L’espressione di Leone XIV che illumina la cooperazione mariana e cristiana
(di Don Mario Proietti)
Nel cuore di Roma, davanti alla colonna di Piazza di Spagna, la Chiesa rinnova un gesto che attraversa le generazioni e restituisce alla città la sua memoria teologica più profonda. L’atto di venerazione all’Immacolata, compiuto dal Santo Padre Leone XIV, risplende quest’anno di una nota che merita attenzione particolare. La frase pronunciata dal Papa nel momento più meditativo della preghiera indica un tratto decisivo della fede cattolica: “Dio non fa nulla da solo”.
L’affermazione suscita stupore perché concentra in poche parole un principio che attraversa tutta la Scrittura. Dio crea, chiama, salva, sempre nella libertà e mai fuori dalla libertà delle sue creature. La cooperazione non è un’aggiunta. È parte del disegno divino. La grazia non schiaccia la natura. La fa fiorire. Non riduce l’uomo a strumento. Lo rende capace di rispondere.
In queste settimane si è discusso molto dell’indicazione magisteriale che giudica inopportuno l’uso del titolo di “corredentrice”. Leone XIV non ricorre al termine, in piena coerenza con la linea indicata. Introduce però ciò che la Chiesa ha sempre insegnato: Dio desidera collaboratori, e chi collabora entra realmente nell’opera divina come cooperatore. Questa è la logica della Scrittura, dei Padri e della teologia tomista. L’affermazione “Dio non fa nulla da solo” non diminuisce la sua onnipotenza, perché il suo agire non si misura in concorrenza con la creatura. Rivela un ordine più alto, l’ordine dell’amore, in cui tutto viene da Dio e tutto viene restituito a Dio dalla libertà che egli stesso ha elevato. Maria vive questa cooperazione in modo unico, senza aggiungere nulla all’unicità del Redentore, e il suo sì diventa la forma perfetta della creatura che si lascia guidare dalla grazia.
Tutto questo, nella vita della Vergine, trova la sua manifestazione più limpida. Non esiste pagina dell’Annunciazione che possa essere capita senza questa logica: il Mistero avvolge Maria fin dal principio e la prepara con la grazia dell’Immacolata Concezione. La grazia non cancella la libertà, già pienamente orientata, e non le chiede di restare spettatrice. L’angelo domanda. Maria ascolta. Maria risponde. La storia si apre al Verbo perché una creatura acconsente al progetto eterno di Dio.
In questo senso la frase del Papa non introduce un linguaggio nuovo. Restituisce semplicemente il cuore della tradizione. San Tommaso esprime questo dinamismo con lo stile rigoroso che gli è proprio: Dio opera nella creatura secondo il modo della creatura. La libertà non compete con Dio. Vive nella sua iniziativa. La cooperazione è il segno più vero della grazia che feconda.
La preghiera di Leone XIV sviluppa questa visione in modo pastorale. Maria diventa la testimonianza di ciò che ogni uomo è chiamato a essere: una presenza che lascia passare la luce, una libertà che non trattiene per sé ciò che riceve, una disponibilità che rende possibile il Regno nella storia concreta. Per questo il Papa invoca un popolo capace di aprire porte, di generare pace, di trasformare le città e i legami quotidiani. La cooperazione divina diventa compito umano, non sforzo isolato, ma risposta a un’azione preveniente.
La bellezza dell’Immacolata si rivela proprio qui. La sua purezza non la separa dall’umanità. La rende la creatura nella quale la cooperazione è stata piena. La sua vita è l’armonia perfetta tra l’iniziativa di Dio e la libertà dell’uomo. Il significato ecclesiale di questa festa si comprende in questo incontro. La Chiesa si scopre destinataria di un dono, e nello stesso tempo chiamata a farlo circolare nella storia.
L’espressione del Papa allora non è un semplice slancio poetico. È la ripresa attuale di un asse portante della fede cattolica. Dio non fa nulla da solo perché ha scelto di operare nella trama concreta dell’umano, e ha trovato in Maria la via più pura per farsi
[07:34, 10/12/2025] Maria Teresa: L’espressione del Papa allora non è un semplice slancio poetico. È la ripresa attuale di un asse portante della fede cattolica. Dio non fa nulla da solo perché ha scelto di operare nella trama concreta dell’umano, e ha trovato in Maria la via più pura per farsi spazio nel mondo. Per questo l’Immacolata non è solo memoria di un privilegio. È l’immagine della vocazione della Chiesa e della vocazione di ciascun battezzato.
Ogni grazia attende un “sì”. Ogni progetto divino cerca un cuore libero. Ogni visita di Dio domanda ospitalità. Maria lo ha mostrato una volta per sempre. Ed è questo che oggi Roma ha visto rinnovarsi ai piedi della sua colonna. Un popolo che guarda l’Immacolata e comprende che la vera bellezza non è distanza, ma cooperazione. Non isolamento, ma accoglienza della volontà di Dio. Non passività, ma libertà che entra nella storia con decisione.
Dentro questa luce, l’8 dicembre continua a generare figli che imparano da Maria la via della risposta. Perché Dio chiama, e non agisce senza l’uomo. E la storia cambia quando l’uomo risponde. L’Immacolata, nella sua luce silenziosa, lo insegna ancora una volta.


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