Ogni domenica un versetto poetico. Per andare oltre il visibile. Perché le parole trasformano il mondo.
A cura di Maria Teresa Neato

Clemente Luigi Antonio Rèbora è stato un presbitero rosminiano, poeta e insegnante italiano. Fu docente di lettere e collaborò a diverse riviste, tra cui La Voce. Le sue prime poesie rivelavano un profondo interesse per problematiche morali, portandolo a una crisi spirituale.

Dall’immagine tesa
vigilo l’istante
con imminenza di attesa –
e non aspetto nessuno:
nell’ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono –
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire;
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto,
verrà d’improvviso,
quando meno l’avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio.
(Dall’immagine tesa, in Canti anonimi)

 Commento
Siamo ancora capaci di… ATTESA d’amore? Dell’Amore che, solo ed unico, può dissetare, saziare, illuminare, far cantare la nostra vita, e quella di ogni Essere sulla terra?
…”Ma deve venire;
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto”…
Verrà, in me… anche nella misura in cui saprò io accettare di fiorire, nel segreto e nel buio dell’inapparenza.
Perché il nostro Dio-Amore ha iniziato il percorso del Suo donarsi a noi nella spoglia fragilità di un neonato, protetto e nascosto dalla notte di Betlemme.
Ed i primi ad averlo “conosciuto” e accolto nella propria vita con inimmaginabile gioia… sono stati i Pastori. Gli Ultimi del Suo tempo. Del Kayros giunto alla pienezza di Dio.
Verrà… E ci salverà dalla Morte, ci donerà la certezza dell’Amore accolto e ri-offerto, “suo e mio tesoro”… e verrà a ristorare la Sua e mia pena per ogni rifiuto in tal senso.
Ma… sarà in un bisbiglio, nella culla del Silenzio.