande mettono in crisi il nostro insegnamento! Domande dei giovani, domande dei poveri, domande delle donne, domande di chi è stato messo in silenzio o condannato, perché diverso dalla maggioranza. Siamo in un tempo benedetto: quante domande! La Chiesa diventa esperta di umanità, se cammina con l’umanità e ha nel cuore l’eco delle sue domande”.

A conclusione, il Santo Padre invita tutti a farvi “esploratori nel mondo nuovo del Risorto. Gesù ci precede. Noi impariamo, avanzando un passo dopo l’altro. È un cammino non solo della Chiesa, ma di tutta l’umanità. Un cammino di speranza”.