È stata pubblicata oggi, 25 novembre, la Nota dottrinale sul valore del matrimonio come unione esclusiva e appartenenza reciproca, a cura del Dicastero per la Dottrina della Fede. La Nota porta il nome “Una sola carne. Elogio della monogamia.

Nel presentare il testo, il Prefetto Card. Fernández, spiega che si tratta di “un testo per la Chiesa universale, che può tuttavia essere preso in giusta considerazione in ogni luogo di fronte alle sfide culturali locali. Il documento, infatti, prende sul serio l’attuale contesto globale di sviluppo del potere tecnologico, nel quale l’essere umano è tentato di pensare a sé stesso come ad una creatura senza limiti, che può ottenere tutto ciò che immagina. In questo modo, viene facilmente offuscato il valore di un amore esclusivo, riservato a una sola persona, cosa che di per sé implica la rinuncia libera a molte altre possibilità.

In verità, l’intenzione di questa Nota è fondamentalmente propositiva: estrarre dalle Sacre Scritture, dalla storia del pensiero cristiano, dalla filosofia e persino dalla poesia, ragioni e motivazioni che spingano a scegliere un’unione d’amore unica ed esclusiva, un’appartenenza reciproca ricca e totalizzante”.

Il documento offre quindi vari capitoli che prendono in considerazione “i più importanti interventi del Magistero e una serie di autori dall’antichità ai tempi recenti: teologi, filosofi, poeti. Abbiamo trovato una grande ricchezza di riflessioni che valorizzano l’unione dei coniugi, la reciprocità, il significato totalizzante della relazione matrimoniale. In questo modo, i diversi testi verranno a comporre un bellissimo mosaico che di sicuro arricchirà la nostra comprensione della monogamia”.

Il cardinale scrive anche che “se invece si vuole cogliere soltanto una breve sintesi riflessiva per motivare la scelta di un’unione esclusiva tra una sola donna e un solo uomo, sarà sufficiente leggere l’ultimo capitolo e la conclusione della presente Nota, centrati sull’appartenenza reciproca dei coniugi e sulla carità coniugale”, sebbene lui consigli “la lettura paziente della Nota nella sua integralità per poter cogliere appieno tutta l’ampiezza degli aspetti che entrano in gioco in questa ricca materia”.

La conclusione del documento parla della crescita costante dell’amore. L’unione sacramentale “non si custodisce prima di tutto parlando dell’indissolubilità come di un obbligo, o ripetendo una dottrina, ma fortificandolo grazie ad una crescita costante sotto l’impulso della grazia. L’amore che non cresce inizia a correre rischi, e possiamo crescere soltanto corrispondendo alla grazia divina mediante più atti di amore, con atti di affetto più frequenti, più intensi, più generosi, più teneri, più allegri. L’unità matrimoniale non è solo una realtà che deve essere sempre meglio compresa nel suo senso più bello, ma anche una realtà dinamica, chiamata a uno sviluppo continuo. Come afferma il Concilio Vaticano II, il marito e la moglie «sperimentano il senso della propria unità e sempre più pienamente la conseguono». Perché «il meglio è quello che non è stato ancora raggiunto, il vino maturato col tempo”.