Molti giornali, anche quelli di ispirazione cattolica, hanno riportato la notizia della Morte di Siska De Ruyssche, cittadina belga di 26 anni, malata di depressione cronica dall’età di 14 anni, quando aveva tentato il suicidio.
Da lì, un calvario infinito per una ragazza che domenica, 9 novembre, ha trovato finalmente la “pace” a cui aspirava mediante la morte volontaria di un aiuto medico, come consente la legge in Belgio.
Prima di morire, Siska ha parlato di sé al giornale Het Laatste Nieuws, denunciando la burocrazia del servizio sanitario belga il quale garantisce i servizi necessari ma non forse ciò di cui la ragazza aveva più bisogno: uno sguardo comprensivo, un ascolto attento e non censurante, una speranza che non delude.
Cogliamo come un appello diretto a tutti noi le sue ultime parole: “Al mondo che lascio vorrei dire: siate comprensivi, anche con le persone che non conoscete, e non sottovalutate la gravità della vulnerabilità psicologica, anche se non è immediatamente visibile. Ascoltate. Ascoltate davvero. E lasciate che le persone si esprimano, senza giudicare immediatamente. Ai curanti vorrei dire: abbiate il coraggio di mettervi in discussione. E alle persone che si riconoscono in questa situazione: raccontate la vostra storia”.


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